Voleva colpire l’avversario, ma l’attacco si rivela un boomerang. Il sindaco Alemanno lancia stoccate al suo competitor per il Campidoglio e gli chiede di affrontare la campagna elettorale “da semplice cittadino, non da senatore del Pd”. L’addio al suo scranno di palazzo Madama, però, Marino l’ha già pronunciato nei giorni scorsi. E l’ex ministro Alemanno sorvola sul fatto che le dimissioni da parlamentare sono un atto che deve essere votato dalla Camera di appartenenza. Passano pochi minuti e, puntale, arriva la precisazione del comitato di Marino: "Attendiamo la convocazione dopo la calendarizzazione dei lavori".
"IL MIO PARTITO E' ROMA" - Il chirurgo ligure, dopo l’implosione del Pd sul voto per il Quirinale, si ritrova nel mezzo “di ipotesi di scissioni e correnti”. “Forse non hanno capito – aggiunge – che voglio liberare questa città da cinque anni di scandali e parentopoli. Il mio partito è Roma”. La precisazione arriva su facebook, il social network su cui il candidato sindaco del centrosinistra spiega che la Capitale “può essere ostaggio di tensioni, di chi rievoca periodi bui della nostra storia. Soprattutto nella settimana in cui si celebra il 25 aprile”.
LA GAFFE DI ALEMANNO - Proprio da questo post Alemanno sceglie di partire per attaccare il suo avversario: “Ignazio Marino è stato eletto come senatore, ha partecipato alle ultime votazioni e quindi come fa a dire che non ha nulla a che fare con il Pd?”. Poi la frase della gaffe: “Se il suo partito è unicamente Roma si dimetta: sarei felice se facesse la campagna elettorale da semplice e non da senatore Pd”. Sorvolando così sulle dimissioni annunciate subito dopo la vittoria alle primarie del 7 aprile scorso. E soprattutto facendo finta di non sapere, dopo essere stato parlamentare e ministro, che l’atto deve essere votato da palazzo Madama.
LA REPLICA DI MARINO - “Sembra che le dimissioni del senatore Ignazio Marino – scrive in una nota il suo comitato elettorale – siano diventate il primo punto del programma degli altri candidati sindaco di Roma”. “Ora – aggiungono dal suo staff – si attende la convocazione della prima riunione utile della conferenza dei capigruppo, chiamata a calendarizzare la votazione in aula come stabilito dai regolamenti parlamentari”. Dopo la difesa, la stoccata: “Gianni Alemanno pensi piuttosto a bloccare le nomine dell’ultima ora - aggiunge - che proseguono indisturbate nelle società partecipate di Roma Capitale, dove trovano posto solo gli amici degli amici”.