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Morta per peritonite non diagnosticata§Commozione per l’addio alla 26enne

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Lacrime e rabbia, questa mattina, nella chiesa di San Pio a Borgo Isonzo di Latina per l’ultimo addio a Karin, la 26enne morta martedì scorso per una peritonite non diagnosticata. Toccante il momento in cui il fidanzato, il giovane che la ragazza avrebbe sposato il prossimo anno, ha ricordato come è iniziata la loro storia d’amore e, come purtroppo è drammaticamente finita. Vicino alla bara bianca, il padre della giovane uscito dall’ospedale proprio questa mattina per assistere ai funerali della figlia, dopo essere stato ricoverato colto da malore al momento della sua morte.

Intanto proseguono le indagini per far luce sulle responsabilità di quanto accaduto. “Nessun nome è iscritto nel registro degli indagati. All’autopsia sono state invitate le parti in causa che sono, oltre alla famiglia della ragazza, il suo medico curante, gli operatori del 118 e il personale medico dell’ospedale Santa Maria Goretti”. A parlare è il capitano Massimo Minicelli, comandante del Nas di Latina che indaga sotto il coordinamento della procura di Latina. L’autopsia a cui l’ufficiale dei carabinieri fa riferimento è quella che si è svolta giovedì e le parti invitate erano 18.

I risultati si conosceranno solo tra 60 giorni. Ad innescare le indagini è stata la denuncia sporta dai genitori della ragazza deceduta. A Pasqua la 26enne ha iniziato a sentirsi male. Accusava dolori alla pancia e il medico di famiglia, in due circostanze, le avrebbe diagnosticato una influenza virale e curata come tale. Sul fine settimana, il padre della ragazza, preoccupato perché le condizioni della figlia non miglioravano, ha chiesto l’intervento di una ambulanza del 118.

Gli operatori, chiamati sabato, avrebbero tranquillizzato la famiglia dicendo che non ci sarebbe stato nulla di cui preoccuparsi, anzi, secondo quanto riportato nella denuncia dai genitori, gli stessi sarebbero stati anche redarguiti per aver chiamato il mezzo di soccorso senza averne un necessario bisogno.

I militari del Nas, però, avrebbero anche acquisito, tra tutta la documentazione ancora al vaglio, il documento firmato dalla madre con cui si rinunciava al ricovero. Bisognerà, quindi, stabilire se quella firma è stata posta in seguito alle eccessive rassicurazioni o se i genitori hanno preferito per scelta far rimanere la figlia a casa. Fatto sta che all’indomani, siamo alla domenica, il padre ha portato la figlia al pronto soccorso e dopo quattro ore di attesa, è arrivata finalmente la visita di un medico capace di riscontrare la giusta diagnosi. Immediatamente operata, Karin, è morta martedì per setticemia.


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