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Primarie, “Una partita per uomini”§E nei Municipi solo 3 donne su 15

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Nessuna sorpresa. Dalle candidature fino ai risultati queste erano e sono rimaste le primarie degli uomini. Dopo una partita giocata in evidente minoranza numerica e di visibilità, oggi sul campo restano solo tre donne. Che spiccano come cocciuti puntini rosa in un mare d’azzurro. Su 12 candidate nei Municipi, solo Sabrina Alfonsi, Susi Fantino e Cristina Maltese ce l’hanno fatta: saranno loro le candidate del centrosinistra rispettivamente nei Municipi I, VII e XII. Restano invece fuori dalla corsa al Campidoglio Gemma Azuni (Sel) e Patrizia Prestipino (Pd). Che però nel day after paiono le vere vincitrici morali di questa competizione: testardamente, se la sono giocata fino all’ultimo. Sfidando non solo gli altri candidati, ma anche i loro stessi partiti. 

L’EMBARGO MEDIATICO – “Sin dall’inizio sapevo che la battaglia sarebbe stata difficile”, ammette oggi Patrizia Prestipino. Rivendicando con un misto d’orgoglio e rammarico quel suo 3,7% “conquistato da sola, senza il sostegno del mio partito (il Pd, Ndr) e la visibilità dei media, che hanno deliberatamente deciso di oscurare me e le altre candidate donne”. Un “embargo mediatico” l’aveva definito lei stessa già durante la campagna elettorale. Arrivando al punto di imbavagliarsi pubblicamente per denunciare un “gap di visibilità” che portava microfoni e telecamere quasi esclusivamente sui “candidati con la cravatta”. “Le donne in politica – incalza adesso – possono avere qualche chance solo se vengono portate da un uomo, ovvero se decidono di attenersi alle logiche di corrente e di apparato”.

“NON RIMPIANGO NULLA”– Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gemma Azuni, che, contravvenendo alle “decisioni imposte dall’alto” del suo partito (Nichi Vendola aveva chiesto a tutti i candidati di Sel di ritirarsi dalle primarie per sostenere Ignazio Marino), ha deciso di continuare la sua corsa. “Non rimpiango nulla”, dice oggi mentre s’avvia verso il Consiglio comunale. Che non ha mai disertato, nemmeno nei giorni più caldi della campagna elettorale. Quel suo 5% di preferenze lo considera “un risultato molto importante”. Perché, proprio come Patrizia Prestipino, “l’ho ottenuto da sola. Senza organizzare cene né tappezzare la città di manifesti. Facendo i conti con un inaccettabile oscuramento di genere da parte dei media. E soprattutto avendo il mio partito dichiaratamente schierato per Ignazio Marino”.

“UNA PARTITA PER SOLI UOMINI”– “Quella per eleggere il candidato sindaco era una partita per soli uomini”. Non ha dubbi Sabrina Alfonsi, che pure apprezza il coraggio e la determinazione delle “due care amiche che c’hanno provato”. Lei pure c’ha provato e ce l’ha fatta: la candidata del centrosinistra per il I Municipio, quello del centro storico, è lei. E in questo caso forse l’essere donna l’ha aiutata: “La mia è stata un’affermazione molto netta, nella quale il voto di genere ha avuto il suo peso”. Il problema però rimane: “In Italia non c’è ancora una cultura di democrazia paritaria. Laddove vengono applicate le quote rosa o è possibile esprimere una doppia preferenza, le donne vengono candidate e vengono votate. Cosa che diventa molto più difficile nelle elezioni per una carica monocratica, dove per le donne è difficile persino riuscire a partecipare”.

1 DONNA OGNI 5 UOMINI– Sabrina Alfonsi, Susi Fantino e Cristina Maltese sono l’eccezione che conferma la regola. Nei Municipi, nonostante la scelta di condurre delle primarie aperte, alla fine le donne candidate sono state infatti solo 12 su 60. 1 ogni 5 uomini. Con interi Municipi (il III, il VI e il XV) lasciati interamente senza rappresentanza femminile. Un dato che, secondo Susi Fantino, “è lo specchio della realtà di questo Paese, dove, nonostante la storica forza del movimento femminista, oggi è in atto un profondo arretramento sulla parità di genere”. Nella politica e in ogni altro aspetto della vita sociale. Cristina Maltese non nega “lo storico problema di agibilità politica per le donne”. Ma allo stesso tempo prova anche a ribaltare il tavolo, sollevando il tema della “scarsa autostima femminile”. “Queste – ricorda – erano primarie aperte. Chiunque avrebbe potuto raccogliere le firme e candidarsi: tanto donne con un passato di militanza politica, quanto quelle provenienti, come me, dalla società civile. Perché siamo state così poche a farlo?”.


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