Cassonetti colmi all'inverosimile. Marciapiedi completamente invasi dai sacchi della spazzatura e quell'odore acre che si sprigiona ovunque nell'aria. Dalla chiusura della discarica di Malagrotta i sacchi dell'immondizia lasciati a marcire per giorni e giorni a bordo strada sono ormai parte dell'arredo urbano di molti quartieri, soprattutto quelli più popolari come Tor Bella Monaca o Ponte di Nona (in foto). Ma a far esplodere nuovamente l'emergenza rifiuti questa volta è il noto giornalista Bruno Vespa, autore di un twitter rivolto al sindaco Marino che ha innescato un surreale dibattito virtuale. “A San Pietroburgo, 5 milioni di abitanti, non ho visto un solo rifiuto in strada. Mi sono vergognato di abitare a Roma”.
L'ECODISTRETTO MISTERIOSO - Per il sindaco Marino, tutto si risolverà con il nuovo "ecodistretto" che prevede una piccola discarica. “Trasformeremo 700.000 tonnellate all'anno di organico in gas”. Ma, nonostante gli annunci, il progetto continua ad essere avvolto nel mistero. Doveva essere realizzato in tre anni come lo stesso sindaco disse lo scorso 3 giugno, partecipando alla trasmissione Otto e Mezzo. Ma già ieri, intervenendo alla trasmissione radiofonica "Un giorno da pecora", gli anni per la realizzazione sono diventati due, anche se, come afferma Alessandro Onorato, capogruppo della lista Marchini, “nei bilanci triennali del Comune e dell'Ama non c'è traccia di investimenti per nuovi impianti di trattamento”.
LE RESPONSABILITA' - Secondo l'Ama molti dei disagi degli ultimi giorni sono da addossare alla fragilità del sistema impiantistico. "Le temporanee difficoltà nella raccolta dei rifiuti nelle ultime settimane, sono dovute ai rallentamenti momentanei e alle manutenzioni periodiche che gli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), il tritovagliatore di Rocca Cencia, gli impianti di ricezione dei rifiuti nel nord Italia e i termovalorizzatori presenti nel Lazio sono obbligati ad affrontare”. I poli per lo smaltimento funzionanti, allo stato attuale, riescono a malapena a gestire le 3300 tonnellate quotidiane al giorno e basta anche un piccolo incidente per far saltare tutto il sistema. Eppure Marino solo due giorni fa una individuava nei maggiori responsabili del caos, ancora una volta, i lavoratori di Ama. "Ogni giorno il 18% dei dipendenti di Ama non si presenta al lavoro”. Un dato che tuttavia è assolutamente in linea con il tasso di assenteismo della macchina amministrativa guidata dallo stesso sindaco. Basta osservare i reportage presenti sul sito del comune di Roma: tanto per fare qualche esempio, nel trimestre gennaio/marzo 2014 tra i 227 dipendenti del Gabinetto del sindaco il tasso di assenza si attesta sul 17,77%. Sulle stesse cifre si attesta il personale alle dipendente della direzione esecutiva, dove tra le 298 presenze il tasso di assenteismo è pari al 18,83%.
CGIL: BASTA ANNUNCI - Di fronte all'ennesimo attacco nei confronti dei lavoratori, è quasi scontato che dalla Cgil arrivi l'attacco più duro al sindaco, ma soprattutto a Fortini, l'ad di Ama scelto da Marino e proprio per questo mai investito dalle critiche del primo cittadino. «Visto che lo ripete quasi ossessivamente, forse il Sindaco Marino non sa, ma sono mesi infatti che sentiamo dire che in Ama il livello delle assenze è più alto della media nazionale, invano abbiamo chiesto alla azienda i dati per poter capire le cause e la reale portata del problema per affrontarlo - afferma in una nota Natale Di Cola, Segretario generale Cgil F.P. Roma Lazio - Sicuramente non sa e ci piacerebbe sapere cosa ne pensa, che ancora in Ama ad oltre un anno dal suo insediamento ci sono quadri che guadagnano senza alcun titolo più dei dirigenti da cui dipendono e che si vocifera che ai dirigenti allontanati dall'azienda siano state erogate buone uscite da capogiro". Secondo Di Cola l'Ama è di un'azienda "immobile", che non fa bene ai lavoratori e ai cittadini e dove permangono storture senza che vengano affrontati i nodi cruciali. "Per il bene del'azienda abbiamo dato credito al nuovo corso - conclude la nota - abbiamo sottoscritto intese per implementare la raccolta differenziata aumentando la produttività. Dopo anni di gestioni scellerate che hanno messo a rischio la stessa sopravvivenza dell'Ama ci aspettavamo molto di più di semplici annunci”.
LA LETTERA DI CERRONI . Ad intervenire nel dibattito è anche l'avvocato Manlio Cerroni, il patron di Malagrotta, che in una lettera indirizzata al sindaco rivendica il suo ruolo di "benefattore". "Quando il giornalista su Twitter scrive 'Mi vergogno di vivere a Romà, lei non trova di meglio che rispondere: 'Purtroppo negli ultimi 50 anni nulla è stato fatto per togliere ad un monopolista privato la gestione dei rifiuti che era basata su una grande buca dove veniva buttato di tuttò. - scrive Cerroni che dallo scorso aprile non è più agli arresti domiciliari - Di questo ritornello, puramente demagogico, caro sindaco, della 'bucà del 'monopolistà, non se ne può più! Ha stufato, perchè non è vero e non ha nulla a che vedere con la vergogna di cui parla Vespa! Ho già risposto a tutti e a lei in modo particolare da ultimo con la lettera dello scorso 30 giugno. Oggi in occasione della risposta data a Vespa, debbo ricordarle che i privati hanno gestito la raccolta e il trasporto dei rifiuti di Roma fino al 1973 (anno in cui fu disdetto il contratto dal Comune, che ne assunse la gestione). Malagrotta - aggiunge Cerroni - è stata per trent'anni la fortuna e la salvezza di Roma non solo per il costo del servizio (dia uno sguardo alla sua Genova: la discarica di Scarpino, oltre a ricevere ancora i rifiuti indifferenziati, presenta infatti un costo di conferimento particolarmente elevato), ma anche per la sicurezza dello smaltimento: ricevendo i rifiuti tutti i giorni sulle 24h contribuiva non poco alla tempestività della raccolta dei rifiuti da parte dell'Ama, in quanto gli automezzi addetti alla raccolta riuscivano a fare due (a volte anche tre) viaggi al giorno, consentendo di tenere pulita la città".