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Alemanno, De Vito, Marino e Marchini: prima sfida tv§Il sindaco in affanno su parentopoli e inchieste

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Imbrigliato dalle regole e dai tempi, il primo confronto tv tra i 4 favoriti candidati sindaco di Roma è all'insegna del fair play. Almeno fino al servizio con le inchieste sugli uomini vicini ad Alemanno. Il sindaco cade nella trappola e attacca i suoi avversari. E il dibattito sulla "Sfida Capitale", con il senatore dem Marini, l'imprenditore Marchini e il 5stelle De Vito, si accende. Fino ad allora la discussione scivola tra governo nazionale, Imu, emergenza casa e il bilancio e spese della campagna elettorale, mentre fuori Casapound protesta e chiede che il suo candidato Di Stefano partecipi al confronto. E Sandro Medici, anche lui escluso dalla sfida in tv, risponde alle domande di Corrado Formigli su twitter.

IMU E EMERGENZA ABITATIVA - La prima, inevitabile, domanda è sull'abolizione dell'Imu, la promessa di Silvio Berlusconi nella campagna elettorale per le politiche e su cui rischia la tenuta il governo delle sovramaggioranza Pd-Pld-Sc, guidato dal democratico Letta. Alemanno ingrana la quinta e ricorda che ha cancellato l'imposta sulla prima casa per il 36 per cento delle famiglie romane. I 200 milioni di euro che mancheranno alle casse del Campidoglio? "Arriveranno dalla rivalutazione degli estimi catastali", spiega Alemanno. Per l'imprenditore Marchini è una mossa "opportuna, ma tardiva: bisogna tagliare lo 0,3 per cento sull'Irpef, per rimettere soldi in tasca ai romani". Soldi da recuperare con un "taglio di 10 punti percentuali ai costi dell'Ama". La municipalizzata da far dimagrire, per il Cinquestelle De Vito, è "l'Atac". Dall'azzeramento dei consigli di amministrazione e una sforbiciata alla macchina amministrativa del Campidoglio, che "costa 5miliardi l'anno, altre risorse". Marino suggerisce di "calcolare l'imposta sul reddito fiscale e non su quello catastale, dell'immobile". La soluzione residence, i mini-appartamenti affittati dal Comune, non piace a nessuno. "Colpa della giunta Veltroni - attacca Alemanno - e sono costosissimi". Il senatore Marino risponde con i "30 milioni del canone di locazione e 70 milioni di consulenze da dare in buono casa". "Le consulenze? Anche queste sono colpa di Veltroni: noi ne abbiamo avute solo per 150mila euro nel 2012", risponde. Marchini promette di risolvere l'emergenza in sei mesi "usando la liquidità della cassa depositi e prestiti"                                                                                   .                    

MOBILITA' - Capitolo mobilità. Si parte da un dato: i romani trascorrono 14 giorni l'anno in auto. Il motivo? Mezzi obsoleti, solo 41 chilometri di metro rispetto agli oltre 200 di Madrid e "troppo spesso - attacca Marino -  si ferma". Anche stavolta Alemanno trova il colpevole e si autoassolve: "Dobbiamo fare i conti con i tagli dello Stato". E promette "alla fine del mandato avremo il 50% per cento di metro in più. La B1 ferma? Progettata male ma non è colpa nostra". Da medico Marino propone la "cura del ferro". Non solo: più stazioni di metro di superficie significano anche maggiori nodi di scambio. Marchini, da ingegnere trasportista, parla di bus elettrici, circolazione periferica, manutenzione straordinaria degli autobus. "I soldi? Li prendiamo da un 1 milione di euro per le luminarie", spiega. De Vito immagina semafori "intelligenti" che regolano i flussi.

PARENTOPOLI - Punti verde qualità, filobus e parentopoli: le tre bufere che si sono abbattute su uomini vicino al sindaco. Alemanno però non gradisce il servizio di Piazza pulita e invita "ad essere seri, perché è solo una bolla mediatica". Poi si alza dalla sua sedia e cosegna al conduttore Formigli una lettera sulle dimissioni di Marino dal centro trapianti di Pittsburg e un'intervista di Marchini in cui rivela di aver finanziato l'Unità e "non spara sulla croce rossa". Il primo parla di una semplice diffamazione, il secondo spiega di essere fiero di aver finanziato un progetto in cui credeva. Sull'opportunità politica di certe scelte Alemanno glissa.

LE SPESE PER LE CAMPAGNE ELETTORALI - Il più spendaccione, per la campagna elettorale, è il primo cittadino uscente: grazie alla cena elettorale con Berlusconi che gli porta in dote 700mila euro. "Dovremo farne un'altra giovedì", ammette. Segue l'imprenditore Marchini, 100mila euro dietro, "tutti messi di tasca mia e dico da ora che non percepirò lo stipendio da sindaco". Marino è terzo con 200mila euro, "grazie alle donazioni". Solo 10mila per De Vito, "per dimostrare come si può fare politica anche senza spese folli e manifesti". Si chiude con gli appelli. Sipario.  


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