Dopo Audrey Hepburn, Enrico Lucherini. La storia del vulcanico inventore del press agent, incontenibile animatore di scoop e trovate intorno a molta parte del cinema italiano e dei suoi volti, approda in una mostra all’Ara Pacis. Cinquant’anni di lavoro per quasi mille film e una parola d’ordine: provocazione. Una sfida circoscrivere la sua carriera, rendendo a un pubblico diversificato la prorompente vitalità del personaggio. La mostra Enrico Lucherini. Purché se ne parli, promossa dall’assessorato alle politiche culturali di Roma e in cartellone fino al 6 gennaio nel museo di Richard Meier, ci riesce in parte. Con qualche trovata e moltissime locandine, poca ironia e un pizzico di nostalgia. Ma dove sono le “lucherinate”?
UNA SCRIVANIA A VIA VENETO E LA PRIMA TROVATA - Tutto comincia nel ’59, con La notte brava di Bolognini, scritto da Pasolini. “Allora non capivo cosa stavo facendo. Senza che me ne accorgessi, mi sono trovato ad avere la scrivania sui tavolini di via Veneto” racconta Lucherini. Qui scatta la prima trovata: Enrico butta in una fontana tutte le attrici – Rosanna Schiaffino, Elsa Martinelli, Anna Maria Ferrero, Antonella Lualdi, Mylène Demongeot – e chiama i paparazzi per farle immortalare. Da lì un’infinita carrellata di titoli, da La dolce vita a La Ciociara, da L’eclisse a Fino all’ultimo respiro, da Morte a Venezia a Ludwig. Ogni film, una storia. L’“alto” e il “basso”, il film d’autore e quello di genere: così si passa con scioltezza dal Gattopardo a I figli del leopardo, mentre la locandina di Bella di giorno di Bunuel viene accostata a Brutti di notte della coppia Franco e Ciccio. C’è anche la signora Berlusconi in Tenebre e il Decalogo della stellina firmato Enrico Lucherini, dove si consiglia alle apprendiste attrici di non recitare in film che vanno ai festival e poi escono per tre giorni nelle salette alternative, non spogliarsi per farsi notare né scrivere i propri pensieri su Facebook o Twitter, fare qualsiasi cosa per conoscere i fratelli Vanzina e tenersi alla larga dai fratelli Dardenne e, soprattutto, scegliere un press agent che voleva fare prima il medico e poi l’attore.
PERCORSI SENSORIALI – “Non volevamo una mostra tradizionale – spiega il curatore Nunzio Bertolami – ma un percorso sensoriale che, attraverso vista, udito e olfatto, rendesse le emozioni che hanno mosso Enrico in tutta la sua carriera”. Così, nella saletta ricavata al centro della mostra dove è possibile vedere tre documentari che lo riguardano da vicino (Enrico LXXV di Antonello Sarno, Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca e Titanus: un secolo di cinema e televisione) sono state ricreate le atmosfere dei cinema anni ’70 con l’odore forte del legno che accompagnava le proiezioni. Per poi arrivare al nucleo centrale dell’esposizione, il cuore di Lucherini – come è stato definito - dove il suo battito vero (registrato e sintetizzato) accompagna il percorso nella parte più intima della mostra, quella con le lettere, gli oggetti e le foto a lui più care (come quella con Visconti in pelliccia sul set di Ludwig), i film del cuore (Barry Lyndon e Viale del tramonto: “gli unici che vedo almeno due volte l’anno”) e, in una teca, l’agenda datata 1948 (allora Enrico aveva 16 anni) in cui i flani sono colorati come un’opera pop e ogni film aveva (già) la sua frase di lancio, i giorni di programmazione per sala e un commento a caldo.
L’ADDIO AL CINEMA – Ottant’anni ben portati (anche se “4 volte 20 è meglio di 80”), l’immancabile energia e la nostalgia per una stagione ormai tramontata. “Volonté, Loren, Mastroianni? Tu li vedi adesso? – risponde Lucherini a chi gli domanda chi siano i nuovi volti del grande schermo oggi. “Il cinema italiano fa cose troppo italiane, troppo piccole. Accattone era più allegro de Gli equilibristi”. Immancabile, la riflessione su come sia cambiata la promozione cinematografica negli anni: “Io non sono più capace di stare davanti a un monitor dalle 9,30 del mattino alla sera. A me piace avere il rapporto diretto con i registi, con gli attori. Oggi tutto è meccanizzato. Continuerò con la fiction, perché lì c’è più tempo per costruire, mentre con il cinema si lavora gli ultimi 20 giorni prima dell’uscita. Una volta si cominciava mesi prima, magari con un falso incidente, per accendere i riflettori intorno a un film”. Da domani, intanto, la mostra sarà aperta al pubblico e Lucherini promette eventi e iniziative che l’accompagneranno, a partire dalla diretta da Hollywood Party prevista per questa sera. “Domenica battiamo gli incassi di Guttuso e di Vermeer”, conclude l’instancabile press agent. E chissà che non ci riesca.