Sette arresti, tre in carcere e quattro ai domiciliari, sono stati eseguiti dai carabinieri del Noe su ordine del gip Maria Paola Tomaselli su richiesta del pm Stefano Pesci per corruzione in atti giudiziari. Tra gli il giudice Franco Angelo De Bernardi, già in servizio al Tar del Lazio, l'avvocato amministrativista Matilde De Paola, l'uomo d'affari Giorgio Cerruti e l'ex presidente della Banca Popolare di Spoleto, Giovanni Antonini. Tra gli indagati figurano anche due alti ufficiali della Marina militare.
De Bernardi era già stato arrestato lo scorso maggio nell'ambito di un'inchiesta su un'attività abusiva finanziaria condotta dalla procura di Palermo. Secondo il gip De Bernardi avrebbe concluso un accordo, "da applicarsi a un numero indeterminato di casi futuri, in base al quale quest'ultima si impegnava a corrispondere al giudice del Tar somme di denaro quale compenso per il compimento di una serie di atti contrari ai doveri d'ufficio consistenti di volta in volta, nell'accordarsi con parti processuali in ordine alla nomina della stessa De Paola quale difensore in procedimenti davanti al Tar del Lazio, nella messa a disposizione di elementi privilegiati di conoscenza in ordine ai meccanismi interni dell'ufficio, nel concreto supporto nella stesura di atti processuali destinati ad essere depositati nell'ambito di procedimenti pendenti presso l'ufficio in cui De Bernardi presta servizio, nell'attività di indebito interessamento e di indebita interferenza da parte del giudice volta ad alterare i percorsi procedurali e i contenuti delle decisioni dei ricorsi patrocinati dalla legale". Accordo che, secondo il gip, avrebbe trovato "concreta attuazione" in diversi procedimenti.
DICIASSETTE INDAGATI - In particolare il giudice ha applicato il carcere nei confronti di Franco Angelo Maria De Bernardi, Matilde De Paola, Giorgio Cerruti; ai domiciliari invece sono finiti Giovannino Antonini, Francesco Clemente, Francesco Felice Lucio De Sanctis, Marco Pinti. Oltre 17 gli indagati complessivamente nell'inchiesta che prende in esame fatti avvenuti dagli ultimi mesi del 2012 ad oggi e che “trae origine dall'attività di intercettazione disposta nell'ambito di altro e diverso procedimento – si legge nelle 101 pagine dell'ordinanza del gip - pendente dinanzi alla Procura di Napoli ed ha ad oggetto fatti di particolare gravità, trattandosi di una serie di delitti di corruzione in atti giudiziari , che si realizzano nell'ambito del Tar del Lazio, che vedono il coinvolgimento di numerosi soggetti”.
"SENTENZE AD HOC" - Stando al gip, De Bernardi avrebbe "indirizzato allo studio dell'avvocato Matilde De Paola i due ammiragli, curando per loro la stesura dei ricorsi amministrativi dagli stessi proposti ed influendo in modo determinante nella stessa stesura della sentenza, ricevendo quale corrispettivo dall'avvocato De Paola, per il tramite della propria convivente (che emetteva in relazione a tale pagamento fattura per operazioni inesistenti) la somma di 10mila euro". Per il gip, "il giudice ha svolto un'attività di interferenza nella fase di studio e di predisposizione del ricorso". In una conversazione con l'avvocato De Paola, intercettata dagli investigatori, il magistrato amministrativo De Bernardi afferma che per la vicenda ha realizzato “una sentenza ad hoc”.
GIP: "ARTICOLATO E ORGANIZZATO SISTEMA CON A CAPO GIUDICE" -“L'esame del considerevole compendio probatorio trasmesso all'attenzione del giudicante, dimostra in maniera chiara ed univoca la sussistenza di un articolato ed organizzato sistema di corruzione che fa capo al De Bernardi”. Questo un altro passaggio del provvedimento cautelare. “Sussistono seri elementi, ben al di là di quanto esige il parametro dei gravi indizi di colpevolezza, in ordine al fatto – si legge nel provvedimento - che, egli si sia ripetutamente accordato con diversi privati ed in relazione a diversi procedimenti per alterare, dietro la corresponsione di somme di denaro, il corretto e imparziale esercizio dell'attività giurisdizionale. In particolare risulta che egli abbia svolto tale illecita attività di interferenza avvalendosi, nella maggior parte dei casi, dell'ausilio dell'avvocato De Paola, avvocato amministrativista del foro di Roma. Al riguardo le emergenze processuali hanno dimostrato che il giudice aveva stretto con la citata professionista un accordo corruttivo 'aperto' in virtù del quale egli, in cambio di una parte degli onorari, non solo avrebbe indirizzato alla medesima persone che a lui si rivolgevano per ottenere il suo interessamento ai procedimenti che li riguardavano , ma avrebbe altresì supportato il ricorrente mediante una fattiva collaborazione nell'attività di assistenza legale”.
RICORSO PER APPALTO PONTE SCAFA: INDAGATO COSTRUTTORE CLAUDIO SALINI - C'è anche il costruttore Claudio Salini, dell'omonima impresa edile, tra gli indagati per corruzione coinvolti nell'inchiesta sui ricorsi pilotati al Tar del Lazio. Un coinvolgimento che, per chi indaga, è relativo all'annullamento del provvedimento di assegnazione dell'appalto per la costruzione del Ponte della Scafa dove la società riconducibile all'imprenditore si è classificata seconda. Stando all'ordinanza cautelare, il giudice amministrativo Franco De Bernardi e l'avvocato Matilde De Paola, a partire dallo scorso marzo, "accettavano, per il tramite di Francesco Clemente (anche lui indagato e già ai domiciliari, ndr.) da Ics Grandi Lavori spa (riconducibile al Gruppo facente Capo a Claudio Salini e quindi di fatto riferibile ad attività di controllo di quest'ultimo) la promessa del pagamento di imprecisate somme di denaro in cambio della sua attività di indebito interessamento ed illecita interferenza volti ad alterare le corrette procedure di assegnazione e decisione del ricorso proposto da ICS per l'annullamento del provvedimento di assegnazione dell'appalto per la costruzione del Ponte della Scafa". "Condotta illecita - scrive il gip Maria Paola Tomaselli - in effetti concretamente posta in essere da De Bernardi mediante la predisposizione di memorie difensive ed altre condotte orientate a conseguire un esito favorevole al ricorrente, come in effetti avvenuto, con corresponsione a De Bernardi di una prima parte (euro 5.000) del compenso concordato". Claudio Salini, scrive il gip, "è in definitiva il soggetto direttamente interessato dal ricorso, appare pienamente al corrente della questione e ciò non solo, sotto un profilo formale, in ragione della carica sociale ricoperta, ma in relazione soprattutto al contatto diretto registratosi tra lo stesso e il De Berardi".
50MILA EURO PER RICORSO PRESIDENTE BANCA SPOLETO - Cinquantamila euro era la cifra promessa in cambio di un “aiuto” nel ricorso presentato contro il decreto del ministero dell'Economia e delle finanze dell'otto febbraio 2013 con cui, previo scioglimento degli organi di amministrazione e di controllo, la Spoleto Credilo e Servizi Soc. Coop. è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria. Proprio l'ex presidente della Banca Popolare di Spoleto, Giovannino Antonini, avrebbe promesso la somma agli altri arrestati. “Con riferimento a tale questione il Cerruti entra in gioco sin dal febbraio 2013 – scrive il gip - allorquando invitava a pranzo il De Berardi, unitamente ad un 'monsignore', e all'ex direttore della Banca Popolare di Spoleto anticipandogli che si dovrà parlare di un ricorso amministrativo proposto da quest'ultimo. Il giudice si mostrava molto disponibile ad adoperarsi per l'amico del Cerruti”. Il pranzo poi effettivamente si tiene il 27 febbraio presso il ristorante "Il Caminetto". Dopo quel primo contatto De Bernardi si adopera a tal punto per la questione, tanto che “proprio allo scopo di esercitare una diretta influenza sulla decisione, il giudice avanza formale richiesta (che verrà accolta) di essere applicato all'udienza della Terza Sezione (che non è quella di sua appartenenza) in cui verrà trattato il caso”. Un caso importante, come evidenza il gip, in quanto per Cerruti ed Antonini, “l'accoglimento del ricorso contro il provvedimento della Banca d'Italia è questione addirittura vitale. Invero, come emerge dai risultati di una recente indagine della Procura della Repubblica di Spoleto la gestione della Banca Popolare di Spoleto da parte dell'Antonini era improntata all'utilizzo assolutamente spregiudicato del denaro dell'istituto di credito per favorire persone e o ambienti a lui legati. Tra di essi in particolare il Cerruti, soggetto, peraltro, pregiudicato per reati gravi di criminalità economica che nutre un proprio personale interesse all'esito favorevole del ricorso avendo egli goduto, durante la pregressa gestione della banca da parte dell'Antonini, di un trattamento assolutamente privilegiato”.