A rischio il restauro del Colosseo targato Tod’s. Attesa udienza questa mattina davanti alla VI sezione del Consiglio di Stato per decidere le sorti del restauro milionario del millenario monumento simbolo della Città eterna. E nuovo capitolo della querelle che vede coinvolto dallo scorso anno il Codacons, contrario alla decisione di affidare a Diego Della Valle, l’’imprenditore delle Tod’s’, la ristrutturazione dell’Anfiteatro Flavio per un investimento di 25 milioni di euro in cambio di 15 anni di pubblicità sull’anfiteatro. L’associazione dei consumatori ha infatti presentato appello contro la decisione del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso, definendolo ‘inammissibile’.
LA SPONSORIZZAZIONE – Il Codacons ha anticipato fin da ieri che sarà “proprio la sponsorizzazione dei lavori al centro di alcuni clamorosi documenti che l’associazione presenterà questa mattina ai giudici”. Si tratterebbe di documenti che dimostrerebbero le “irregolarità” insite nel contratto stipulato tra il privato e il Campidoglio. Sulla base delle nuove risultanze che il Codacons porterà all’udienza pubblica di oggi, sarà chiesto ai giudici di Palazzo Spada di “riformare integralmente la sentenza del Tar con conseguente annullamento della sponsorizzazione dei lavori dell’Anfiteatro Flavio e del presupposto bando originariamente impugnati”.
LA CONTESTAZIONE – Il presidente Baccarini e il relatore De Michele della sez. VI del CdS dovranno quindi pronunciarsi, oltre che sulla contestazione del Tar in merito alla legittimazione dell’associazione, anche sulla procedura seguita per l’affidamento della sponsorizzazione alla nota società Tod’s, che non avrebbe lasciato spazio alla concorrenza di altri soggetti. Il Codacons vorrebbe maggiore trasparenza e a questo riguardo, dopo aver chiesto l’annullamento della sponsorizzazione e del bando, sarebbe favorevole alla nomina di un commissario ad acta per indire una nuova procedura ai fini dell’affidamento dei lavori di restauro e, in subordine, a riesaminare le proposte pervenute due anni fa ma allora non ritenute idonee. Sarebbe questa la posizione di Carlo Rienzi, presidente di Codacons.
I CROLLI – L’associazione dei consumatori era intervenuta nei giorni scorsi anche sulla polemica che vedeva contrapposti il Campidoglio da un lato e la Soprintendenza archeologica dall’altro sui presunti crolli del Colosseo. “Le notizie che arrivano sempre più pressanti circa nuovi crolli e rischi di cedimento appaiono finalizzate a creare un ingiustificato e generalizzato allarmismo”, aveva detto Carlo Rienzi, “e sembrano avere lo scopo preciso di spingere i giudici del Consiglio di Stato, che il prossimo 16 aprile decideranno sul merito dell’appello da noi presentato, a pronunciarsi in favore del via libera ai lavori”.
LA TRASPARENZA – L’associazione, dichiarandosi “da sempre a favore della tutela del patrimonio storico e culturale della città, in primis del Colosseo”, affermava in quell’occasione che proprio per salvaguardare al meglio i monumenti “non servano fretta e allarmismo, bensì l’affidarsi ad un iter d’appalto chiaro e trasparente, che premi gli operatori più capaci senza ‘svendere’ beni che appartengono alla collettività e che in nessun caso possono essere ceduti, anche solo sottoforma dei diritti di immagine, a privati imprenditori”. Per questa ragione, il Codacons “diffida la Soprintendenza archeologica dal rilasciare dichiarazioni che possano da un lato procurare ingiustificato allarme, dall’altro influenzare illegittimamente le decisioni della giustizia”. Il 3 luglio dello scorso anno, il Tar del Lazio aveva dichiarato inammissibile il ricorso dell’associazione.
IL SINDACO – Dopo qualche settimana, il 25 luglio il sindaco Gianni Alemanno aveva annunciato che il restauro sarebbe partito il 31 luglio. “Gli ultimi nodi sono sciolti: i lavori del Colosseo, dopo mesi di dispute, polemiche e ricorsi, possono partire”, aveva detto il primo cittadino in occasione della presentazione, sulla terrazza del Pincio, della ‘Lista civica Rete Attiva per Roma’ che lo sostiene alle elezioni comunali di quest’anno. “Il 31 luglio”, aveva ribadito Alemanno, “partirà il restauro del Colosseo. Erano 73 anni che non si faceva un restauro organico dell’Anfiteatro Flavio”. In quella data, avrebbe dovuto essere presentato l’avvio dei lavori sponsorizzati da Diego Della Valle, superati gli ultimi passaggi anche al Mibac. Avrebbe dovuto essere presente l’imprenditore e illustrato il cronoprogramma del cantiere, compresa la data di avvio dei lavori.
IL PROGETTO - Per il sindaco “una grande vittoria, di Roma e della cultura”. E la soddisfazione allora trapelava anche dal ministero dei beni culturali, sia da parte del ministro Ornaghi, sia del sottosegretario Roberto Cecchi, all’epoca commissario per l’archeologia di Roma e Lazio e tra i firmatari dell’accordo con Tod’s. Il progetto di restauro, secondo quanto risultava in Campidoglio, era, è rimasto quello presentato nel 2011. L’accordo concede a Diego della Valle, in cambio di un finanziamento di 25 milioni Iva inclusa, l’esclusiva per 15 anni sul logo del monumento più amato e più visitato d' Italia. Per quanto riguarda i tempi per la conclusione dei lavori si stima occorrano circa 24-36 mesi per ciascun cantiere: sono sei in totale e tre sarebbero dovuti partire contemporaneamente.
I CANTIERI – I primi tre cantiere dovrebbero occuparsi della sostituzione dell’attuale sistema di chiusura delle arcate perimetrali (fornici), del restauro dei prospetti settentrionale e meridionale, del restauro degli ambulacri. Il Centro servizi, invece, dovrebbe essere di 1600 metri quadri, posizionato nella parte sud-ovest del Colosseo e dovrebbe avere all’esterno attività di accoglienza, biglietteria, bookshop e servizi igienici. Durante i lavori, sulle recinzioni, previsti pannelli di due metri con pubblicità. Per quanto riguarda le attività culturali – set di un film o un concerto – dovrebbe essere la soprintendenza a vagliare al richiesta. Al momento, in attesa del pronunciamento dei giudici, il condizionale è d’obbligo.