Le articolate attività investigative dell'operazione Ghost Truck, protrattesi per circa due anni, coordinate dalla Procura della Repubblica di Viterbo, dal sostituto procuratore Paola Conti, hanno individuato un consolidato meccanismo di frode nel quale sono coinvolte, a vario titolo, 25 persone e 16 società, riconducibili alle citate persone, operanti nel settore delle infrastrutture, del movimento terra e dei trasporti. La complessa attività di indagine ha interessato sia il territorio internazionale (Malta) che buona parte del territorio nazionale e in particolare Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Lazio, Calabria e Sicilia.
LA 'NDRANGHETA - Con le operazioni di oggi sono state arrestate su ordinanza di custodia cautelare 8 persone - tutte di nazionalità italiana e talune delle quali particolarmente vicine ad organizzazioni criminali ‘ndranghetiste. Eseguite anche 16 perquisizioni locali e domiciliari durante le quali è stata acquisita documentazione ritenuta di interesse per il prosieguo delle indagini. Sono state denunciate a piede libero altre 17 persone. Singolare il meccanismo di frode adottato dall’organizzazione anche grazie a una fitta rete di connivenze e complicità, riconducibile allo spessore criminale di taluni soggetti facenti capo ad organizzazioni criminali operanti nella provincia di Reggio Calabria.
LA TRUFFA DEI MEZZI DI LAVORO - Il meccanismo di frode è stato pianificato e attuato attraverso tre fasi: l’individuazione dei mezzi oggetto del sistema di frode; l’occultamento, trasporto e “la sparizione” dei mezzi; la predisposizione di false denunce di furto – simulazione di reato e richiesta di risarcimento alla società assicuratrice. Nella prima fase, i mezzi oggetto di frode sono stati reperiti sulla base di un collaudato “modus operandi” che ha coinvolto di volta in volta società riconducibili all’organizzazione criminale operanti nel settore delle infrastrutture, dei trasporti e del movimento terra, che hanno proceduto al noleggio presso varie concessionarie sparse sul territorio nazionale di macchine operatrici per il movimento terra d’ingente valore commerciale e non dotate di codici o numeri seriali di riconoscimento risultanti da pubblici registri; società gestite dall’organizzazione, proprietarie dei mezzi di trasporto per il movimento terra, ovvero di macchine operatrici non iscritte in pubblici registri. In tale contesto le persone di volta in volta incaricate, sulla base di precise direttive ricevute dagli organizzatori della frode, hanno prodotto false certificazioni di lavoro, onde attestare che le macchine noleggiate fossero “impegnate” nello svolgimento di lavori all’interno di cantieri precedentemente individuati.
LA BASE IN SICILIA E GLI APPOGGI LOGISTICI ALL'ESTERO - Nella fase successiva, i vertici dell’organizzazione mediante l’intervento di società di trasporto ad essi riconducibili hanno provveduto attraverso l’impiego di autisti di propria fiducia, al trasporto su strada di tali macchine presso alcuni porti nazionali con destinazione Sicilia per ”far sparire” i mezzi dal territorio dello Stato, potendo contare su “appoggi” logistici all’estero opportunamente precostituiti. Nella terza ed ultima fase, a sparizione avvenuta veniva denunciato il furto delle macchine operatrici in questione, ormai “al sicuro” fuori dal territorio delle Stato, in particolare a Malta. L’organizzazione criminale, avente quali elementi di spicco e menti pensanti Giovanni Guarneri e Giuseppe Di Giovanni detto Pino, ha conseguito un illecito profitto quantificabile in oltre un milione di euro.