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Un "T.r.i.p." dall'Avana all'Afghanistan§A spasso tra le foto con gli Afronauts

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Quattro viaggi, quattro modi di “filtrare” il mondo attraverso la fotografia. Dal 9 maggio all’8 settembre i mercati di Traiano e il museo dei Fori Imperiali ospitano gli scatti di quattro artisti - Simon Norfolk, Elaine Ling, Giancarlo Ceraudo e Cristina De Middel - differenti per sguardo e formazione, lontani nello spazio e nel tipo di ricerca. Filo conduttore della mostra T.R.I.P. Travel Routes In Photography - promossa dall’assessorato alle politiche culturali di Roma con l’organizzazione di the trip magazine e Zètema - il senso del viaggiare inteso come dimensione di scoperte reali e percorsi della psiche. Dove il fotografo, commenta la curatrice della rassegna Arianna Rinaldo, rappresenta “il conquistatore, l’idealista, il curioso, l’antropologo, l’osservatore che raggiunge un mondo sconosciuto o poco familiare e lo esplora, lo documenta, lo interpreta, lo inventa”.

UN PERCORSO IN QUATTRO TAPPE – Si parte dalle macerie dell’Afghanistan devastato dalla guerra nelle foto del nigeriano Simon Norfolk, in viaggio sulle orme del fotografo ottocentesco John Burke in una terra di conflitti e di occupazioni, oggi come ieri. Dagli scatti in b/n sulla seconda guerra Anglo-Afghana alla versione digitale dei campi di battaglia, i ritratti e gli accampamenti militari contemporanei, in un “pedinamento” che mette in luce “i cicli ripetuti e le lezioni non colte dalla Storia: un atto di accusa all'impatto inesorabile del conflitto e dell'imperialismo sul paesaggio e il popolo dell'Afghanistan nel corso degli ultimi centotrenta anni”. Unico italiano in mostra, Giancarlo Ceraudo ci conduce nelle strade e nei vicoli della sua Habana Cruda, tra decadenza, prostituzione e indigenza, per carpire come in un sogno l’essenza di una terra in transizione ma tenacemente incatenata al proprio passato. Il suo volto vivo, spogliato dei colori dell’iconografia cubana che appartiene al nostro immaginario. Di un viaggio fantastico ci parlano le foto ironiche e surreali della spagnola Cristina De Middel, ispirate al progetto di un programma spaziale che a metà anni ’60 lo Zambia coltivò per emulare le superpotenze Usa/Urss. In un’Africa immaginaria e visionaria, i suoi Afronauts, improbabili esploratori cosmici muniti di guanti in pelle e caschi da motociclista, inseguono l’utopia di un popolo che sogna la conquista dello spazio come fine ultimo del successo dell’umanità. Viaggiando tra Sudafrica, Mali e Madagascar, Elaine Ling ha invece immortalato con il suo obiettivo i favolosi baobab, i secolari alberi che ci conducono con le loro mutevoli forme in un territorio dalle atmosfere fiabesche e misteriose. “Un inno alla vita e al ciclo naturale che la nutre”.


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