Scatta il conto alla rovescia per il nuovo Parlamento, per il cambio della guardia al Quirinale e per il nuovo governatore del Lazio. Con il voto di oggi e domani si definiranno infatti la composizione delle nuove Camere e i nuovi assetti di potere tra le forze politiche. Da qui si capirà qualcosa in più in vista della sfida del 26 e 27 maggio per il Campidoglio. Con il centrosinistra che dovrà scegliere il nome di peso per le primarie da fare il 7 aprire nella Capitale.
Prima però comincerà una rapida sequenza di appuntamenti, che porterà nuovi equilibri politico-istituzionali. Le Camere, come ha ricordato Gianfranco Fini, presidente uscente di Montecitorio, si riuniranno il 14 marzo. Primo punto all’ordine del giorno: l’elezione dei presidenti di Montecitorio e palazzo Madama. A seguire la formazione dei gruppi parlamentari e delle commissioni.
Subito dopo scatteranno le consultazioni del Capo dello Stato per la formazione del nuovo governo. L’ultimo impegno per Giorgio Napolitano, che avrebbe preferito farne a meno. Ma la sfiducia di fatto da parte del Pdl all’esecutivo Monti, il 6 dicembre scorso, cambia i piani del presidente della Repubblica. Che manterrà i suoi poteri fino all’ultimo giorno del suo mandato, che scade il 16 maggio. Evitando così la tagliola del cosiddetto “semestre bianco”, ultimi sei mesi di mandato in cui non può sciogliere le Camere. Tutto grazie all’ingorgo istituzionale tra elezioni politiche e fine del suo settennato al Colle. Il 15 aprile il Parlamento si riunirà per scegliere il successore di Napolitano.