Immaginate 105.807 piscine olimpioniche piene di olive, o se preferite 9.029 di zucchine. Vi siete appena fatti un’idea dello spreco d’acqua causato dalle tonnellate di prodotti agricoli, rispettivamente 178 e 165, rimaste a terra nelle campagne del Lazio solo nel 2010 (“Libro Blu dello spreco 2011”, su dati Istat). E non crediate che la produzione sia l’anello meno virtuoso della filiera agroalimentare, perché va ancora peggio nei supermercati. Quando rovistiamo sul banco dei freschi a caccia del prodotto che scade più tardi, siamo complici per quelle 150 tonnellate di cibo invendute che basterebbero a nutrire quasi quattrocento persone al giorno.
Ha una conseguenza perfino sgranare gli occhi davanti alle offerte in preda alla frenesia delle scorte e stipare il frigorifero disordinatamente. Perché è nell’uso domestico che perdiamo più cibo. Ogni romano, secondo Federconsumatori Lazio, getta via in media 42 kg di alimenti l’anno, che corrispondono a 117 euro. E a fare i conti con le famiglie del Lazio il dato si moltiplica: finiscono nella pattumiera 35 euro di prodotti al mese (Ipsos per Save the Children). Non si riesce a fare tanto meglio nelle mense scolastiche, dove viene sciupato il 37% dei ventisettemila pasti all’anno distribuiti dal Comune di Roma. Senza contare gli scarti di frutta e dessert, che farebbero salire l’asticella dei rifiuti al 70% (indagine “MensA Sana, corpore sano”).
IL COMUNE FIRMA LA “CARTA SPRECO ZERO” - Il Comune di Roma, dopo anni di indugi, ha deciso di unirsi alle oltre mille amministrazioni italiane che hanno dichiarato guerra agli sprechi. E venerdì alle 12,30, nella Sala della Piccola Protomoteca in Campidoglio, il vicesindaco Luigi Nieri firmerà il protocollo con cui Roma Capitale aderisce a Carta Spreco Zero. Insieme a lui, il presidente di Last Minute Market Andrea Segrè e il sindaco della “virtuosa” Sasso Marconi Stefano Mazzetti.
La Carta contro gli sprechi nasce proprio da Last Minute Market, spin off dell’Università di Bologna che recupera i beni fuori dal mercato a favore di enti di carità e associazioni. E la scommessa sottoscritta dai comuni è ambiziosa: punta a un futuro senza sprechi e intanto impegna a sostenere le associazioni con i cibi invenduti, a semplificare le etichette sulle scadenze e a istituire un osservatorio nazionale che ne monitori i risultati. Un decalogo di buone pratiche che è volato dritto fino a Strasburgo, dove due anni fa è stata approvata la risoluzione del Parlamento europeo su “Come evitare lo spreco di alimenti”.
LA SOLIDARIETA’ - I vantaggi, del resto, non sono pochi. In Italia il 3% del consumo di energia è legato proprio agli sprechi alimentari, quanto il fabbisogno annuale di 1.650.000 italiani. Un tema legato indissolubilmente al problema delle emissioni di anidride carbonica, con ben 4,14 milioni di tonnellate che finiscono in atmosfera solo a causa del cibo in eccedenza (3,6 milioni di tonnellate ogni anno). Ci sono poi i costi economici, quelli della mancata vendita e del trasporto in discarica. Che si potrebbero alleggerire puntando sulla solidarietà. Solo nella Caritas diocesana di Roma vengono serviti, ogni giorno, circa 1.500 pasti: “Servirebbero agevolazioni fiscali e normative semplificate per la Gdo (Grande distribuzione organizzata, ndr) e l’industria, in grado di rendere la collaborazione con le onlus più agibile” dice Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare. Il Banco Alimentare del Lazio, ad esempio, assiste 141.315 indigenti e nel 2011 è riuscito a distribuire beni per un valore commerciale di oltre 17 milioni di euro. Un risultato raggiunto anche grazie al servizio “Siticibo” che recupera i piatti cotti e il fresco in eccedenza, prossimo alla scadenza o con piccoli “difetti” di fabbrica, nella ristorazione (comprese le mense) e nella Gdo.
"Il recupero e la redistribuzione, alle persone che ne hanno bisogno, dei beni alimentari che restano invenduti e non hanno più un valore commerciale è stato il primo pensiero di questa amministrazione" aveva detto il sindaco Ignazio Marino qualche giorno fa. Così la giunta capitolina ha già predisposto il recupero e la distribuzione delle eccedenze alimentari a enti e associazioni benefiche. Un progetto sottoscritto da circa 330 grossisti del Centro agroalimentare e 900 tra mercati e supermercati. Il prossimo obiettivo, promette l'assessora alle Attività Produttive Marta Leonori, sarà coinvolgere i Municipi. La lotta anti sprechi è contagiosa.
(Foto di Francesco Natalucci)