Il limite dell'amministrazione Alemanno? “La mancanza di programmazione”. La marcia in più di Marino? “La sua indipendenza”. Su questa differenza tra il sindaco uscente e il candidato del centrosinistra si gioca la partita del Campidoglio, in vista delle elezioni del 26 e 27 maggio. Ne è convinto Silvio Di Francia, ex assessore alla Cultura con all'epoca di Veltroni e oggi nel comitato elettorale del senatore Pd.
"LA MANCANZA DI PROGRAMMAZIONE" - In questi cinque anni, spiega Di Francia, la più grande difficoltà è stata quella di "riuscire a capire cosa fanno: il Festival Internazionale delle Letterature - lo capisce anche un bambino - ha bisogno di programmazione lunga nel tempo. Ma si potrebbe lo stesso dire di tanti temi affrontati sotto il segno dell'improvvisazione". Il sindaco assicura che "c'è la copertura finanziaria, ma la verità - attacca l'ex assessore - è che si cammina siamo nelle sabbie mobili".
"I BANDI VIRTUALI" - Stesso discorso per l'Estate romana. "Anche su questo c'è un bando, ma senza copertura finanziaria", chiede l'esponente del comitato Marino. La presentazione dei progetti scade il 28 maggio. Pochi giorni dopo il voto, con il ballottaggio che incombe. Chi si occuperà della questione? "Il problema per gli operatori - continua Di Francia - è sapere se e come potranno fare affidamento sulle risorse". Senza dimenticare questioni di carattere burocratico, progetti da presentare al buio, uffici che non sapranno cosa rispondere. "In pratica- conclude amaro - un bando virtuale".
LA STRANA COPPIA - Sulla strana coppia Marino-Croppi, ex assessore alla Cultura della prima giunta Alemanno, ha pochi dubbi: "era il meno schierato in quella giunta, il più autonomo". Un passato giovanile a destra, ma anche nel campo democratico, "ha però il merito - spiega Di Francia - di non aver sbullonato quanto fatto negli anni precedenti. E infatti è stato alla fine sostituito per una logica di faide interne al centrodestra".
LA QUESTIONE PD - Sullo stato di salute del Pd è netto: “Inutile negare che il partito attraversi una fase di difficoltà, forse la più difficile dopo le dimissioni di Veltroni”. Una situazione, dall'analisi del voto alle politiche fino alla gestione dell'elezione del presidente della Repubblica, che mette “a rischio l'identità stessa del partito”. Ma Di Francia tende a “non collegare la questione nazionale a quella romana”. Di sicuro Roma è “una partita decisiva, perché nessuno – spiega – può permettersi una Capitale ridotta allo stato provinciale, nel senso negativo del termine: una crisi non solo economica, ma morale”.
L'UNITA' DEL PARTITO - Così anche la presenza dei big del partito, insieme a Marino nel suo tour, va oltre “la questione delle correnti: Zingaretti ed Epifani spingono avanti l'interesse per la città, una Roma umiliata”. Ricorda che l'ascia di guerra è stata sotterrata dopo le primarie: “Io, per esempio, - dice Di Francia – ho sostenuto Gentiloni (renziano, ndr). Ma dall'8 aprile siamo tutti con Marino: è il candidato di tutto il centrosinistra”.
L'INDIPENDENZA DI MARINO - “Non scelto dall'apparato”, ci tiene a sottolienare. Per strappargli di dosso l'etichetta del candidato di Bettini. Che “è ingiusto definire come il regista dell'operazione. Ha lasciato gli incarichi di partito. E' stato il protagonista di una stagione positiva che però si è conclusa”. Discussioni senza perdere di vista il punto centrale: “Un'amministrazione pessima da mandare a casa: non dobbiamo dimenticare i 4 bambini morti in una roulotte sull'Appia o l'emergenza neve. Questi fatti, non gli unici, sottolienano la mancanza di programmazione di Alemanno”.
LA PIAZZA DI TUTTI - Marino invece “è abituato a programmare e rinuncia alle dichiarazioni ad effetto”. Adesso tutti concentrati su piazza San Giovanni, “una piazza storica ma l'evento del 24 maggio non deve essere letto come una sfida alla manifestazione di Grillo per le politiche di febbraio”. “Le piazze sono di tutti – afferma – quella per noi ha un valore di memoria: dalla prima manifestazione dei metalmeccanici ai funerali di Berlinguer”.
ANCORA IN GIUNTA? - Possibilità di rivederlo assessore alla Cultura? “Ma no – esclama – esiste una stagione per tutti”. “E la diversità di Marino è proprio questa: è estraneo ai riti della politica romana, decide in autonomia. Mentre l'aiuto del Pd e dei suoi uomini non è legato alla promessa di posti in giunta”.