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Donne, depressione post-aborto?§“Chiedete aiuto agli antiabortisti”

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“Hai abortito e ti senti male? Lo sportello ‘Da donna a donna’ ti offre l’aiuto che cerchi”. È chiaro, diretto, amichevole quasi. È lo slogan con cui il Movimento per la vita italiano – noto anche al grande pubblico per le sue battaglie anti-Legge 40 – ha lanciato uno sportello di ascolto e assistenza nuovo di zecca. Il servizio, attivo presso il Cav Palatino e il centro Caritas di via delle Zoccolette, si rivolge alle “donne che hanno abortito volontariamente e spontaneamente” e che per questa ragione “si trovano a vivere un forte disagio emotivo e psicologico (depressione, ansie, fobie, disturbi sessuali)”. Ed è cofinanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

“L’ABORTO? UN OMICIDIO”– La domanda a questo punto sorge spontanea. E Pina Adorno, presidente della Consulta dei Consultori Familiari di Roma, la sintetizza così: “Perché affidare una competenza pubblica – peraltro già istituzionalmente affidata ai consultori familiari – a un ente privato, per di più così connotato dal punto di vista ideologico e storicamente così contrario alla libera decisione e all’autodeterminazione delle donne?”. Difficile infatti immaginare che “l’equipe di esperti (psicoterapeute, sessuologa, sociologa e operatrici CAV)” schierata dal Movimento per la vita possa tenere un approccio neutro di fronte a una scelta, quella dell’aborto, che viene da loro considerata “un omicidio” a tutti gli effetti. 

SOLDI “SOTTRATTI” AI CONSULTORI– Ma non solo. L’indignazione di chi da anni lavora e difende i consultori pubblici nasce anche dalla constatazione che “il sistema dei servizi sociali e sanitari è vasto e costoso e non possiamo permetterci di sprecare risorse destinandole a progetti autoreferenziali, che si pongono come ‘doppione’ o addirittura in antitesi con il mandato istituzionale dei servizi pubblici”. “Perché non utilizzare quelle risorse – si chiede Pina Adorno – per implementare la presenza e l’operatività dei consultori pubblici?”. La risposta non c’è. Ma in compenso c’è una certezza: “Se tutti i finanziamenti destinati negli ultimi vent'anni a progetti, iniziative creative e multiformi sportelli a tempo dedicati alle donne fossero stati concentrati nel migliorare o aprire nuovi servizi come i consultori, i centri antiviolenza, i servizi per l'infanzia, le donne e le famiglie avrebbero adesso un sostegno reale alle loro difficoltà di vita”. E probabilmente non avrebbero bisogno di uno sportello privato che le aiuti a superare il loro “disagio emotivo e psicologico”.


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