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Lazio, a rischio licenziamento oltre 100mila persone§Di Berardino (Cgil): "Fermare la deindustrializzazione"

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Sono dati in continua crescita. Che non sembra, per ora, destinata a fermarsi. Oltre 24mila esuberi, +35 per cento di cassa integrazione in deroga e aziende fallite in aumento di 23 punti percentuali. E’ la fotografia del lavoro nel Lazio, scattata alla fine di luglio per confrontarla con quella del 2011. Un’immagine parziale, perché riferita ai primi 7 mesi dell’anno. E “la luce in fondo al tunnel non si vede”, rivela amaro il segretario della Cgil Roma e Lazio, Claudio Di Berardino. “Per questo – aggiunge – sabato saremo a San Giovanni, per rimettere al centro l’occupazione e per difenderla dalla crisi economica e dalla precarietà”.

IL FUTURO - Intanto le previsioni per il futuro preoccupano. Entro la fine del 2012, sono a rischio licenziamento oltre 100mila persone, il 72 per cento solo a Roma. Nella Capitale, che rappresenta i due terzi del mercato regionale, il lavoro peggiora in quantità ma, soprattutto, in qualità. Lo dimostrano le cifre sui nuovi contratti: salgono di 80 punti percentuali quelli a tempo determinato per gli enti pubblici, uno su due nel privato.

LA CIG - Capitolo reddito: negli ultimi 3 anni, è andato in fumo oltre un miliardo di euro per effetto della cassa integrazione. I dati sulla disoccupazione dicono che il rischio di aumento c’è: potrebbe arrivare all’1,9 per cento entro dicembre e del 4,7 nei prossimi 18 mesi, quando si esauriscono gli effetti degli ammortizzatori sociali. La quota totale sfiora i 10 punti (+2,6 rispetto al 2011). Con le donne investite maggiormente dalla crisi. secondo i dati Svimez, pubblicati ieri,  nel sud è occupato poco meno di un quarto di loro. Ai ritmi attuali, servirebbero 400 anni per colmare il divario con il nord del Paese. Mentre un ragazzo su tre è a spasso, con il record stabilito da Viterbo: 43,4 per cento.

La prima risposta a questo “declino economico-sociale – spiega Di Berardino – arriva dal calo di oltre 2 punti nei consumi e del 40 per cento nel commercio”. Senza dimenticare il -5 per cento registrato dagli investimenti in edilizia. Inevitabile, in queste condizioni, l’aumento del tasso di povertà: nel 2012 arriva al 7 per cento. “È un vero e proprio processo di deindustrializzazione – aggiunge il segretario della Cgil –, mentre non si può più sperare in quell’ammortizzatore sociale in cui si erano trasformate le pensioni, che nel Lazio, ammontano mediamente a 700 euro”. Poi c’è il tema del credit crunch. Secondo un’analisi della Banca d’Italia, “la stretta creditizia toglie ossigeno alle piccole e medie imprese e alle famiglie”. Così superano le mille unità le aziende che chiudono i battenti, con la produttività che crolla di 4 punti percentuali. Mentre le multinazionali, che apparentemente non vivono queste difficoltà, delocalizzano gli stabilimenti, per sbarcare su sponde dove il costo del lavoro è minore.  

IL SUOLO - Ma a Roma cresce anche il consumo di suolo, che in 15 anni, secondo Legambiente, porta alla cementificazione di oltre 4mila ettari di territorio destinato alle coltivazioni. Tutto questo nel più grande Comune agricolo d’Europa. Per la Cgil poteva rappresentare, in minima parte, un modo per uscire dalla crisi. Ma è stato messo da parte. Il nodo però è sempre lo stesso: è quello che riguarda gli investimenti per le politiche di sviluppo. “Stavolta – spiega il segretario dell’organizzazione sindacale – le risorse non possono essere prese ancora una volta dai lavoratori. Il governo Monti da una parte dà, intanto dall’altra toglie in maniera più consistente”. Il riferimento è alle ultime decisioni dell’esecutivo dei tecnici, che diminuisce l’Irpef ma aumenta l’Iva, con un saldo negativo per i contribuente.

La soluzione è sempre la stessa: “I soldi – suggerisce Di Berardino – vanno presi dai grandi patrimoni, dall’evasione e dalla corruzione, per metterli a disposizione di pensionati e lavoratori. Programmando la crescita economica, non pensando solo a una mera forma di assistenzialismo”. Per dire stop agli ammortizzatori sociali e all’agenda Monti. Il segretario Cgil lo ribadirà dal palco in piazza San Giovanni, soprattutto a chi, nel centrosinistra, sostiene un bis della squadra dei tecnici. “Che taglia su tutto. Per questo – conclude – la luce in fondo al tunnel, senza politica industriale, resta un’illusione”. 


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