Oggi parla lui. Anzi, scrive: “Sono un benefattore che ha fatto risparmiare a Roma 2miliardi di euro. Adesso serve il missionario”. Con una lettera Manlio Cerroni, presidente del gruppo Consorzio laziale rifiuti (Colari) risponde punto per punto ad un articolo del settimanale l’Espresso, che svela l’inchiesta sul re della spazzatura. Associazione per delinquere, estorsione, truffa e traffico illecito di rifiuti: sono queste le ipotesi di reato contro il novantenne avvocato, che controlla la discarica di Malagrotta e il suo successore: il sito di Monti dell’Ortaccio.
Cerroni però è convinto di aver “creato un monopolio all’opposto”, da cui le famiglie romane avrebbero anche guadagnato, pagando circa “4mila miliardi di lire in meno dal 1964 ad oggi”, grazie al suo “gruppo che ha trattato 150milioni di tonnellate di munnezza”. “La produzione italiana di 5 anni”, sottolinea l’avvocato. Che tra i “servizi resi” alla Capitale, aggiunge quello di aver smaltito i rifiuti a prezzi più bassi di quelli di mercato. Non è così per il pm Giuseppe Travaglini, a cui nel 2009 vengono dei sospetti sulla gestione di Albano laziale. L’ipotesi è che l’azienda produca un minor quantitativo di cdr rispetto a quello dichiarato. La truffa avrebbe reso oltre 9milioni di euro, secondo il magistrato di Velletri. Per Fabio Rampelli e Marco Marsilio, deputati Pdl, il guadagno è solo per il presidente di Colari, “che può vantarsi di essere uno degli uomini più liquidi d’Italia”, scrivono in una nota i due parlamentari.
MALAGROTTA - Cerroni torna anche sulla questione Malagrotta, che Gianni Alemanno aveva definito “la vergogna di Roma”. L’avvocato ricorda che il sindaco si “era complimentato”, dopo una visita. Quel sito per il numero uno del Consorzio “è stato la fortuna per Roma perché sono stati trattati in 30 anni circa 40milioni di tonnellate di rifiuti”. Ora però il fascicolo di indagine è anche sulla discarica che nei suoi 250 ettari accoglie la mondezza della Capitale. Nella procura di piazzale Clodio, si ipotizza una minaccia per indurre gli enti locali a pagare il debito di 135milioni di euro, di cui 120 di Ama. Per i pm un tentativo “di intimorire e far ravvedere” le amministrazioni con l’ultimatum della chiusura di Malagrotta. Facendo affogare la città di rifiuti. Cerroni parla di un normale tentativo di recupero crediti.
MARSILIO E RAMPELLI - Sui soldi puntano il dito anche Marsilio e Rampelli: “Con la sua liquidità riesce ad opzionare tutti i siti potenzialmente idonei per i nuovi impianti”. Con l’imminente chiusura di Malagrotta, dopo aver scartato le ipotesi di Corcolle (a due passi da Villa Adriana, patrimonio dell’Unesco), Riano e Pian dell’Olmo; oggi si punta sulla Valle Galeria. Anche la buca di Monti dell’Ortaccio appartiene a Cerroni. E anche su questi terreni è arrivata l’indagine. Il sospetto riguarda la mancanza di autorizzazioni per far funzionare il sito, con ipotesi di illecito edilizio e deviazione illegale dell’acque. Ma il via libera passa dalle mani del commissario Sottile, da cui “aspetta decisioni” Cerroni. Marsilio e Rampelli suggeriscono di rompere con l’avvocato novantenne.
Per i deputati del Pdl Marsilio e Rampelli è indispensabile “avviare provvedimenti strutturali come la raccolta porta a porta e il riciclo per superare l’emergenza”. E chiedono a Cerroni di “risparmiarci il piagnisteo”. Ma l’avvocato sognava un finale diverso: a novanta anni si aspettava di essere portato “in carrozza in Campidoglio per ricevere un grazie per quanto fatto per la città”.