È nei movimenti romani da anni. E con Andrea Alzetta, consigliere capitolino di Action, ha condiviso parte delle lotte degli ultimi anni. Ma stavolta, in vista delle elezioni amministrative del 26 e 27 maggio, Nunzio D'Erme, che è stato a sua volta consigliere comunale, preferisce sostenere Sandro Medici come candidato sindaco, mentre l'eletto in Campidoglio punta sul senatore Marino, che gli vale probabilmente la ricandidatura con Sel. La scelta arriva perché il centrosinistra è quello che ha votato il fiscal compact e le politiche di austerità. E lancia la provocazione: “Preferisco Grillo, perché il suo Cinquestelle è contrario all'agenda Monti, che il Pd ha votato senza battere ciglio”.
Action casa ha scelto di sostenere alle elezioni amministrative Ignazio Marino. I movimenti il presidente uscente del Municipio X, Sandro Medici. Perché?
Con Medici c'è un rapporto storico. Mi piace ricordare che anche Andrea Alzetta, il consigliere capitolino di Action, aveva firmato per la candidatura di Medici. È una scelta naturale per sostenere chi, in questi anni, ha governato per dare le case sfitte a chi non ha un tetto e ha parlato di diritti civili. La sua è una storia eretica che condividiamo.
Perché con Action casa si sono divise le strade? Su quali punti?
Da troppo tempo in questa città si pensa che il rapporto tra centrosinistra e movimenti possa crescere facendo alleanze anche se le idee di base divergono. La storia, invece, dimostra il contrario. Un esempio? I tanti voti conquistati dai Cinquestelle di Beppe Grillo.
La rottura è definitiva?
Il problema è complesso. Ma per semplificare possiamo dire che un pezzo del movimento romano, quello che va con il centrosinistra, cerca di salvaguardare la sua esperienze ed esistenze particolari, più che guardare alle esigenze di chi sceglie le lotte sociali e l'opposizione ai blocchi di potere.
Qual è il vostro obiettivo?
Noi vogliamo ricostruire uno spazio di agibilità politica di tutti quelli che non si riconoscono nell'agenda Monti, nelle politiche di austerità della Bce e del Fiscal Compact. Sono tutte cose che il Pd in questi mesi, che siamo senza un governo eletto, ha votato in nome dell'emergenza economica. Una scelta vecchia che dà il via alla cavalcata grillina.
Cosa vi ha rubato Grillo?
Lui si è inserito dentro l'immaginario collettivo dei movimenti quando ha capito che gli altri non sarebbero riusciti a costruire un fronte ampio. Ha dimostrato che la sinistra è un blocco sociale che guarda a interessi particolari: da quelli delle associazioni fino alle cooperative. E sceglie un candidato, Marino, organico alle politiche dell'Unione europea in funzione dell'alleanza Pd-Pdl, in chiave anti-Grillo.
Cosa manca ai candidati delle primarie?
Un'agenda sociale. Del resto la candidatura di Marino è voluta da Bettini, l'ideatore del modello Roma degli ex sindaci Veltroni e Rutelli. Un modello che ha portato alla catastrofe del 2008, con la vittoria di Alemanno.
Facciamo un'ipotesi: Medici fuori dal ballottaggio. I movimenti chi sosterranno il 9 e 10 giugno?
Con Medici cerchiamo di costruire uno spazio fuori dal centrosinistra classico. Guardiamo alla sinistra greca e agli indignati spagnoli. Noi stiamo con chi è contro il fiscal compact e il Tav, chi sostiene l'articolo 18 e non vuole i nomi blindati.
Marcello De Vito, il candidato Cinquestelle?
Preferisco Grillo al centrosinistra, che guarda al Vaticano e ai costruttori. Con M5S, dal No-tav alla bocciatura delle politiche economiche europee, c'è convergenza su alcuni punti.