La Roma è vicina ad annunciare l’area del suo stadio. Qualche giorno fa Pallotta è stato chiaro: “siamo quasi pronti: abbiamo già avuto numerosi incontri con il Sindaco di Roma e con gli uffici tecnici del Comune: abbiamo esaminato 100 siti, ne abbiamo selezionati 12 e infine con l'advisor Cushman & Wakefield siamo arrivati a una short list di 3 aree”. Tor Vergata, Tor di Valle e l’area del Gazometro. Ma il vero ballottaggio è tra queste ultime due aree.
TOR DI VALLE – Quando parliamo di Tor di Valle, ci riferiamo all’area dell’ippodromo. Visistata sia da Thomas DiBenedetto che da James Pallotta, sembra in questo momento l’area più accreditata per la costruzione del nuovo stadio. Il proprietario dell’ippodromo è Gaetano Papalia, che ha dato mandato a Luca Parnasi (lo stesso costruttore dello Sky Tower dell’Eur) di gestire la cessione delle terre. I progetti sono due: l’edificazione di una nuova zona residenziale (l’unico reale progetto arrivato sulle scrivanie dell’XI Municipio) oppure la costruzione dello stadio. "E' una procedura complessa, aspettiamo". Ha preferito non sbilanciarsi troppo ieri, Luca Parnasi, ai microfoni dell’agenzia Radiocor. Una reticenza che ha il sapore della conferma, e che aiuta a leggere meglio cosa accaduto qualche giorno fa a casa Cappelli. Erano presenti i vertici della Roma, Pallotta, Unicredit (che giocherà un ruolo chiave nella scelta dell’area) e sia Parnasi che Toti. I due, tra i più grandi costruttori romani, hanno già lavorato insieme nella realizzazione del centro commerciale Porta di Roma.
GAZOMETRO – Nel pomeriggio di ieri l’Eni, sempre a Radiocor, ha smentito le voci che la vorrebbero pronta a cedere l’area del gazometro per la realizzazione dello stadio. Una zona che accende i ricordi romantici dei tifosi giallorossi, poichè proprio lì vicino sorgeva lo storico “Campo Testaccio”. Un motivo non da poco per preferire quell’area alle altre, che tra l’altro non rientrava tra quelle analizzate dalla Cushman & Wakefield. Gli ostacoli non sono pochi: l’impatto sulla viabilità, l’altissimo costo delle demolizioni delle strutture già presenti. Forse insormontabili.