Da Bologna al resto d’Italia, il modello delle Social street è contagioso e conquista anche la Capitale. Un modo nuovo di fare rete tra vicini di casa, un welfare alternativo, uno stimolo per le amministrazioni locali o anche semplicemente uno strumento per conoscere chi si incontra da anni sul pianerottolo o dal panettiere senza sapere nemmeno come si chiama.
VIA FONDAZZA - L’idea è venuta in mente a un papà, Federico Bastiani, giornalista e esperto di comunicazione che cercava in via Fondazza, capoluogo emiliano dove vive, degli amichetti per il figlio “e anche per me”, ha raccontato. Così ha stampato un po’ di volantini e in poco tempo il progetto è diventato realtà. Social street oggi è un sito in cui sono mappate le “strade sociali” sparse sullo stivale, a cui corrispondono altrettanti gruppi chiusi facebook. La scelta è ricaduta sul noto social network proprio per raggiungere l’obiettivo a costo zero.
VIA PAVIA - Anche Roma è rimasta affascinata dal modello Bologna e negli ultimi due mesi sono diverse le social street che hanno visto la luce. Se ne contano 14, perlopiù in fase di decollo. In via Pavia ad esempio tutto è nato col passaparola. “Ho chiamato un’amica – racconta Barbara Perversi, ufficio stampa e amministratrice della pagina – lei ha coinvolto altre persone che a loro volta ne hanno chiamate altre ancora”. Così ora i membri della comunità sono 43. La prima iniziativa è una giornata di baratto e bookcrossing che si svolgerà domenica 6 aprile in una struttura del municipio “Campo artiglio”, in via Boemondo. “Ci stiamo autotassando – racconta ancora Perversi - per comprare bibite e un po’ di materiale, come le cassette di plastica dove i bambini metteranno gli oggetti da scambiare tra loro”. Ma l’invito è aperto anche ai grandi. “Abbiamo chiesto soprattutto alle giovani mamme di portare passeggini e cose per la prima infanzia”, che poi verranno donate a case famiglia o associazioni, perché l’intento della street “deve essere di solidarietà”, prima di tutto. Con ricadute importanti anche sull’ambiente, visto che la roba scambiata non va buttata. A dare man forte alla strada solidale c'è l'associazione "Genitori di piazza Bologna", anche loro di recente costituzione.
SAN GIOVANNI - Iniziative simili le fanno a San Giovanni nel gruppo che ora conta 90 iscritti. A fondarla ci ha pensato Giovanna Domenici che nel quartiere è nata e cresciuta. “Da piccola giocavo con il figlio dell’edicolante e mia madre faceva le punture nel palazzo, qui la socialità non è un problema”, spiega a Paese Sera. Più complicato è mettersi insieme per migliorare il quartiere. Ma Giovanna non molla e infatti ieri, primo marzo, armata d guanti e buona volontà, insieme ad altri residenti ha deciso di ripulire via Matteo Boiardo. “A San Giuseppe cucineremo le castagnole insieme e copieremo la ricetta su facebook, qualcuno ha proposto di fare il cinema in casa e un edicolante si è messo a disposizione per ospitare lo scambio di figurine”, spiega ancora. E nel bar di Alessandra hanno allestito una biblioteca “che si va riempiendo di libri di qualità”. Anche come alternativa alle slot machine che spuntano come funghi nei locali. Sul gruppo poi c’è un po’ di tutto: da chi cerca un tecnico per riversare i vhs in digitale, a chi ha bisogno di una persona per fare le pulizie a casa.
PIAZZA VITTORIO - Nata a novembre per iniziativa di Filippo D'Ascola la comunità di Piazza Vittorio ha cominciato a ingranare nel mese di febbraio. Le attività vanno dalle colazioni comunitarie il sabato mattina, alle gite "culturali", "per esempio domenica scorsa siamo andati a visitare villa Giustiniani", racconta Alessio Brugnoli, uno degli amministratori. Sulla pagina Facebook vengono pubblicizzate presentazioni di libri e mostre "nelle poche galleria d'arte della zona". Non solo. "Stiamo mettendo su un archivio documentale on line sulla storia del rione, dalla necropoli della Roma Repubblicana all'urbanizzazione dell'Ottocento", va avanti Brugnoli. Poi, ci sono le attività più pratiche, come lo scambio di informazioni sui ristoranti della zona o sui banchi del Mercato Esquilino. Oltre alla collaborazione con altre realtà importanti della zona: dal coro, uno dei più numerosi e attivi di Roma, alle Danze di Piazza Vittorio, un gruppo di musicisti che suona musiche tradizionali e che spesso improvvisa concerti nei giardini o sotto i portici umbertini. Per il futuro immaginano di proporre una serie di iniziative al Comitato di Quartiere, "come la valorizzazione dei tanti e misconosciuti resti archeologici dell'area o la creazione di aree pedonali" puntando "ad aumentare la dimensione sociale del gruppo, in modo che possa diventare uno spazio di incontro,conoscenza e reciproco aiuto degli abitanti della zona".
LE ALTRE SOCIAL STREET DELLA CAPITALE - Ancora in bozzolo sono le street di via Reno, via degli Orti della Farnesina, via Mar del Giappone, Tor de Cenci e via Gadola. Quest’ultima conta 47 membri ma non sono ancora partite le iniziative; il promotore Gianni Pellegrini ha proposto più volte un aperitivo domenicale, fino ad oggi però l’incontro non c’è stato. In crescita il gruppo di di Tor de Schiavi che di aderenti ne conta 53.
QUADRARO - Il gruppo del Quadraro esiste solo da due settimane ma ha già 380 iscritti. "Entrando in contatto con tante altre persone della zona - racconta il fondatore Michele Aragona - mi sono reso conto che è necessario creare una rete di contatti per diffondere le iniziative già esistenti (incontri, laboratori, manifestazioni, ecc.) che meritano di essere valorizzate e pubblicizzate maggiormente". E aspettando altre idee e proposte Aragona fa giocare i ragazzi nell'impianto sportivo della parrocchia di quartiere.
PONZIO COMINIO E VIA GATTAMELATA - Qualcosa si muove anche in via Ponzio Cominio dove ad aprire la Social street è stata Mariagrazia Biscotti insieme ad altri amici, tutti fuori sede: “Siamo stati attratti dall’idea perché nessuno di noi è di Roma e in un quartiere che non è quello in cui si è cresciuti è difficile stringere rapporti”. Si è partiti con la creazione di locandine da affiggere nei negozi e nei condomini ma a breve l’obiettivo è di creare iniziative concrete. “Vogliamo condividere necessità ed esigenze, promuovere progetti sociali e culturali - racconta Mariagrazia – ma senza sostituirci alle amministrazioni con cui si spera invece di collaborare”. In via Gattamelata la promotrice è Annamaria Pompili, consulente di comunicazione, che viene dall’esperienza della “trasition town” di Appio Latino. Finora la bacheca viene usata per cercare stanze inj affitto e mezzi di trasporto condivisi, oltre alle informazioni sulla strada e le vie limitrofe. In cantiere le idee sono tante e in attesa di essere sperimentate.
VIA DELLE SUSINE - Lo spirito della social street lo spiegano bene i residenti di via delle Susine e dintorni (Susinet), altro gruppo nato da poco su iniziativa di Monica e Alessandro, lei bolognese e lui romano, entrambi grafici. Nella locandina che hanno realizzato elencano cosa significa “vicinato solidale”: scambiare informazioni e servizi di manodopera, regalare mobili ed elettrodomestici non più usati, andare insieme in auto per dividere le spese, offrire e ricevere lezioni di musica e lingue, accudire bambini o animali domestici, creare gruppi d’acquisti, ma anche organizzare eventi e incontri nel tempo libero. Per ora di membri ce ne sono 16, ma la promozione non si ferma.
VIA TRIPOLI - Sono 39 invece i residenti che hanno aderito al gruppo di via Tripoli. Sulla bacheca facebook condividono informazioni e articoli sulla strada in cui abitano e i dintorni. L’ultimo post mentre scriviamo lancia l’idea di una raccolta firme per evitare lo spostamento della Asl di via Tripoli in via Tagliamento. Dovrebbero incontrarsi in questi giorni a cena “per conoscerci e scambiare informazioni sui luoghi più frequentabili del quartiere per ogni tipo di esercizio merceologico”, scrive Daniele Poto, uno degli amministratori.
DALLA PIAZZA VIRTUALE A QUELLA REALE - Il rischio per le Social Street è che i gruppi possano essere sfruttati come mezzi per la propaganda elettorale o la promozione commerciale. Sulla bacheca di via Pavia, ad esempio, sono spuntati link di partiti, subito cancellati con l'invito a evitare che all'iniziativa vengano affibbiati marchi politici. "E' chiaro che anche io ho la mia idea politica - spiega Barbara Perversi - ma non vedo perché debba impedirmi di realizzare progetti con un'altra persona che la pensa diversamente da me". In fondo le Social Street altro non sono che uno strumento per tornare a quando il vicino di casa era la persona fidata a cui lasciare i figli. Come fa notare Annamaria Pompili "dalla piazza virtuale poi bisogna tornare a quella reale".