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Napolitano bis, tensioni tra Pd e Sel§"L'alleanza per Marino non si discute"

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"Tiene, non tiene?" Dopo la rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano, sostenuto dal Pd mentre Sel sceglie Stefano Rodotà, sono in molti a chiedersi se l'alleanza ItaliaBeneComune sia ancora in piedi. La domanda viaggia da Montecitorio agli uffici romani dei due partiti. Per capire se l'asse resisterà in vista delle amministrative del 26 e 27 maggio. C'è chi è convinto che "le vicende nazionali non ricadranno sul laboratorio Roma". Ma, nonostante i sondaggi danno il candidato democratico Marino in vantaggio sul sindaco Alemanno, la paura è che questa frizione sarà pagata in termini di voti. "Le valutazioni - spiega Marroni, capogruppo capitolino - le faremo da domani". 

LE REAZIONI - "Ma questi so pazzi? - si interroga un dirigente del partito - Hanno dimenticato che fra un mese si vota per il Campidoglio? Spaccano proprio ora?" "Certo che è uno scossone che disorienta e rischiamo di pagare caro nelle urne", aggiunge un altro. Le mail di militanti rabbiosi arrivano a raffica. Circolano voci di occupare la sede nazionale al Nazareno e voci di scissione. Compatto invece il circolo di via dei Giubbonari, che annoverava tra gli iscritti lo stesso Napolitano: ''E' un gesto di generosità - spiega il segretario Giulia Urso.

SEL-PD - "L'alleanza Sel-Marino però - dice Francesco D'Ausilio, coordinatore della segreteria regionale del Pd - si rafforza e la scelta di Napolitano allontana lo spettro della scissione, chiudendo in maniera ordinata una vicenda complicata". Marroni però è più cauto e ribadisce che la rielezione del capo dello Stato "ha evitato l'implosione-scissione del partito. Dispiace che Sel non ci abbia seguito. Nei prossimi giorni dovremo fare l'analisi delle scelte e delle conseguenze". Poi la stoccata al candidato sindaco del centrosinistra: "Invito Marino (che nelle prime votazioni ha preferito Rodotà, ndr) a parlare più dei problemi di Roma e meno di quello che non riguarda la Capitale".

I SONDAGGI - Nessuno lo dice, ma tutti temono un'emorragia di voti. Tre giorni fa l'istituto Datamonitor e oggi Swg mostrano Marino in vantaggio su Alemanno, la paura è che l'affaire Quirinale avrà il suo peso. Non è d'accordo Enzo Foschi. L'ex consigliere regionale e membro del comitato elettorale di Marino è convinto che "le questioni nazionali non avranno ricadute sulle amministrative, perché l'alleanza è costruita su un programma di governo per Roma". Concorda Eugenio Patane'. Il presidente del partito ed eletto alla Regione sottolinea come la scelta di "Marino per Rodotà rafforzi l'alleanza con Sel". "Il problema - aggiunge - è cacciare Alemanno, che non verrà resuscitato".

MARCHINI - L'unico modo per farlo secondo Alfio Marchini, candidato in Campidoglio, "è votare Marino". "Solo oggi - aggiunge - Sel si è accorta che il Pd usa l'elezioni del presidente per regolare i conti interni" David Sassoli, contendente alle primarie, preferisce non fare dichiarazioni in merito. Ma è sempre più convinto che l'alleanza vada allargata a "tutti i delusi di Alemanno per parlare con chi sceglie i Cinquestelle". Tacciano il segretario romano Miccoli e il deputato Gentiloni, altro competitors alle primarie. Mentre l'ex ministro Alessandro Bianchi, in corsa per lo scranno più alto di palazzo Senatorio, si offre per ricostruire "il tessuto democratico e un'ampia alleanza per Roma".

NIERI - Anche in Sinistra ecologia e libertà c'è chi è convinto che "l'alleanza RomaBeneComune regge". E' Luigi Nieri, ex consigliere della Pisana che ha ritirato la sua candidatura alle primarie per convergere su Marino, che guarda ai problemi interni dei democratici e non l'asse con il Pd. "Non è detto - aggiunge - che le spaccature nazionali abbiano ricadute sulla vicenda locale". "Nessuna connessione tra l'elezione di Napolitano e le amministrave", per il vicegovernatore Massimiliano Smeriglio.

L'ex deputato e responsabile Economia e Lavoro di Sel parla di "errore del Pd che si consegna al M5S". E poi lancia un'iniziativa per il 10 maggio con Rodotà, la presidente della Camera Boldrini e l'ex ministro Fabrizio Barca (da poco iscritto al Pd), critico sulla scelta del capo dello Stato uscente. "Non sarà la cerimonia funebre della sinistra alternativa", promette Smeriglio. Forse, la nascita di un nuovo soggetto. Intanto si sfregano le mani Alemanno e Cinquestelle, convinti di poter sfruttare questo momento di caos nel centrosinistra. Per lasciarlo fuori dal ballottaggio del 9 e 10 giugno. Anche se, per ora, i sondaggi dicono il contrario. E le versioni ufficiali parlano di alleanza che tiene. 


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