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Casalbernocchi, lavoratori sul tetto§alla Asl Roma D scatta la protesta

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In cassa integrazione dal 2011, tre dipendenti di una ditta che svolge le pulizie per la Asl Roma D, si sono arrampicati questa mattina sul tetto della direzione generale di Casalbernocchi, nell’hinterland del municipio X, per protestare contro i tagli imposti dalla spending review. I lavoratori sono in cassa integrazione ormai due anni al 40 per cento. A risentirne non solo le buste paga, decisamente leggere, ma anche il servizio di pulizia, inadeguato, fornito sia all’ospedale Grassi che al Centro paraplegici di Ostia e alle altre strutture sanitarie del territorio. La Regione ha in un primo tempo fatto sapere di non avere i fondi per continuare la cig. Poi, qualche ora più tardi, al culmine della protesta, mentre Fernanda D’Auria, una dei 45 dipendenti della ditta, si rifiutava di scendere dal tetto, è arrivata la notizia che Alessandro Cipolla, il direttore generale facente funzioni dell’Asl Roma D, si è impegnato in favore di un incontro che avverrà domani a mezzogiorno in Regione con i lavoratori.

I LAVORATORI – “Non è la prima volta che il direttore Cipolla si impegna con noi”, spiega Fernanda D’Auria. “Abbiamo anche assistito ad uno ‘scaricabarile’. Ma intanto rischiamo di ritrovarci per strada. Tutto questo è dovuto ai continui  tagli da parte dell’Azienda sulle spese per le pulizie che ha poi portato la ditta che ha vinto l’appalto a tagliare a sua volta le spese, ricorrendo alla cassa integrazione. Quanto sta accadendo avviene soltanto in questa Asl: nelle altre non ci sono cassaintegrati”, prosegue: “la mia, la nostra battaglia riguarda anche altri lavoratori a rischio dell’azienda”. Nei mesi scorsi era stato lanciato l’allarme da parte dei sindacati per gli impiegati degli sportelli del Cup e per il servizio di vigilanza.

IL CPO  – Ma sono le stesse strutture sanitarie a soffrire di gravissime carenze del personale infermieristico e ausiliario. Sia il Grassi che il Cpo sono al collasso, come puntualmente denunciano le sigle sindacali. Al centro per la cura delle lesioni spinali di viale Vega, a Ostia,  mancano circa 7, 8 infermieri utili a garantire  l’assistenza necessaria ai pazienti. Lucio Di Camillo della Uil Fpl chiede l’assegnazione di almeno 3, 4 infermieri. Quelli operativi sono infatti “esausti, straordinari su straordinari e, nonostante lo straordinario, si lavora sotto organico”. Al mattino su ogni piano di degenza (sono tre perché uno è chiuso, ndr) dovrebbero essere presenti 4 infermieri ma in realtà sono in 3. A volte addirittura solo due. “Il pomeriggio, poi, si lavora in due invece che in tre”, spiega Di Camillo. Inoltre, la gestione delle risorse umane obbliga a lavorare con infermieri che hanno delle limitazioni sui carichi, e quindi non possono mobilizzare pazienti. Nel centro spinale sono infatti presenti 3 minor aggravi. Si tratta di personale “prezioso ma non adatto alla tipologia di paziente”.

GLI AUSILIARI – Al Centro paraplegici Gennaro Di Rosa mancano anche gli ausiliari. Tanto che gli infermieri, per non creare disservizi, si sobbarcano compiti impropri per la professione infermieristica. “Sappiamo che è in corso una ricognitiva del personale di tutta la Asl Roma D, compresi gli infermieri ex-Inrca, la maggior parte dei quali ancora non  assegnati: vista la gestione delle risorse umane di questi anni speriamo siano assegnati ai reparti in maggiore sofferenza come il pronto soccorso, la neonatologia, la cardiologia , la sub-intensiva, la medicheria e il Cpo centro spinale”, aggiunge il funzionario della Uil Fpl.

IL GRASSI – Situazione al collasso al Grassi dove, come segnalato dalla Rsu, mancano 33 infermieri e 15 ausiliari. Senza contare che sono in scadenza il 31 luglio i contratti di altri 9 infermieri e 17 ausiliari. Nello specifico mancano 7 infermieri al pronto soccorso; 6 infermieri a medicina; 5 infermieri in ortopedia; 5 infermieri in cardiologia; 3 infermieri in chirurgia; 3 infermieri al blocco operatorio; 2 infermieri in terapia sub intensiva, ai quali andranno aggiunti i contratti in scadenza; 2 infermieri in ginecologia. “Chiedere la deroga alle assunzioni è il minimo che questa azienda possa fare, in virtù di quanto pubblicato dalla Corte dei Conti il 28 febbraio scorso che ci annovera tra le poche aziende laziali che hanno chiuso il bilancio 2011 e 2012 in attivo: non fare nulla porterà immancabilmente alla riduzione dei già scarsi servizi erogati nel X municipio”, dichiara Eugenio Bellomo della Rsu.

 LA DIREZIONE GENERALE -“Il susseguirsi di direttori facenti funzioni e di commissari straordinari paralizza da oltre tre anni la programmazione della Asl Rm/D”, spiega l’esponente della sigla: “A nulla è valso il concordare con le varie direzioni la carenza di personale se niente è stato realmente fatto per porne rimedio. Adesso la mancanza di una direzione dei servizi (dal 6 novembre è infatti scaduto il contratto del dottor Andrea Tranghese, ndr), sta portando la Roma D a navigare a vista senza che però si capisca verso quale porto”. Insomma, senza direttore da tempo l’azienda è allo sbaraglio.

 IL SIT-IN DEL 23 MAGGIO - Un’altra situazione delicata è poi quella che riguarda il servizio oncologico. Dal 1 luglio andrà in pensione il primario, dottor Giovanni Speranza, e resterà soltanto una dottoressa. Il rischio è che se questa dovesse assentarsi per un qualsiasi motivo i pazienti del day hospital resterebbero privi delle terapie. I familiari hanno già raccolto 13mila firme e giovedì 23 maggio hanno organizzato un sit-in davanti all’ospedale Grassi. La Asl Roma D ha già inoltrato richiesta in Regione e il presidente Nicola Zingaretti, in deroga, ha chiesto la deroga all’assunzione di due medici, uno dei quali già disponibile a venire da Latina. Si attende solo la firma dei ministri alla sanità e all’economia.


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