Se vi state organizzando per dei fine settimana culturali da passare fuori porta, potete già cerchiare in rosso tutti i weekend d’aprile. Il consiglio è di lasciarsi attrarre dal richiamo della Valle dell’Aniene, dove ogni sabato e domenica andrà in scena “Contemporanea Aniene Pop Festival”, rassegna dedicata al teatro popolare contemporaneo, da vivere tra maschere, dialetti, musica e buon vino, gustandosi l’incontro tra artisti di calibro internazionale, giovani compagnie, le storie e il folklore dei cittadini residenti. La manifestazione, organizzata da Settimo Cielo con il contributo dell’assessorato alla Cultura e Sport della Regione Lazio, oltre agli spettacoli prevede infatti stage formativi, i “Racconti dell’Aniene” del sabato pomeriggio ad Arsoli, Anticoli Corrado, Roviano, Riofreddo e Vallinfreda, gli aperitivi conviviali della domenica mattina e il Gran Ballo Finale alla Rocca di Subiaco.
A Rocca di Subiaco si parte il 7 aprile con “Il Giardino della Pietra Fiorita”, concerto di organettisti diretto da Alessandro Parente con la partecipazione di Daniela Evangelista alla coreografia e alla danza. Il 14 aprile è la volta di “Job” dell’artista madrileno Dani Llull, mentre il 21 è in programma la performance “Il lazzo della mosca e altre storie” di Fabio Mangolini. Chiudono il Festival, il 28 aprile, i giovani attori della compagnia Totalab-Can Bagnato con Mbe. A loro abbiamo chiesto di raccontarci “Contemporanea Aniene Pop Festival”.
Quando nasce e come si sviluppa il vostro progetto artistico?
Si tratta dell’incontro, nel 2012, tra una compagnia di danzatrici e una di performer di strada. L’obiettivo comune è quello di creare spettacoli di arti performative in cui le singole discipline (danza, canto, recitazione, clown, musica, giocoleria) siano usate per comunicare con il pubblico. Dunque un teatro-danza-canto che, pur essendo il risultato di commistione di generi e sperimentazioni complesse, risulti popolare, nel senso di accessibile, comunicativo, coinvolgente a livello umano ed emotivo.
Cosa proporrete al pubblico del Festival di Aniene?
Porteremo in scena Mbe una coreografia per corpi e voci che da un lato esplora canti e modi popolari, ciclicità, ritualità; dall’altro la quotidianità, le piccole relazioni di famiglia, i momenti e i movimenti quotidiani, esplorati però in un ottica esagerata, grottesca, clownesca. Dunque due modi di intendere il concetto di “popolare” affiancati e contrastanti, ma comunque indispensabili l’uno all’altro perché le interpreti possano dare vita e voce a un percorso complesso, profondo.
L’obiettivo è coinvolgere in maniera diretta gli abitanti della Valle. Come ci riuscirete?
Lavorare la danza e il canto senza la quarta parete. In molte parti dello spettacolo le interpreti saranno in connessione, in gioco, in relazione con il pubblico. I personaggi danzanti guardano chi li sta guardando, ma, come nell’arte di strada, questo sguardo non è formale: influenza l’umore, le scelte, la qualità dei movimenti delle interpreti. È un coinvolgimento che mira a creare empatia.
Che risposte vorreste avere dal pubblico?
Dai cittadini vorremo sapere cosa ne pensano dello spettacolo, come lo modificherebbero, rendendoli parte attiva del processo di creazione passato nella settimana di residenza, e di quello futuro. Ogni spettacolo si modifica di continuo, ed è proprio la relazione con chi guarda a stabilire, sia nell’immediato, nell’improvvisazione scenica, che nel ragionamento successivo alla replica, buona parte di quelle modifiche.