Dovrebbe essere un volano dell’economia, e invece l’agricoltura del Lazio non gode di buona salute. Lo dimostrano i dati del consumo di suolo agricolo: in dieci anni il Lazio ha perso 300mila ettari, di cui 77.073 ettari di Sau (superficie agricola utilizzata). E non stanno bene nemmeno le aziende agrarie, 99.440 quelle morte nel Lazio nello stesso periodo. I dati non sono nuovi e si riferiscono all’indagine Istat del 2010, ma oggi il presidente di Confagricoltura Roma, Massimiliano Giansanti, rilancia l’allarme con il convegno “Alimenta il futuro”, alla presenza del sindaco di Roma Gianni Alemanno, e del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
ZINGARETTI: NUOVO MODELLO SVILUPPO - "Nel nostro Paese dobbiamo creare un nuovo modello di sviluppo e l'agricoltura può essere uno dei pilastri di questo modello” ha detto Zingaretti che ha parlato di un “vecchio modello di sviluppo che è finito, non produce più ricchezza". Quello del consumo di suolo che "ha visto il territorio solo come spazio fisico per l'espansione", mentre "oggi nel mondo cresce la domanda globale di qualità, di buon cibo, di cultura, di bellezza e noi siamo il Paese universalmente più competitivo su questi temi".
ALEMANNO: “AGRO ROMANO E’ SACRO”- Secondo Alemanno, invece, la cementificazione su Roma non è una minaccia: "Si parla di cementificazione, ma io vi assicuro che nel comune di Roma nessun ettaro di territorio realmente agricolo sarà cementificato – dice - la superficie agricola è passata negli ultimi dieci anni da 51.700 a più di 57.000, un aumento del 12%”. E aggiunge: “L'agro romano è sacro, fare in modo che tutto il territorio realmente agricolo non sia aggredito dal cemento”.
QUANDO IL SINDACO VOLEVA CEMENTIFICARE - Stessa promessa che fece nel 2009, molto prima delle 64 delibere sull’urbanistica che recentemente (come auspicato da comitati e associazioni ambientaliste) sono andate in fumo in Aula Giulio Cesare: “È il momento di portare i servizi, non costruiremo altre periferie, e che non venga in mente a nessuno di fare speculazione edilizia, magari cementificando l’Agro romano”. Eppure, il Piano Casa del sindaco, prevedeva la costruzione di 66mila nuovi alloggi: 23 milioni di metri cubi di appartamenti che avrebbero divorato 2mila e 400 ettari di campagna romana.
“LE ASSOCIAZIONI E I CITTADINI HANNO FERMATO ALEMANNO” - Tra le associazioni che nel 2008 chiesero a gran voce di annullare il bando comunale per la trasformazione urbanistica delle aree agricole (per housing sociale e compensazioni, delibera 315/2008), c’è sicuramente ‘Territorio Roma’ che oggi commenta: “E’ incredibile, dopo aver provato a scardinare regole e pianificazione generale il sindaco alemanno alla platea di Confagricoltura dichiara che l'agro romano è sacro – dice Luigi Tamborrino - ma ci domandiamo se è lo stesso Alemanno che appena si è insediato in Campidoglio ha promosso un bando per reperire nuove aree da trasformare proprio in agro romano portando successivamente nella sua giunta una proposta per edificare 2.300 ettari di aree agricole per una cubatura complessiva di oltre 23 milioni di metri cubi”. “Per fortuna solo la mobilitazione dei cittadini ha impedito ad Alemanno di approvare tale follia – continua Tamborrino - ora ci aspettiamo una tutela effettiva dell'Agro romano tramite l'approvazione del Piano paesistico regionale, l'immissione di un'agricoltura multifunzionale a partire dal corretto uso delle tante aree agricole di proprietà comunale, e la fine dell'espansione della città di Roma a favore della rigenerazione urbana. Insomma una capitale europea che punti alla riqualificazione e al riordino del territorio in totale discontinuità con la giunta Alemanno”.
CONFAGRICOLTURA: A ROMA -58,3% IMPRESE, A SCAPITO PIU' DEBOLI - Negli ultimi dieci anni a Roma il numero delle imprese e gli ettari di superficie agricola utilizzata si sono ridotti rispettivamente del 58,3% e del 4,9%. In conseguenza di ciò è cresciuta la superficie media aziendale (da 3,7 a 8,5 ettari) e, nei settori zootecnici, il numero di capi allevati per azienda. Questi dati, secondo Confagricoltura "sono da leggere non come il risultato di un riordino strutturale ma di una selezione naturale non governata, avvenuta soprattutto a scapito delle componenti più deboli”. Il presidente Giansanti parla di uno "stato di debolezza strutturale che, nel suo complesso, caratterizza l'agricoltura romana" e avanza alcune proposte, per superarlo tra cui: favorire gli accordi di filiera; promuovere l'immagine dei prodotti dell'Agro romano; semplificare gli apparati amministrativi e ridurre gli oneri burocratici a carico degli agricoltori; favorire "l'insediamento" dei giovani nel settore. "L'agricoltura a Roma è un valore per il futuro e insieme ad altri pochi altri settori fa da traino all'economia della città, è un settore anticiclico rispetto alla crisi - spiega Giansanti - abbiamo individuato misure a costo zero per il rilancio del settore ma Comune e Regione devono liberare risorse nei propri bilanci per attivare nuove forme di investimento. Chiediamo con forza infrastrutture per l'agricoltura".