Impegno sociale e bass music. Si definiscono "collettivo musicale" dall'assetto variabile. Sono nati nel 2006 con "l'intento di raccontare con la musica e i testi la società odierna, l’Italia dei migranti ma anche di chi resiste e lotta quotidianamente". Si chiamano Popucià e al momento sono: Jacopo dell'Abate (producer e polistrumentista), Dario Britti (chitarrista), Dalila D'Amico (vj) e Pasquale Grosso (produzione, testi e voce). A quest'ultimo abbiamo chiesto ragione della loro mission: "Ti rispondo nel giorno in cui viene dato l'incarico di governo a Enrico Letta - dice - Abbiamo trascorso giorni di incredibile delusione per le opportunità perse (cercare alla voce Rodotà) e abbiamo assistito allo schianto dei "sogni di cambiamento" di un paese imbrigliato da dinamiche politiche assurde: il nuovo che accusa il vecchio di essere tale che però si comporta come una setta mentre il paese va a rotoli. Quindi posso tranquillamente ribadire che la ragione sociale di un progetto come Popucià rimane sempre la stessa: il racconto di chi resiste, una sorta di autobiografia generazionale collettivizzata. Ovviamente dal nostro punto di vista".
Che percorso avete fatto in questi sei anni di attività?
Quando ho messo in piedi il progetto me lo immaginavo come un laboratorio musicale in continua evoluzione, e così è stato. Abbiamo spesso cambiato stile e forma, passando dall'hip hop meticcio del primo album (Carovana, nel 2006, ndr) a un disco decisamente più acustico come Pop 2.0 (nel 2010, ndr) per il quale però abbiamo coinvolto dj e producer conosciuti sul web affidandogli la B side del lavoro. Ci siamo divertiti a mettere in musica alcuni stralci delle trasmissioni di Peppino Impastato (Dub Aut, ancora nel 2010, ndr) e abbiamo collaborato spesso con l'associazione antimafie daSud creando dei brani che hanno fatto da colonna sonora ad alcune iniziative o campagne di sensibilizzazione. Abbiamo sempre suonato molto, in qualsiasi posto, dai locali ai centri sociali. Abbiamo partecipato a molti festival, aperto i concerti di band nazionali ben più famose di noi, portato la nostra musica anche nelle carceri, sopratutto quelle minorili. Dopo alcuni concerti in estate abbiamo subito una battuta d'arresto, ma per fortuna ora siamo pronti a ripartire cambiando, come al solito, stile e forma.
Citavi l’associazione antimafie daSud. Mi racconti il vostro impegno in questo senso?
Partiamo dicendo che l'impegno nella lotta per i diritti è stato sempre al centro di questo progetto musicale. Io faccio parte di daSud da ormai 5 anni e il punto d'incontro sono stati proprio i Popucià. Abbiamo iniziato a collaborare nel 2009 suonando alla "lunga marcia della memoria", manifestazione annuale molto importante per l'associazione. Ci chiamarono per un esibizione nella tappa di Polistena. La lotta alle mafie è un tema cruciale. Un'esigenza che questo paese deve sentire e di cui la politica, così come ogni singolo cittadino, deve farsi carico. Io ho scelto in maniera naturale di occuparmene, come uomo e come artista. La politica e l'informazione hanno negato per decenni la presenza delle mafie al Nord rilegandole a un problema prettamente meridionale, ma la realtà è tutt'altra cosa. È di mercoledì scorso la condanna definitiva a 110 affiliati alla 'ndrangheta in Lombardia. Lo stesso discorso vale per la Capitale, dove l'attuale sindaco non fa altro che rigettare infastidito l'accostamento delle mafie alla città di Roma, imputando alla micro-criminalità anche i quasi 50 morti ammazzati dello scorso anno. Spesso si è ciechi, probabilmente per convenienza. Credo che l'arte debba essere promotrice di determinate argomentazioni. Che non debba fermarsi alla superficie dei problemi, ma provare a scavare per capire cause ed effetti. Bisogna rimettere al centro il concetto di collettività, il tempo dell'individualismo sfrenato va seppellito. Gli artisti devono fare la loro parte. Con un occhio di riguardo alle nuove generazioni.
Vi muovete - sempre per vostra definizione - nei territori della bass music. Quali sono i vostri gusti e i vostri ascolti? Come avete costruito il vostro suono?
Il nostro suono esula dai nostri gusti, sono due cose ben diverse. In effetti risulterebbe complicato far convivere De Andrè e Burial, i Massimo Volume e i Massive Attack. Popucià è un laboratorio musicale, un collettivo che spesso varia assetto e quindi le sfumature del suono sono mutevoli. Il suono di riferimento è quello della bass music in generale, quindi ci sono influenze varie: dalla dubstep alla garage, dalla drum'n'bass al trip hop. Ma è tutto molto pop, senza estremismi. Alla fine ci piace solo comporre canzoni.
Quali progetti per il futuro? È in lavorazione un disco nuovo, vero?
Stiamo lavorando ad un disco di sole 8 tracce che verrà accompagnato da un mediometraggio per dare una doppia chiave di lettura al nostro pensiero. Il titolo dell'album ancora non c'è, ci sono invece gli ospiti. Nessuno proveniente dal panorama musicale, la scelta è ricaduta su alcuni attori perché ci piaceva l'idea di miscelare il nostro suono alla prosa del teatro civile: Maria Marino, Ernesto Orrico e Ninni Bruschetta saranno co-protagonisti del nostro nuovo album. Se tutto va bene, prima dell'estate dovremmo farcela.