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Marchini chiude ad Alemanno§Marino spera nel voto del M5S

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Come in una partita di poker, sa di avere il punto. E rilancia. Adesso tocca ad Alemanno e Marino, che si sfideranno il 9 e 10 giugno per il ballottaggio al Campidoglio, andare a vedere le carte di Alfio Marchini. L’imprenditore che, con la sua lista porta a casa circa il 10% al primo turno, mette tutto sul tavolo 12 punti per la città. Per una discontinuità che il sindaco uscente non può rappresentare, dice l’ingegnere. L’importante è un’idea di governo, non un posto in giunta, assicura. I due sfidanti fanno a gara nelle dichiarazioni per promettere il cambiamento. Mentre la linea ufficiale dei Cinquestelle resta quella di nessun appoggio ufficiale.

5STELLE - Il MoVimento romano esclude la consultazione online per decidere chi appoggiare fra poco più di una settimana. “Pd e Pdl sono uguali”, ripete il portavoce De Vito, dopo i richiami del leader Grillo. Ma i grillini capitolini si sentono più vicini all’ex senatore dem Marino. Non lasciano indifferenti i suoi voti per Rodotà al Colle e contro il governo, in linea con i pentastellati.  Quello che non piace a Marcello De Vito è l’apparato che sostiene il chirurgo ligure. Una seconda chance ad Alemanno? Neanche a parlarne. La decisione pubblica è di equidistanza, ma nel segreto dell’urna i grillini di sinistra sosterranno Marino. Gli attivisti vicino alla destra, invece, si asterranno.

MARCHINI - L’attenzione è tutta su Marchini. Che prova a capitalizzare l’investimento della campagna elettorale e il suo pacchetto di voti. Sport, sicurezza, trasporti, trasparenza: “Idee chiare e puntali – spiega l’imprenditore nel comitato di via Ostiense, - per un governo della città”. Poi arriva quella parola che allontana Alemanno: “Discontinuità”. “Oggettivamente è difficile che possa rappresentarla”, aggiunge l’ingegnere. Che sembra spalancare le porte a Ignazio Marino.

“Basta agli accordi sotto banco”, tuona il leader dei cuori spezzati. Anche per mettere a tacere le voci che parlano di incontri con il sindaco uscente e il segretario del Pd Epifani. “Ci parleremo – aggiunge – ma per ragionare sui programmi, non per avere un assessorato”. Marino prima promette un sostegno economico per gli stage per risolvere la piaga disoccupazione, poi polemizza per le assunzioni nel pubblico in piena campagna elettorale. Infine fa sapere che studierà la road map di Marchini.  “Alcuni punti sono centrali anche nel mio programma”, aggiunge l’ex senatore. Che torna sull'esigenza di cambiamento chiesta dal quel 70% di romani che domenica e lunedì scorsi non hanno scelto il primo cittadino.

ALEMANNO - Alla corsa per accreditarsi come rinnovatore si iscrive anche Alemanno. “Credo che questo appello debba essere accolto da tutti – dice il sindaco –. Rivendichiamo quanto fatto, stiamo lavorando per la discontinuità”. Non basta all’imprenditore. La terza via per convincere gli elettori è quella del “Signore”. Due giorni fa l’appoggio da OltreTevere; ieri Alemanno, citando il cardinale Bagnasco, parla di “Roma come Capitale della cristianità”.

Cosa che Marino non garantirebbe, favorendo i matrimoni gay, dice il potenziale vicesindaco Ciocchetti. Anche se non spetta al Campidoglio. Difficile che gli accordi saranno ufficializzati. Perché nessuna delle coalizioni vuole rinunciare ai posti di maggioranza in aula Giulio Cesare, per fare spazio ai 4 eletti dei “cuori spezzati”. Mentre Isabella Rauti, fiutate le poche possibilità di accordo, lancia il suo appello al voto. Perché nel quartier generale di Alemanno, a due passi da piazza Bologna, sono convinti che l’astensionismo (al 48%) è di centrodestra. E solo riportando i disertori alle urne si può sperare nella rimonta.


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