Una vita al potere. Ma più volte la sua vita finisce sotto la lente di ingrandimento dei magistrati. Concorso esterno in associazione mafiosa, omicidio del giornalista Mino Pecorelli: sono queste le accuse più pesante rivolte contro Giulio Andreotti, il senatore a vita e leader della Dc scomparsa stamane nella sua casa romana.
LE DUE AUTORIZZAZIONI A PROCEDERE -È il 27 marzo del 1993 quando al Senato arriva la richiesta di autorizzazione a procedere per concorso in mafia: è firmata dalla procura di Palermo. Il 20 luglio di due anni più tardi è quella di Perugia ad avanzare la stesso provvedimento a palazzo Madama, per l'assassinio Pecorelli.
I PROCESSI PARALLELI - Solo il 26 settembre del 1999 inizia, nell'aula bunker dell'Ucciardone, a Palermo,quello che molti definiscono il processo del secolo. L'accusa è associazione mafiosa. Solo qualche mese prima, il 30 aprile, nella requisitoria sull’omicidio del direttore di Op, i pubblici ministeri chiedono l'ergastolo per tutti gli imputati. Il verdetto arriva due giorni prima del “processo del secolo”. Dopo oltre 100 ore di camera di consiglio la sentenza: tutti assolti per non aver commesso il fatto.
L’ASSOLUZIONE - Il mese dopo la seconda assoluzione: al processo di Palermo il senatore a vita è scagionato con la formula ''dubitativa''. L’appello prende il via nella primavera di due anni dopo. Neanche dopo 12 mesi la Corte d’Assise d’appello di Perugia, invece, lo condanna a 24 anni di carcere, insieme a Tano Badalamenti, per l'omicidio Pecorelli. Mentre il 2 maggio 2003, a Palermo la conferma del primo grado, anche se ebbe “rapporti organici con Cosa nostra almeno fino al 1980”.
LA CASSAZIONE - Il 30 ottobre 2003 la Cassazione annulla senza rinvio la sentenza sull'omicidio Pecorelli: di fatto è come l'assoluzione piena da qualsiasi responsabilità per Andreotti, che viene considerato estraneo all’assassinio del giornalista, avvenuto il 20 marzo 1979. Il 28 dicembre dell’anno successivo la sentenza definitiva da Palermo. Prescrizione per il delitto di associazione a delinquere fino alla primavera del 1980 e l'assoluzione per il reato di associazione mafiosa dal 1980 in poi.
LA PRESCRIZIONE - Per i magistrati il ruolo del senatore è dubbio per i rapporti con cosa nostra prima del 1980, visti anche gli incontri con il boss Stefano Bontade, i legami con Vito Ciancimino e con i cugini Nino e Ignazio Salvo. Ma c’è la prescrizione.