L'operazione si chiama "Dj" ed ha portato all'ordinanza di custodia cautelare nei confronti, di quattro romani tra i 20 e 36 anni, tutte vecchie conoscenze dell’Arma, accusati di appartenere a un sodalizio criminale finalizzato alla detenzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. A eseguire l'ordinanza emessa dal Tribunale di Roma su proposta del Sost. Proc Antonino Di Maio, i Carabinieri della Compagnia Roma Parioli in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Cinofili che, contestualmente, hanno effettuato diverse perquisizioni domiciliari a carico di ulteriori soggetti indagati nell’ambito del medesimo procedimento.
GIOVANI DI BUONA FAMIGLIA IMMERSI NELLA MOVIDA - L’operazione Dj si è sviluppata dall’ottobre del 2011 all’aprile del 2012 e ha permesso ai militari di ricostruire e definire le gerarchie di una vera e propria struttura criminale composta prevalentemente da giovani di buona famiglia, alcuni dei quali minorenni, ma tutti accomunati tra loro dalla irrefrenabile passione per la musica, le luci e il folle divertimento delle discoteche della “movida” romana. Proprio in questi ambienti gli indagati spacciavano sostanze stupefacenti; erano in grado di offrire ai “giovani del sabato sera” un’ampia scelta di tipologie di droga, a volte proposta addirittura in funzione di quelle che erano gli specifici temi delle feste di volta in volta organizzate. Nell’ambito dell’attività “Dj”, che conta complessivamente 17 indagati, sono stati effettuati complessivamente 8 arresti, numerosi soggetti sono stati segnalati all’Autorità amministrativa quali assuntori di stupefacenti e sono state rinvenute centinaia di dosi, di varie tipologie di sostanze illecite. Gli investigatori, poi, nel corso dei vari accertamenti sono riusciti a individuare anche una vera e propria centrale della droga all’interno di un abitazione popolare nella totale indifferenza del vicinato: ingegnosa l’organizzazione interna del laboratorio, caratterizzata, oltre che dalla presenza di comune materiale per il confezionamento dello stupefacente, anche da veri e propri “strumenti” artigianali, costruiti direttamente da uno degli arrestati e finalizzati ad agevolare il lavoro di pesatura e pressatura della droga.