“Il nostro partito non esiste più. Per questo bisogna resettarlo. Ma per farlo bisogna partire dall’azzeramento delle correnti, in eterna lotta per i posti migliori”. Fabrizio Santori, consigliere Pdl in Campidoglio e candidato alle primarie a sindaco per il centrodestra, spiega perché ha deciso di scendere in campo in vista delle prossime elezioni. Nell’aula Giulio Cesare, dove si lavora per approvare gli emendamenti del bilancio, con il sottofondo della campanella che invita al voto, il presidente della commissione Sicurezza fa autocritica sul lavoro di questi ultimi anni. E individua i colpevoli di “quello che non è un fallimento, ma neppure la rivoluzione promessa: sono il sindaco Alemanno e i coordinatori del Popolo della libertà”.
Nel 2008 lo slogan era: “Roma rialzati”. Su cosa invece è caduta la vostra Capitale?
Quella frase doveva rappresentare la riscossa dopo il governo del centrosinistra. Invece noi siamo inciampati sugli stessi problemi che volevamo risolvere: trasporti, nomadi e rifiuti. Si è fatto meglio della sinistra ma non siamo ancora in piedi, nonostante importanti finanziamenti, forse troppi.
La guerra sul bilancio è vinta o persa?
Il vero debito l’abbiamo scoperto solo dopo aver analizzato le carte. Certo, non è una giustificazione, bisognava fare di più sui risparmi dell’amministrazione e sul tema del patrimonio, la cui delibera, approvata nei giorni scorsi, doveva essere licenziata nel 2008, subito dopo l’insediamento giunta Alemanno.
Non si rischia la svendita dei gioielli di famiglia?
Non è questo l’obiettivo. Il patrimonio dell’amministrazione deve essere rilanciato attraverso la vendita o la locazione, perché troppi immobili sono abbandonati. Per evitare questo rischio è opportuno un’opera di riqualificazione prima della messa sul mercato.
E la rivoluzione dell’amministrazione?
La razionalizzazione degli uffici non è mai avvenuta. Abbiamo quelli di largo Loria o via delle Vergini che costano milioni. Così come i residence per l’emergenza abitativa, in cui, oltre a chi ne ha veramente bisogno, vive chi non ne avrebbe diritto.
Queste rivoluzioni mai nate sono il suo manifesto elettorale?
Certo, dobbiamo ripartire dalle nostre origini. Su questi temi si vince o si perde.
Le responsabilità di chi sono?
Su alcune problematiche Alemanno è stato troppo timido senza intaccare le lobby di potere all’interno delle aziende municipalizzate. Tutto questo ha fatto sì che l’amministrazione galleggiasse senza dare una risposta concreta. Le sacche di insoddisfazione sono molte, per questo il sindaco si deve mettere da parte.
Solo colpa sua?
No, ci sono tutti quei capicorrente che ingessano il partito. Già nel 2010, dopo la mancata presentazione della lista Pdl alle regionali, avevamo chiesto le dimissioni di Piso e Sammarco. Tutelati, sono ancora al loro posto, anche oggi dopo i fatti della Regione Lazio. Fanno finta di contrastarsi solo per mantenere rendite potere nei posti strategici e tutelarsi.
La mossa di Alemanno di non presentare il simbolo a Roma basta per rilanciare il partito?
Questo è un azzeramento di facciata, non hanno capito che la gente vuole facce nuove. Se vuole il lifting, iniziasse dal rimuovere i suoi uomini dai posti chiave. Non si può spacciare per euro 7 un motore che non lo è e continua a inquinare.
Quali sono i volti del cambiamento?
I politici che lavorano sui territori, quelli ispirati dal modello innovativo del 2008. Quelli che nei listini bloccati non metterebbero mai le varie Minetti o alcuni di quei personaggi che sedevano alla Pisana. Mentre si discute sui tre saggi che dovrebbero valutare le candidature. E chi sono? Quelli che ci hanno portato al fallimento?
L’antipolitica cresce anche grazie a voi e a chi fa ostruzionismo su legge anticorruzione in Parlamento e su anagrafe pubblica degli eletti in Regione.
Io sono per l’esclusione non solo degli indagati, ma di tutti quelli che non hanno un passato limpido, che sono invischiati in torbide situazioni. L’elettore di centrodestra è stanco anche dei Cicchitto e dei La Russa. Per questo alcuni guardano con favore al candidato alle primarie del Pd, Matteo Renzi. Comunque noi in Campidoglio abbiamo l’anagrafe pubblica e le persone devono sapere che prendiamo 1600 euro, non le cifre astronomiche della Pisana.
Anche lei però è stato coinvolto in una storia poco limpida, per colpa del bed&breakfast abusivo.
La casa vacanze è di mio fratello, che aveva tutte le concessioni che, scadute, non sono state rinnovate. È la rincorsa a trovare lo scandalo contro chi si pone come il cambiamento e poi è uguale agli altri. Ma contro di me non troveranno nulla.
Dal suo partito sono arrivate dichiarazioni di sostegno?
Io sono sostenuto dalle persone e dai consiglieri municipali. Tradotto: dalla base.
Farebbe un passo indietro rispetto a una candidatura di altro profilo?
Sì, ma deve avere grandi idee trasformate in programmi di governo.
Un nome?
Secondo me, non esiste.