Al reparto di psichiatria dell’ospedale Grassi di Ostia si è ormai arrivati a 8 posti letto sistemati in corridoio. Il sovraffollamento? Una costante. E intanto le richieste di ricovero continuano ad aumentare mentre alcuni pazienti del Fatebenefratelli, adesso chiuso, vengono ‘dirottati’ al nosocomio lidense. Una situazione al limite che penalizza sia i degenti, privati della propria privacy ma anche di servizi minimi, essenziali come un armadietto, un comodino o l’attacco per l’ossigeno, sia gli operatori sanitari, già costretti ad operare in un cronico sotto organico, che devono ‘aggirarsi’ per i corridoi per visitare i pazienti.
I COBAS - A tornare a denunciare la situazione critica che interessa il Servizio psichiatrico diagnosi e cura del Grassi sono i Cobas della Asl Roma D, che oggi hanno inviato una nota al presidente Zingaretti, commissario alla sanità, chiedendo il suo intervento per una soluzione dei problemi segnalati. Ma oltre a psichiatria, a versare in condizioni drammatiche è anche il reparto di sub-intensiva, la struttura dedicata ai pazienti in fase post-operatoria o che necessitano di terapie mirate, come denunciato la settimana scorsa dalla Uil Fpl dell’azienda. In questo caso il problema è rappresentato dalla carenza di organico. Con l’allontanamento di 3 infermieri, è infatti venuto meno il 30% del personale. Gli operatori rimasti sono così obbligati a sobbarcarsi turni massacranti di 17 ore e i capo-sala si ritrovano in ruoli ‘non propri’. La sigla ha proposto alla direzione generale l’impiego degli ex operatori dell’Inrca, l’istituto sulla via Cassia che ha chiuso a dicembre, attualmente alla Asl ma ancora senza mansioni.
I PROBLEMI – Per quanto riguarda il reparto di psichiatria, con il trascorrere del tempo i problemi sono peggiorati. L’ultima nota dei comitati di base in cui venivano segnalate “criticità organizzative/gestionali/strutturali” risale al 12 dicembre scorso. Ma in questi mesi non è stato effettuato alcun intervento migliorativo. Tanto che l’attuale decreto commissariale n. 80/2010 della Regione Lazio che prevedrebbe presso la struttura 16 posti letto desta “forti dubbi e perplessità a causa delle scarse ed inadeguate capacità relative ai requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi, nonché di sicurezza dello stesso reparto e, cosa ancor più rilevante, la scarsità delle risorse umane e professionali già sotto organico con 13 posti letto”. Insomma, impossibile o, quanto meno inutile applicare il decreto e aumentare i posti letto vista la carenza di personale e di strutture.
I DIRITTI VIOLATI - Secondo i comitati di base, inoltre, la difficile situazione attuale rappresenterebbe non solo una violazione della dignità e dei diritti dei pazienti, ma anche un fattore di rischio in quanto le persone ricoverate si trovano in particolari e complesse condizioni psico-fisiche con possibili alterazioni delle funzioni cognitive. E a rischiare, poi, sarebbero gli stessi operatori. Mancano poi del tutto la tranquillità, la riservatezza per il continuo passaggio di altri degenti, dei parenti, di medici e infermieri. Tutto questo poi non favorirebbe il recupero dei pazienti ma anzi aumenterebbe il rischio che il ricovero psichiatrico si trasformi in un elemento penalizzante invece di una opportunità positiva, indispensabile all’interno del progetto e del percorso terapeutico/riabilitativo.
L’ORGANICO - Per i Cobas, il grave problema del sovraffollamento dipenderebbe da una serie di carenze legate sia all’insufficienza delle strutture Spdc in rapporto al bacino di utenza, sia alla carenza del personale se si pensa che il Progetto obiettivo della Regione Lazio 1999 - 2000 prevedeva un Spdc con 15 posti letto. Attualmente, il personale presente all’interno reparto è formato da 7 medici al posto dei 9 previsti; 1 psicologo invece di 2; nessun assistente sociale mentre dovrebbe essercene 1; 1 capo sala; 17 infermieri più una unità al day-hospital (ce ne vorrebbero, se si calcolassero solo i 13 posti letto, 20 ); 2 ausiliari ma ne necessitano almeno 4.
IL SOVRAFFOLLAMENTO - Per il bacino d’utenza i 13/16 posti attuali sono totalmente insufficienti: ce ne vorrebbero 29/32 posti letto, quindi 2 Spdc. Utilizzano il servizio, inoltre, tutti i passeggeri che transitano all’aeroporto di Fiumicino e che necessitano di ricovero in psichiatria e, nell’ultimo periodo, anche alcuni pazienti dell’ospedale Fatebenefratelli: al riguardo c’è un calendario per una turnazione per ogni Spdc. Ma il problema del sovraffollamento, in ogni caso, non può essere affrontato, né tanto meno risolto, se non vengono prima risolte le inadeguatezze esistenti nella rete dei servizi territoriali legati alla salute mentale.
LE STRUTTURE - In un territorio in continua crescita edilizio-abitativa, infatti, come avviene nel municipio X (ex XIII) e nel comune di Fiumicino la rete dei servizi in grado di rispondere ai problemi legati al disagio e alla salute mentale in termini di prevenzione, cura e riabilitazione, risulterebbe inadeguata. Le strutture e i servizi dell’Asl attualmente esistenti sono 1 ambulatorio ad Acilia, 1 Csm e un Centro diurno ad Ostia e un Csm e un Centro diurno nel Comune di Fiumicino. E tutti questi presidi hanno subito negli anni un grave depotenziamento se si pensa che nel solo X municipio, al centro di salute mentale, sono stati trasferiti circa 18 operatori a tempo indeterminato che, benché sostituiti da altri 10 operatori circa, alcuni a tempo determinato, non riescono a far fronte alle effettive esigenze del servizio. E dunque l’emergenza psichiatrica resta una priorità da risolvere.