Si allarga il fronte di chi chiede il voto subito nel Lazio. Tra gli esponenti del mondo della cultura, dopo don Luigi Ciotti, Dacia Maraini e Ferzan Ozpetek, arrivano anche i registi Paolo e Vittorio Taviani. Che aderiscono al comitato promotore dell’iniziativa per restituire la parola ai cittadini, dopo il terremoto alla Pisana. Gli scandali relativi ai gruppi regionali e le successive dimissioni dell’ex governatrice Polverini, bastano per tornare alle urne. La lista di scrittori, artisti, registi, si allunga e arriva a 39 firme.
GLI ADERENTI - Tra gli altri anche Andrea Camilleri, l’attore Massimo Ghini, l’urbanista Daniel Modigliani e il giornalista Vittorio Emiliani, si definiscono preoccupati per “la crisi democratica in cui è precipitata la Regione - si legge nel testo dell’appello del comitato al Voto subito - e sottolineiamo con forza l’urgenza di voltare al più presto pagina per ricostruire condizioni di fiducia e affidabilità della rappresentanza democratica”.
Gli esponenti delle diverse professioni, ricordano che “un ente così importante per la vita dei cittadini, per lo sviluppo e per la coesione sociale” non può essere governato da una giunta dimissionaria. Senza dimenticare gli eletti di maggioranza e opposizione travolti da vicende che “offendono la coscienza civile e gettano discredito sulle istituzioni”, scrivono i firmatari dell’appello. Che si dicono consapevoli del “danno morale e materiale provocato da questa situazione”. L’obiettivo è quello di opporsi ad ogni tentativo di rinvio di apertura dei seggi. “Per restituire ai cittadini i loro diritti”, aggiungono.
LA POLVERINI - Ma per ora Renata Polverini non ne vuole sapere di comunicare la data delle elezioni. Si trincera dietro la giustificazione di voler rispettare tutte le regole, aspettando il decreto di riordino sulle province che dovrebbe portare maggior chiarezza anche sul numero dei consiglieri regionali (che secondo il governo Monti devono scendere da 70 a 50). Per l’opposizione alla Pisana, si tratta invece del classico “calcolo personale fatto sulle spalle dei cittadini”. Tradotto: l’ex governatrice starebbe trattando con gli ex alleati, cercandone di nuovi, per garantirsi il futuro politico. Che nelle sue intenzioni dovrebbe portarla da via Colombo, sede della giunta regionale, a Montecitorio.
ZINGARETTI - Il presidente della Provincia e candidato alla Regione, Nicola Zingaretti, definisce “omertoso il silenzio” di Polverini. Enzo Foschi, consigliere democratico regionale, accusa l’ex governatrice di “non pensare ai disoccupati, ma allo shopping con la scorta”, in riferimento a un episodio svelato nei giorni scorsi da una cronista del Corriere della sera. Anche Stefano Pedica, senatore dell’Idv, attacca l’ex sindacalista per l’uso delle sue guardie del corpo. A cui Polverini promette che rinuncerà.
IL PD - Mentre il segretario romano del Pd, Marco Miccoli, afferma che è”assurdo che si vada a votare prima in Lombardia (dicembre, ndr), anche se consiglio e giunta Formigoni non sono ancora dimissionarie”. Al presidente del consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, la lettera d’addio di Polverini è arrivata più di venti giorni fa, con immediato scioglimento dell’assemblea. Ma di elezioni nemmeno l’ombra. Ma che porta a una situazione di “vuoto istituzionale”, secondo Pierluigi Bersani. Il candidato premier del Pd ritiene “inaccettabili il silenzio e l’immobilismo dell’ex governatrice”.
IL PDL - La fretta dei democrat di tornare al voto è dettata “dalla paura delle inchieste del pm” attacca Francesco Giro. Il deputato Pdl sottolinea che l’unica “colpa è quella di copiare quanto fatto da Esterino Montino (capogruppo Pd alla Pisana, ndr), quando portò al voto il Lazio 5 mesi dopo le dimissioni di Piero Marrazzo”. Sulla lista di intellettuali che hanno firmato il manifesto per il voto subito, Giro spiega che ognuno “è libero di farlo”. “Ma da loro – aggiunge – mi aspetterei la sottoscrizione di manifesti di ben altro tenore, che so, sull’intolleranza razziale. Ma loro zitti. Hanno il problema di demonizzare la Polverini”.