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Caos Pd, i circoli romani ai vertici§nazionali: "Stop alla lotta di correnti"

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La colpa è dei franchi tiratori. Quei 101 democratici che affondano l'ex premier Romano Prodi per il Colle, lanciando così il bis al Quirinale di Napolitano e il governo delle larghe intese con il Pdl. E gettano il Pd nel caos. A poche ore dall'assemblea nazionale, che dovrebbe eleggere reggente l'ex segretario della Cgil Epifani, 26 circoli romani prendono carta e penna. Per scrivere una lettera ai vertici nazionali e chiedere la fine "della lotta di correnti a livelli patologici".

CAMPIDOGLIO - Che si paga nei sondaggi con un meno 8%. Un campanello d'allarme troppo forte per non essere ascoltato, a 15 giorni dal voto per il Campidoglio, e con Marino a 2 sole lunghezze di vantaggio dal sindaco Alemanno. Ecco i motivi che hanno spinto i dirigenti locali a intervenire in una battaglia nazionale, che però rischia di avere i suoi riflessi negativi su Roma. La balcanizzazione delle diverse aree era evidente già alle primarie a sindaco, con più nomi in campo per rappresentare le diverse costole del Pd. Oggi pero' "la frammentazione genera preoccupazione e crisi di credibilità'". Il motivo? Quel governo delle larghe intese, con il Pdl, visto come un'ipotesi assurda prima del voto di febbraio e poi diventato realtà. Una situazione che porta all'ennesima potenza i malumori della base.

Mal di pancia che nascono per l'aborto dell'"esecutivo di cambiamento", promesso dall'ex segretario Bersani. "Un ribaltamento della linea politica senza alcun confronto, che opta per il male minore", scrivono i rappresentanti dei circoli della Capitale. Con il "tatticismo" che ingabbia. La richiesta è semplice: "L'assemblea convochi un congresso libero dalle mozioni di corrente". Perché' gli elettori dem non hanno bisogno "di una parodia della democrazia". Ma di un partito unito.

MARINO - Un Pd che "inverta la rotta", che da febbraio lo vede in costante emorragia di consensi. Per recuperare e ricompattarsi, in vista della sfida più importante: quella del 26 e 27 maggio per il palazzo Senatorio. Perché da quando Zingaretti è stato eletto governatore, il centrosinistra perde 9 punti nei sondaggi. E va in fibrillazione. Così Marino, che puntava su un profilo esclusivamente civico, dovrebbe seguire il consiglio del comitato elettorale: avvicinarsi al suo partito. Senza mescolarsi troppo con l'apparato. Su questa decisione, nessuna divisione con l'ex consigliere regionale Foschi e l'ex assessore capitolino Di Francia. Smentito un litigio, nei giorni scorsi, tra loro e il senatore. "Ora tutti compatti su Marino", assicura il presidente dell'assemblea romana Eugenio Patane'.

Soprattutto dopo la decapitazione dei vertici bersaniani e zingarettiani della segreteria di Roma. Vittime, neanche a dirlo, dell'ennesima faida interna. Patane' punta a seguire "il percorso indicato dall'assemblea nazionale di oggi". Pronta ad affidarsi ad Epifani per uscire dalle sabbie mobili. Intanto si guarda con attenzione al movimentismo di Goffredo Bettini. Il dirigente romano, artefice della scalata di Veltroni, e' deciso ad entrare in campo. "Per un impegno" totale. Per ora lo fa presentando il suo libro Carte segrete (lunedì al Teatro Eliseo).

Una sorta di manifesto che parte dall'errore del sostegno al governo tecnico di Monti e arriva alla carta Matteo Renzi. Per Bettini, il sindaco di Firenze e' l'uomo perfetto "per ricostruire dalle fondamenta un partito scosso e senza bussola". Mentre la convocazione dell'assemblea capitolina arriverà solo dopo il ballottaggio. La partita più importante si gioca a Roma. Per questo i circoli chiedono compattezza: al voto per il Campidoglio mancano due settimane.


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