Truffavano e derubavano anziani e avevano messo in piedi un sodalizio criminale che tra il 2012 e il 2013 ha fruttato oltre un milione di euro. Per questo i carabinieri, al termine di un’indagine durata circa due anni, hanno arrestato 8 persone (Vincenzo De Martino, il figlio Nicola, la moglie Antonietta Tutino, Gennaro Murolo, Luciano Pelliccia, Gennaro Festa, Lucio Daniele, Jean Pierre Joseph Molinaro), più una sottoposta all’obbligo di firma (Gennaro Giaquinto), tra Napoli, Caserta, Pozzuoli e Santa Maria Capua Vetere. L’organizzazione, interamente sgominata dai militari, aveva esteso la sua attività criminale in ambito nazionale nel Lazio, in Puglia e in Liguria.
LA TRUFFA - Il modus operandi era sempre lo stesso: uno del gruppo agganciava un anziano in strada fingendo di essere un amico o conoscente del figlio, da cui dovrebbe ricevere denaro. Quindi chiedeva all'anziano di provvedere per conto del congiunto al momento indisponibile. Per rendere credibile la richiesta, il truffatore contattava telefonicamente un complice che si fingeva il congiunto dell'anziano a cui, sfruttando una comunicazione artatamente disturbata, confermava la necessità di versare il denaro. Le somme variavano dai cinquecento ai cinquemila euro. Quindi l'anziano veniva accompagnato in banca e gli si faceva ritirare la somma richiesta. Qui un secondo complice (di solito una persona incensurata e pertanto difficilmente riconoscibile da foto segnaletiche) fingendosi cliente dell'istituto di credito, controllava che l'anziano facesse quanto richiesto. Dove ciò non fosse stato possibile la banda arrivava ad accompagnare le anziane vittime anche negli appartamenti per farsi consegnare gioielli e in un caso perfino la fede nuziale.
LA CONFERENZA STAMPA - L'operazione è stata resa nota nel corso di una conferenza stampa negli uffici giudiziari di piazzale Clodio alla presenza del procuratore aggiunto Leonardo Frisani, del tenente colonnello Fiore, responsabile della sezione di polizia giudiziaria dell'Arma presso la Procura capitolina, del capitano della compagnia Roma San Pietro Dario Mineo. Ad emettere i provvedimenti cautelari è stato il gip Roberto Saulino, su richiesta del procuratore aggiunto Frisani e del sostituto Pierluigi Cipolla. Associazione per delinquere, truffa aggravata per aver cagionato alle vittime un danno di rilevante entità, sostituzione di persona aggravata per aver commesso i reato per eseguirne od occultarne un altro, circonvenzione di incapace, furto aggravato in abitazione. Questi i reati contestati agli indagati, a seconda delle singole posizioni, tutti con precedenti per reati di analogo tenore. “Non si tratta di un caso isolato – ha detto Frisani – ma di una serie notevole di episodi criminosi, più di cento, commessi da un'organizzazione ben articolata”. Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno effettuato anche perquisizioni nelle abitazioni del gruppo: appartamenti arredati con mobili di lusso e dove sono stati trovati orologi di pregio e circa 30 mila euro.
L'ORGANIZZAZIONE CRIMINALE - Nell’operazione sono stati impiegati circa 100 miliari. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’organizzazione criminosa, organizzata e diretta da Vincenzo De Martino, che estendeva la sua attività criminale in ambito nazionale, quindi non solo nel Lazio (in particolare Roma e Viterbo) ma anche in Puglia, nella zona di Altamura e in Liguria a Genova. La banda, che colpiva principalmente pensionati ultrasessantenni, aveva un carattere verticistico; era suddivisa in cellule “operative” composte di norma da 2 soli componenti, con specializzazione dei ruoli; per comunicare usava utenze telefoniche intestate a personaggi stranieri di fantasia, sostituite con cadenza mensile. Non solo, la banda partiva il lunedì da Napoli diretta a Roma, dove alloggiava in albergo per alcuni giorni duranti i quali prendeva di mira ultrasessantenni, soprattutto pensionati, e poi faceva rientro a casa il venerdì dopo le 14, spostandosi su auto intestate a prestanome. Insomma “gli indagati dimostravano totale insensibilità e particolare spietatezza – ha detto Fiore - e accanimento nei confronti delle anziane vittime, anche quando queste manifestavano visibili precarie condizioni di salute fisica e mentale e, pur di condurre a termine l’attività criminosa, non si facevano scrupolo di usare contro di loro strumenti di odiosa sopraffazione, con vessazioni di carattere psicologico e verbale, fino al conseguimento dell’ingiusto profitto”. I proventi dei reati risultano ripartiti secondo precise percentuali, ad esempio al “palo” competeva una percentuale del 20%, che nel corso della vita del sodalizio risaltava poi essere stata ridotta in misura del 17-18%. Le case degli indagati, che dall’esterno sarebbero potute apparire come comuni abitazioni ubicate nel quartiere Arenaccia di Napoli, una volta varcato l’ingresso degli ampi appartamenti, rivestiti di pavimenti di pregiato marmo, si presentavano come abitazioni caratterizzate da un livello di lusso estremo: arredi e complementi sfarzosi, pavimenti, porte, oggettistica, soprammobili, quadri e lampadari, tutti composti di materiali di lusso e pregiati, di stile composito oscillante tra il Luigi XV per il mobilio e l’high-tech per l’illuminazione, in un misto di pezzi unici e marchi esibiti in bella vista; tutti elementi che stridono con la condizione, ufficialmente di disoccupati e nullatenenti, rivestita dagli indagati, inducendo a sospettare siano stati acquistati con denaro di provenienza illecita. Tutti gli arrestati sono detenuti nel carcere di Poggio Reale di Napoli.
L'INTERCETTAZIONE - "Aho', questo ha 92 anni, ha l'apparecchio acustico e non ce la fa ad andare in banca... Vive a casa da solo". "E allora prendiamogli tutto a questo". Questo è uno dei dialoghi, intercettato dai carabinieri, tra Vincenzo De Martino e il figlio Nicola. Il dialogo avviene quando il figlio di colui che è ritenuto il capo del gruppo, aveva puntato come vittima di un raggiro un ultranovantenne che avrebbe dovuto fare più di un chilometro sotto il sole di agosto per raggiungere il bancomat più vicino e consegnare la somma al malvivente. Dai dialoghi emerge la spregiudicatezza della banda: "Con questo lavoro fai ciò che vuoi, fai al ristorante ogni sera e fai una vita comoda. In una mezza giornata, un colpo di permette di fare quello che vuoi", così diceva Nicola a un sodale. Commentando poi un eventuale intervento delle forze dell'ordine: “Se poi sei incensurato non ti fanno niente!”.