Una storia che si ripete. Per la seconda volta, a distanza di un mese, stamane la Guardia di Finanza ritorna alla Regione Lazio per verificare i conti dei gruppi. Stavolta sotto accusa finisce Vincenzo Maruccio, dimessosi da capogruppo dell’Italia dei valori - mentre Franco Fiorito benché in carcere ancora non ha rassegnato le sue dimissioni - perché accusato di peculato (avrebbe distratto 500mila euro di fondi pubblici per interessi privati). E l’aria alla Pisana diventa irrespirabile. Rigidi controlli all’ingresso e poca voglia di commentare l’ennesimo scandalo.
LE VOCI DELLA PISANA - Nella palazzina che ospita l’Idv, dove tutt’ora gli uomini delle fiamme gialle controllano i bilanci del partito, nessuno si sbilancia, ma tensione e preoccupazione si leggono sul volto dei collaboratori. Nei corridoi però, qualcuno disposto a parlare c’è. Francesco Storace, leader de La Destra, si confronta con i suoi ed è convinto che Antonio Di Pietro, numero uno dell’Italia dei valori, “non può essere all’oscuro di tutto”. È sorridente, perché “anche i puri sbagliano”. Poi aggiunge: “Adesso sono cazzi loro”. Con le elezioni alle porte, inevitabile che l’inchiesta abbia delle ripercussioni in termini di voti.
Il giudizio di Esterino Montino, capogruppo del Partito democratico, è opposto a quello di Storace. “Impossibile che Di Pietro sapesse come venivano usati i soldi – spiega – perché non è un esponente della giunta regionale”. il riferimento è all’ex governatrice Polverini che ha sempre dichiarato di non conoscere le attività del consiglio. “Affermazioni – aggiunge Montino – che dimostrano la sua incapacità nel guidare una Regione”. Anche perché la responsabilità penale, ricorda la guida democratica alla Pisana, è personale. “Per questo – continua il consigliere Pd – spero che Maruccio possa dimostrare la sua estraneità ai fatti, mentre per noi con l’Italia dei valori non cambia nulla”. Poi parte l’affondo all’ex presidente della Regione, colpevole di aver abbandonato “il bilancio partecipato che garantiva un minimo di trasparenza. Il mio partito – afferma – è disposto a collaborare con la magistratura per fare chiarezza”. Il Laziogate continua e la responsabilità per i democratici della Pisana è tutta nelle scelte della classe dirigente. “Il rinnovamento – spiega ancora il capogruppo – non può essere solo generazionale, ma di metodo. In tutta la mia carriera non sono mai stato sfiorato da inchieste simili. La mia presenza in tribunale è solo per cause di diffamazione”. La soluzione è solo una: “Andare alle urne il prima possibile, per fare di questa istituzione una casa di vetro”. il rinvio del voto, da più parti, è letto come “l’ultimo disperato tentativo del centrodestra di rimettere insieme i cocci”. Nessuna preoccupazione politica, e in termini di consensi, perché la responsabilità è di chi commette il presunto illecito, non dell’Idv.
Sulla via delle urne entro dicembre anche il presidente regionale dei Verdi, Ferdinando Bonessio. “È l’unico modo per uscire da questa deriva – spiega –. Anche perché le elezioni costano 30milioni di euro, ma per mantenere in vita fino alla prossima primavera un’assemblea ferma, si spende quasi il doppio”. La speranza è che la magistratura chiarisca la vicenda e Maruccio dimostri la sua innocenza, “ma è opportuno – continua – ricordare che non siamo tutti uguali, perché i Verdi sono stati i primi a rendere trasparenti i propri conti, sono quelli che hanno rinunciato a rimborsi chilometrici e a cui hanno bocciato le proposte di legge per tagliare gli sprechi”.
“Disagio enorme” per Luigi Nieri. Il consigliere di Sel non vuole commentare la storia dal punto di vista giudiziario, “perché ci sono pochi elementi per fare delle valutazioni”. “L’unica cosa certa – spiega – è che il nostro rapporto con l’Idv non cambia, in quanto la vicenda è individuale e riguarda Maruccio”. Ancora una volta sul banco degli imputati finisce anche Polverini, con la sua scelta di azzerare il bilancio partecipato. “Quello dell’ex presidente è stato un atteggiamento irresponsabile – continua Nieri – ora spero che capisca che è opportuno ridare la parola ai cittadini”. Con Sinistra e libertà schierata al fianco del candidato Nicola Zingaretti in nome dell’emergenza democratica. “Ma se non si dovesse votare entro dicembre – conclude – non escludiamo le primarie di coalizione”.
Gli uffici di Pdl e Udc sono vuoti. La maggioranza caduta sotto i colpi dell’inchiesta che colpisce l’ex capogruppo pidiellino Franco Fiorito, arrestato per peculato, evita i corridoi della Pisana. Che sono pieni di collaboratori e dipendenti che si confrontano o sono attaccati al cellulare. E concordano su una cosa: “Così non si può più andare avanti”.