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Zingaretti tra “Cinema e territorio”§"Dare certezze al mondo della cultura”

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Solo qualche tempo fa, non molto per la verità, l’ex Ministro dell’economia Giulio Tremonti (Governo Berlusconi) ammoniva che “di cultura non si mangia”. Frase infelice certo, ma che nasconde la considerazione che un certo mondo politico ha della cultura. In tempi di bilanci, di proposte politiche e di appelli, anche chi vuole guidare il Lazio deve dimostrare di avere la sensibilità per un settore che nella regione è assolutamente strategico. E per far capire quanto la frase tremontiana fosse sbagliata, questa mattina al Greenwich, Nicola Zingaretti, candidato governatore del centrosinistra, l’ha citata come cattivo esempio di politica assai poco lungimirante. Tra toni accorati e appelli, 14 associazioni dell’audiovisivo romano e regionale (Safado Film, Art. 9, Arcipelago, Riff, Officine, Fidac, Consequenze, Rete degli Spettatori, Apollo 11, Labnovecento, Visioni Fuori Raccordo, Cgs, Officina Multimediale e Il Labirinto) hanno esposto problemi e cercato soluzioni, nell’incontro pubblico “Cinema e territorio", per una delle industrie culturali più importanti del Lazio.

ZINGARETTI: "PIANO PLURIENNALE PER LA CULTURA" - Ad ascoltarli c'era il mondo della politica. Oltre a Zingaretti, erano presenti al cinema testaccino Umberto Croppi, Giulia Rodano e Paolo Masini. Zingaretti è stato chiaro, e tenendosi volutamente lontano da promesse elettorali “irrealizzabili”, ha sottolineato: “Va fatta una riflessione per dare certezza al mondo culturale sulle risorse che esistono e rivedere la sostenibilità di tutti gli eventi in capo al sostegno pubblico in un piano pluriennale per il periodo 2013-2018. Occorre ridare centralità agli investimenti culturali e pensarli all’interno di un nuovo modello di sviluppo: la cultura deve riconquistare il suo spazio. In caso contrario si impegnano risorse per 3-4 anni che non si riescono a sostenere scaricando sui piccoli imprenditori culturali i disastri di un bilancio dissennato”. Parole che nascondono, nemmno troppo velatamente, un attacco diretto al primo cittadino della Capitale, che in una passata riunione del Cda della Festa del Cinema disse “con disinvoltura di voler mettere 2 milioni in più per il bilancio della kermesse facendomi rimanere basito” parola di Zingaretti.

ASSOCIAZIONI: "SERVONO SCELTE STRUTTURALI E PROGRAMMAZIONE" - Le associazioni però chiedono a gran voce “scelte intelligenti”, “strutturali”. Qualcuno cita il modello francese, mentre qualcun altro sottolinea l’importanza di “conoscere l’importo e le date esatte dei finanziamenti dopo aver partecipato e vinto un bando regionale”. In una parola sola: programmazione, per un settore che “se utilizzato come dovrebbe – ammettono gli operatori – coinvolgerebbe le scuole, le biblioteche i teatri, i centri culturali creando posti di lavoro e arricchendo la popolazione”. Gli operatori poi pongono l’accento sulla questione dei fondi: “Non vogliamo una regione erogatrice, ma regista di un percorso ampio e condiviso”. Appello sottoscritto dal candidato del centrosinistra "dobbiamo affrontare il rapporto tra grandi eventi e quotidianità, sono fautore dei grandi eventi ma dobbiamo avere il coraggio di dirci anche che alcuni, che sono stati utili per proiettare l'immagine della Capitale nel mondo, sono figli di una stagione in cui la spesa pubblica se lo poteva permettere”. Zingaretti lancia quindi un appello alla responsabilità da parte della politica: “Bisogna ammettere che i grandi eventi non sono inutili ma vanno inseriti in politiche di bilancio. La Regione Lazio non ha più cassa, la spesa regionale va al 90% a sanità e trasporti, al resto arriva appena il 10%”. Un problema che per Zingaretti va “governato. Se si riesce a governare la sanità si possono regolare anche altri filoni di spesa”.

"SBROGLIARE IL GROVIGLIO LEGISLATIVO" - Altra richiesta venuta direttamente da chi nell’audiovisivo ci lavora è quella delle leggi. Le associazioni lamentano una poca elasticità e un groviglio legislativo nel quale è difficile districarsi. L’ex Presidente della Provincia coglie la palla al balzo e annuncia: “Esistono 1500 leggi regionali e 0 leggi di comparto, bisogna dare una ripulitura al sistema legislativo e a quello degli enti decisionali a partire dalla legge 35”. A “lungo termine” sembra quindi essere stata posizionata l’asticella delle politiche culturali nella regione, sia da parte degli operatori che pretendono una “progettualità”, sia da parte di chi corre per la Pisana, che deve fare i conti con le casse vuote dell’istituzione regionale. Per il momento si sono individuati i termini temporali, anche perché come ha ricordato Rodano, “la cultura regionale è in emergenza, se si va oltre si rischia di distruggerla”.


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