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Primarie, i conti in tasca ai candidati§Il record di spesa è di Gentiloni

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I bilanci vanno consegnati entro il 15 aprile. Ma sui costi della campagna elettorale per le primarie a sindaco del centrosinistra, dopo la battaglia sui programmi e sui manifesti, arrivano le frecciate tra chi rivendica di aver pubblicato tutte le spese una settimana prima della scadenza e chi aspetta di fare i conti finali. Il senatore Ignazio Marino, che due giorni fa ha reso pubbliche le uscite, è tornato a chiedere di non aspettare l’ultimo giorno e di mettere on line tutti numeri. La capogruppo capitolina di Sel Gemma Azuni lo attacca però per la poca trasparenza, mentre ieri sera arriva la nota spese di Paolo Gentiloni.

SPESE ON LINE - In tempo di crisi e di austerity, la parola d’ordine è sobrietà. Così all’articolo 5 del codice etico di Roma Bene Comune, la coalizione formata da Pd, Sel e Psi, la richiesta è quella di non superare il tetto dei 50mila euro. E per non lasciare il passo al MoVimento 5 stelle, pubblicare tutto in rete per rispondere alla domanda di trasparenza. Il primo a depositare il bilancio è stato Marino. E nel confronto di giovedì, dagli studi di Youdem (la web-tv del Pd), invita i suoi avversari a fare lo stesso.

MARINO - Prima si parla di 32mila euro, poi di 36mila. “Un banale errore – spiega lo staff del senatore  - nulla di più”.  Niente manifesti per non contribuire al degrado. Pubblicità sui giornali, circa 8mila euro; poi adesivi, volantini, flyer e cartelli “Daje”, il tutto a poco meno di 10 mila euro. Per i volontari solo un rimborso spese per il trasporto (800 euro). Il record di costo spetta all’“ideazione della campagna”, con una spesa di 4 mila euro. E 3mila per l’affitto del teatro Eliseo, il 23 marzo scorso, dove lanciò il suo programma.

AZUNI - Nonostante questo la Azuni attacca Marino per scarsa trasparenza. Ricorda al senatore di aver seguito il suo invito e di aver messo tutto on line. Poi la stoccata: “L’appello di Marino sulla trasparenza si è fermato tuttavia a metà. Ha reso note solo le spese. Chi paga la sua campagna elettorale?” La capogruppo capitolina dichiara di avere speso circa 7mila euro, 2mila euro di sottoscrizioni e 5mila messi dalla stessa Azuni. La tipografia costa più di 3mila euro, le spese postali 2mila.

GENTILONI - A loro, ieri sera, si aggiunge l’ex ministro Gentiloni. La pubblicazione arriva sul suo sito mentre il candidato di area renziana è negli studi di Sky per il confronto con i suoi avversari di domenica. Fa registrare il record di spese con 43mila euro: 11mila per i manifesti, 7mila per gli eventi, e 5mila sia per la sede nell’ex sede de il Riformista, in via delle Botteghe oscure, che per la realizzazione del sito. Rispetto al senatore spende di più per adesivi e cartelli e di meno per la pubblicità suoi quotidiani.

SASSOLI, DI TOMMASO, PRESTIPINO - Mancano gli altri 3 candidati in corsa. Se dallo staff di Mattia Di Tommaso dicono che “le spese si aggirano intorno ai mille euro e saranno pubblicate a breve”; dal comitato dell’ex assessore provinciale Patrizia Prestipino aspettano di chiudere la campagna elettorale, stasera, per poi iniziare a fare i conti. Identico il ragionamento nella squadra dell’europarlamentare David Sassoli, che sottolinea come “alla scadenza manca una settimana e tutti i candidati hanno firmato un codice etico”, che li obbliga a consegnare i bilanci.


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