Suicidio Italia porta sullo schermo del Riff la dolorosa scia di sangue che il 2012 si è lasciato alle spalle, raccontando il dramma di chi non ce l’ha fatta e le responsabilità dello Stato. Eppure, allo stesso tempo, è un film sul coraggio e sulla resistenza. Un viaggio duro e senza retorica nel Paese della crisi che mentre ne sonda gli effetti, cerca di scavarne le ragioni. Cinquantacinque minuti asciutti (e senza sconti) in cui le immagini di repertorio si intrecciano ai frammenti di docufiction e alle testimonianze (dirette e indirette) di chi è rimasto. Storie di estrema dignità, come recita il sottotitolo del docufilm diretto da Filippo Soldi in cartellone oggi (alla presenza degli autori, il regista, il produttore e Gianni Dragoni) alle 18,40 al Nuovo Cinema Aquila.
LA CRISI E LE VOCI DEL DISSENSO – Secondo capitolo di un immaginario romanzo filmato sui mali del Paese, Suicidio Italia - ideato e prodotto da Alessandro Tartaglia Polcini – comincia dove il precedente Tutti giù per aria (docufilm sulla vertenza Alitalia) tre anni fa si chiudeva, tentando di raccontare quello che vedrebbe oggi la figlia ventenne di uno di quei cassintegrati che allora urlavano “oggi a noi, domani a voi”. Narratrice (e spettatrice) di questo flusso di reale, l’attrice Eugenia Costantini, chiamata (nello stesso film) dal regista Filippo Soldi a dare voce ai tanti lavoratori che nell’ultimo anno hanno perso il lavoro. Numerose le testimonianze che accompagnano Eugenia: da Gianni Dragoni - che cerca di far comprendere il “mostro” che stiamo affrontando, i giochi spericolati della grande finanza e l’irresponsabilità della classe dirigente italiana - a Marco Travaglio, Paolo Barnard e Paola Musu con le loro posizioni estreme, fino alla lucidità e la chiarezza del pensiero di Dario Fo. In mezzo, le parole delle donne che hanno perso i loro figli e mariti (imprenditori, docenti precari, artigiani, commercianti, muratori, agenti pubblicitari) per un mancato diritto al lavoro, per i debiti che strozzano e non lasciano scampo. Come quella di Tiziana di Bologna, un marito indebitato con il fisco che si è ustionato il 95% del corpo in segno di protesta, morendo per dignità, che grida la sua rabbia: “Io sento di non appartenere a nessuno, sento che lo Stato mi è contro. Lo Stato mi fa paura”. Quella di un avvocato, Paola Musu, che arriva a denunciare le più alte cariche istituzionali per attentato alla Costituzione. Quelle, ancora, dei manifestanti che hanno gridato la loro protesta in lungo e in largo del Paese, dai lavoratori della Fiat a quelli dell’Idi, le cui vicende oggi, a distanza di pochi mesi dalle riprese del film, hanno preso nuove tragiche pieghe.
“GESTI DI RIFIUTO E DI RISVEGLIO DELLE COSCIENZE” -“Se queste persone avessero subito – spiega il regista Filippo Soldi a Paese Sera– se non avessero manifestato e gridato le loro ragioni, forse molte cose sarebbero rimaste insabbiate. Dobbiamo reagire, questo è il messaggio del film. Quello che sta succedendo in Italia è gravissimo, giusto oggi leggevo dei due coniugi che si sono tolti la vita nelle Marche. Uno Stato, se è Stato di diritto, non può consentire che accadano queste cose. Assurdo pensare che una persona si tolga la vita per la responsabilità dello Stato. Sono gesti di rifiuto di un’ingiustizia subita, atti a risvegliare le coscienze. Le donne che li raccontano non parlano di suicidi, ma di atti d’amore e di coraggio, di sacrifici in nome della dignità”. L’elenco è impressionantemente lungo. E tutto al maschile, fa notare ancora Soldi, “forse per via dell’arretratezza nella parificazione dei ruoli sul lavoro che vige ancora in Italia o per il diverso approccio alle difficoltà. Ma nel 2013 nella tragica lista si è aggiunta anche una donna”.
UN TERZO CAPITOLO? VORREI NON IMMAGINARLO –“Dopo Tutti giù per aria e Suicidio Italia – commenta il produttore del film Alessandro Tartaglia Polcini – vorrei non immaginare un terzo documentario sulla crisi in Italia, perché fare questi film è un viaggio dolorosissimo eppure necessario come dovere sociale. Vorrei poter immaginare un’Italia migliore di quella che abbiamo raccontato (e anticipato, come nel caso dell’Idi) in Suicidio Italia. Quel che è certo è che se ci sarà da denunciare, non ci tireremo indietro”. Il film, che forse vedremo prossimamente in tv, è attualmente distribuito sulla piattaforma web Own Air.
FRATELLI MINORI: DIRETTA DA ‘L’ALTRA STORIA’ – Dal presente al passato prossimo, il palinsesto di oggi al Riff viaggia all’insegna della Storia del ‘belpaese’, quella filtrata dagli sguardi dei tanti testimoni muti che non ne hanno potuto cambiare il corso. Come i tre militari di leva impegnati in un posto di blocco in mezzo alla campagna in quel fatidico 9 maggio 1978 in cui persero la vita a poche ore di distanza Aldo Moro e Peppino Impastato. Sono i Fratelli minori del cortometraggio di Carmen Giardina che vedremo oggi alle 18 al cinema Aquila, protagonisti di una drammatica presa di coscienza e di una personale, simbolica ribellione.