Altro che incontro con la futura candidata sindaco di Parigi. Ignazio Marino è andato in Francia anche e soprattutto per parlare con il numero 2 di Suez, Jean Louis Chaussade, azionista di minoranza di Acea e naturale interlocutore del Comune nella richiesta di un’inversione di tendenza nella gestione del colosso romano. Questo succede alla luce soprattutto del muro che esiste fra l’attuale primo cittadino della Capitale (azionista di maggioranza) e Francesco Caltagirone (azionista di minoranza con molti uomini fidati ai piani alti del suo nuovo “investimento energetico”). Dall’incontro avvenuto ieri pomeriggio a Parigi, passa l’esito della battaglia (quasi) solitaria di Marino, per riprendere in mano le redini di Acea, dopo il periodo targato Alemanno-Cremonesi-Gallo.
IL QUADRO Una società sopravvalutata in borsa, che annuncia la riduzione del passivo, facendo passare in sordina il calo di investimenti nel 2013; un Cda attaccato alla poltrona; e un costruttore che ambisce a prendere il posto di Cerroni nell’utilizzo (e non più solo smaltimento) dei rifiuti. Il tutto condito da un sindaco di Roma, azionista di maggioranza della società per azioni, che cerca di dare una sterzata decisa alla gestione della più grande municipalizzata d’Europa e l’azionista di minoranza, Suez, che cerca di capire quale sia il modo migliore per massimizzare gli utili.
I NUMERI Con la passata amministrazione, il titolo Acea arrivò anche a 15 euro, per poi crollare durante il periodo di Alemanno, fino ad arrivare intorno al 3. Quest’anno si brinda al titolo che schizza (con un 10, dopo essere crollato a 3 lo scorso anno). Ma il risultato dell’innalzamento del titolo in borsa non poteva essere altro, visto che il bilancio 2013 vede diminuire investimenti e produzione. I 342 milioni di investimenti realizzati dal gruppo nel 2013, ad esempio, cozzano con i 399 milioni dell’anno precedente. Dato che, ovviamente, coincide con un indebitamento rivisto al ribasso, frutto della flessione degli investimenti e non di risultati positivi. Il tutto produce una “risibile” riduzione di 68,5 milioni dell’indebitamento su una posizione finanziaria netta di -2.468,2 milioni di euro. Ma l’amministrazione di Paolo Gallo (uomo forte di Caltagirone nel Gruppo), ben vista da molti giornali fra cui Sole 24Ore, Il Messaggero e il Corriere della Sera, fa acqua, è il caso dirlo, da ogni parte. A ben vedere i numeri sembra che, “in pillole”, l’ad di Acea voglia dare il senso di crescita e solidità dell’azienda. Cosa che, a onor del vero, è smentita dai fatti.
LA LETTERA Ignazio Marino ha scritto una lettera il 3 marzo scorso per chiedere all’Assemblea (che si riunirà in data da destinarsi visto che proprio ieri è tramontata l’ipotesi del 14 aprile in prima convocazione) l’immediato azzeramento dei vertici Acea, il controllo degli emolumenti, la riduzione del Cda da 9 a 5 (uno per Caltagirone, 3 per il Campidoglio e 1 per Suez) e l’elezione di un nuovo presidente. Subito si sono serrati i ranghi dell’attuale dirigenza con una risposta piccata a mezzo stampa, nella quale Acea chiedeva, il 10 marzo scorso, che le richieste fossero riformulate ai sensi di legge. Non si è fatta attendere la risposta di Gianluigi Pellegrino, avvocato del Comune, che ha sottolineato come le richieste siano già state formulate a norma di legge e che, “qualora la Consob abbia da porci ulteriori questioni, risponderemo”.
IL RETROSCENA Domenica scorsa, il giorno prima della lettera piccata di Acea, era stata convocata la famosa giunta straordinaria che ha dato il via alle danze di guerra contro i vertici Acea da parte del “generale” Marino. La mattina stessa, però, c’era stato un incontro preliminare, nella sede della Cementir di Caltagirone, fra l’assessore-braccio destro di Marino, Alessandra Cattoi, Caltagirone junior e un rappresentante della comunicazione del sindaco. Il messaggio che ha mandato Marino per il tramite della Cattoi, ricalcava le richieste riportate nella lettera. Con una timida apertura sulle nomine, solo se i vertici saranno azzerati. A giunta terminata, Acea, a fronte delle due assenze “eccellenti” Daniela Morgante e Guido Improta, ha chiesto che le intenzioni del sindaco fossero ratificate da un passaggio in Aula Giulio Cesare. Forse cercando di fare leva sul timido appoggio dato al primo cittadino da due consiglieri del Pd, Fabrizio Panecaldo e Francesco d’Ausilio, a fronte invece della relativa compattezza del partito intorno al sindaco. Ma va bene così, l’ordine del giorno dell’assemblea Acea dovrà tener conto della lettera di Marino e gli attuali vertici tremano al pensiero che i loro ruoli potrebbero essere azzerati da un momento all’altro, forse proprio in virtù dell’incontro di ieri (qualora sia stato positivo) fra il sindaco e l’uomo Suez di Parigi.
IL FUTURO Lo scenario verosimile sembra essere quello del compromesso. Ovverosia la riduzione a 7 (e non 5) dei membri del Cda, l’elezione immediata di un nuovo presidente di centrosinistra, e la “cottura a fuoco lento” di Gallo, che potrebbe essere lasciato in sella, depotenziandolo piano piano, fino a svuotarlo di responsabilità e potere interno. In tutto questo va sottolineato come in Acea non esista più il ramo del fotovoltaico e che il “waste to energy” (energia dai rifiuti) sia invece un settore incentivato e molto appetibile dallo stesso Caltagirone che ambisce, fra le righe, a ereditare il “regno della monnezza” dall’ormai squalificato Manlio Cerroni.