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Ultima tappa per "Giro Roma 50"§Molfese e il "teatro di tutti"

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Il tour di Carlo Molfese è giunto a conclusione. Otto mesi in giro dalla periferia al centro di Roma per riportare in scena lo spirito e le emozioni che hanno accompagnato il decennio formidabile del Teatro Tenda. Il suo spettacolo Memorie di un impresario (regia di Marco Simeoli, con Antonio Coppola, Loredana Castrovilli e Maria Giordano) ha fatto tappa in questa stagione in dieci teatri della Capitale, seguendo le orme del primo palcoscenico “mobile”, lo storico Tenda che tra il 1976 e il 1986 mise grandi artisti come Eduardo, Proietti, Gassman, Troisi, Benigni, Fo, Marceau, Savary ed Edwards a contatto con il pubblico di tutta Roma. Il “Giro”, partito il 7 ottobre dal Teatro Belli, si chiuderà con quattro spettacoli al Teatro Arcobaleno, al civico 1 di via Francesco Redi, da stasera a domenica 19 maggio. A Carlo Molfese abbiamo chiesto cosa si aspetta da questa ultima tappa.

Come è andata questa stagione?

“Dunque, dove eravamo rimasti”. Prendo in prestito questa famosa frase di Enzo Tortora per raccontare la chiusura di “GiroRoma50”. Il bilancio per me è molto positivo. In questi mesi siamo riusciti a far tappa in dieci teatri di Roma, dal Belli passando per il Vittoria, lo Skené, il Greco, l’Ambra alla Garbatella, il Le Sedie di Labaro fino all’Arcobaleno. Sono contento, anche se avrei voluto toccare molti quartieri, portare il mio teatro in molti più punti di Roma. Ma come prima volta devo dire che non c’è male.

Vuol dire che ce ne sarà una seconda?

Lo spero. L’obiettivo è dare un contributo per realizzare un vero e proprio circuito dei teatri romani. Perché ormai i teatri non possono più stare solo al centro della Capitale, devono andare oltre le mura per arrivare a più gente possibile. Io ci sono e sono convinto che presto saranno in tanti a voler partecipare a questo progetto.

Cosa si aspetta dall’ultima curva di questo “Giro”?

Sono molto fiducioso. Il Teatro Arcobaleno è una bella realtà e il suo direttore, Vincenzo Zingaro, qui sta organizzando delle cose davvero interessanti. Credo perciò che la risposta del pubblico sarà molto positiva.

Roma è in fibrillazione per la corsa al Campidoglio. Da dove occorre iniziare per rilanciare il settore teatrale?

Chi mi conosce sa che sono un socialista vecchia maniera e che quindi non posso condividere lo stesso colore politico di chi adesso è al comune di Roma. Mi pare però di capire che ci sia la volontà di creare un sistema teatrale che metta al centro la circuitazione delle compagnie romane. Ecco, a prescindere da chi vincerà o meno queste elezioni sarebbe un bene vedere realizzato questo progetto. Per salvare il teatro, però, c’è bisogno di gente che fa e non che pensa soltanto di fare. E poi è fondamentale tenere bene a mente una cosa: il teatro non deve fare distinzioni politiche. Secondo me chi fa teatro dovrebbe farlo democraticamente rivolgendosi a tutti, nessuno escluso.

Come faceva il Teatro Tenda?

All’epoca facemmo molta politica sociale, con l’obiettivo di far ridere, piangere e dare emozioni a tutti. Ricordo Giorgio Cingoli di Paese Sera quando diceva che la cultura deve essere uguale per tutti e deve far bene a tutti. Io la penso proprio come lui.


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