I Gladiatori di Roma invadono il mondo. La frase è da prendere in senso letterale, se è vero che il film (italiano) con questo titolo - un'opera d'animazione in 3D - è già stato acquistato in 30 paesi, in Italia uscirà in 400 sale il 18 ottobre e negli Stati Uniti occuperà ben 3mila cinema a Pasqua. Il suo artefice è Iginio Straffi, creatore delle Winx, regista e fondatore dello studio d'animazione Rainbow, ai cui personaggi si ispirano le attrazioni del Rainbow Magic Land di Valmontone. Ora la creatività di Straffi si è tradotta dunque in un ambizioso film sull'antica Roma, che sfoggia tra le voci Laura Chiatti, Luca Argentero e Belen Rodriguez.
IL GLADIATORE RILUTTANTE - E così sullo schermo rivive la Città Eterna com'era (o come pensiamo che fosse) nell'epoca imperiale, con gli argini del Tevere decorati da prati e fiorellini e i monumenti integri e imponenti, per fare da sfondo alla storia di Timo (doppiato appunto da Luca Argentero), un ragazzino goffo e timido che ha muscoli a sufficienza ma nessuna voglia di essere un guerriero. Timo non ha velleità da combattente ma gli è toccato in sorte di essere allevato dal generale Chirone e cresciuto nell'Accademia di Gladiatori più famosa della città dopo essere rimasto orfano in seguito all'eruzione che ha sepolto Pompei. Tutti si aspettano grandi cose da lui, ma lui spera solo di essere ricambiato da Lucilla (Chiatti), figlia di Chirone e amica di infanzia che torna, splendida splendente, dalla Grecia. Lucilla però è promessa sposa di Cassio, e solo per lei Timo si convincerà a scendere nell'arena, con l'aiuto dell'amazzone Diana (Belen).
ISPIRATI ALLA PIXAR - La soubrette spagnola il cui nome richiama subito alla mente un clamoroso tatuaggio, in Gladiatori di Roma è perfettamente "in ruolo". Anzi lo è la sua voce spagnoleggiante ed esotica, totamente aderente al carattere dell'amazzone animata ideata da Straffi (probabilmente pensando proprio a lei). E' una delle poche qualità di questo ambiziosissimo film che vuole inseguire gli americani in un terreno in cui sono fortissimi, cioè la computer grafica 3D e i racconti buoni per grandi e piccini. Ma di fronte alla Pixar e alla Dreamworks "l'industria" dell'animazione italiana è una pulce, e gli ammirevoli sforzi della Rainbow producono qualcosa di più simile a uno scimmiottamento che non a un capofila europeo. Anche la storia non decolla fino all'ingresso in scena dell'amazzone Belen, e le gag riecheggiano momenti di tanti celebri film Usa in Cgi, a partire da Shrek.
I NUMERI - Stamattina, comunque, alla conferenza stampa, l'ad di Medusa Giampaolo Letta ha presentato con orgoglio I gladiatori di Roma come un'opera "di altissimo livello che non ha nulla da invidiare ai kolossal d'animazione statunitensi''. Di sicuro, ciò che è altissimo sono i numeri di questo film: un budget di 35 milioni di euro, 12mila schizzi di preparazione per 150 scenografie, 160mila fotogrammi finali e oltre 10 milioni di livelli diversi che compongono ogni fotogramma. E 5 anni per realizzarlo. "Perché sono un perfezionista - dice Straffi - I miei gladiatori sono uomini veri, molto spesso maldestri, e proprio per questo autentici. Per i ragazzi è importante avere degli esempi positivi. I gladiatori non erano altro che gli odierni calciatori, divi da idolatrare, ma Timo comprenderà anche grazie ai consigli di Diana quanto possa essere sbagliato utilizzare delle scorciatoie per vincere''.