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Cem, "Il primo giugno si chiude"§I genitori: “Noi non molleremo”

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È finita. O almeno così pare. Con macabro tempismo, l’epilogo del Centro di educazione motoria (Cem) è stato formalizzato alla vigilia della Liberazione. La lettera di “avviso sospensione attività” porta la data del 24 aprile 2013 e in calce ha la firma del presidente della Croce Rossa, Flavio Ronzi. È lui stesso a comunicare ai genitori dei ragazzi del Cem che “la chiusura definitiva è prevista per il 1 giugno 2013”.

TUTTI TRASFERITI ALLE ASL– “Scrivo queste poche righe con grande dispiacere e sentito rammarico”. La lettera comincia così. E si conclude con l’impegno a “organizzare e facilitare il trasferimento degli ospiti del Cem alle Asl competenti per territorio, onde evitare l’insorgere di ulteriori disagi per gli utenti stessi e per i loro familiari”. Nonostante le cautele, addolcire la pillola in casi come questo è impossibile. La chiusura del Cem e il trasferimento dei suoi pazienti alle Asl significano infatti una cosa soltanto: dopo quarant’anni, i 49 ragazzi con disabilità grave e gravissima residenti nel centro e i 13 assistiti in regime diurno nel reparto Archimede perderanno la loro “casa”. Non solo. A partire dalla metà di maggio anche gli ambulatori di riabilitazione cesseranno la loro attività. E così "oltre 35 ragazzi da 0 a 14 anni e circa 20 adulti con morbo di Parkinson - sottolinea Maurizio Veloccia, candidato del centrosinistra alla presidenza del Municipio XI - dovranno sospendere improvvisamente le terapie, con possibili pesanti ripercussioni a livello psicologico". 

LA VICENDA– La battaglia per salvare il Cem va avanti ormai da diversi mesi. Visto il “pesante disavanzo” del Comitato romano della Cri e “l’insostenibilità economica” di un servizio come questo, la Croce Rossa aveva inizialmente fissato la chiusura al 31 dicembre 2012. L'ipotesi aveva ai tempi provocato una durissima levata di scudi nella politica locale e nazionale. Tra gli altri, l’allora presidente della Provincia (nel frattempo eletto governatore) aveva espresso “preoccupazione” rispetto al rischio che “ai pazienti e le loro famiglie vengano negati l'assistenza e l'aiuto indispensabili”. “Com’è possibile – si chiedono quindi oggi i genitori dei ragazzi – che nessuno sia stato in grado di salvare questa struttura d'eccellenza?”

LA PETIZIONE– Nella sua lettera, il presidente della Croce Rossa si difende ricordando “le numerose iniziative” intraprese “per addivenire a una risoluzione di tutte le criticità caratterizzanti il Cem”. E rivendicando “la spasmodica ricerca di collaborazione e attenzione da parte della Regione Lazio e della Asl RmD”. Ma il punto, secondo i genitori, non è questo. “Come può la Croce Rossa, che si occupa dei deboli del mondo, gettare la spugna e abbandonare così i figli più fragili e bisognosi che ha in casa?”. È questa la prima domanda contenuta nel testo della petizione on line (per firmare, clicca qui) lanciata dalla mamma di una ragazza che frequentava il centro diurno. E che poi, “da quando la mia Alessandra è morta”, è diventata volontaria “per stare vicino ai suoi compagni meno fortunati”. La petizione è rivolta non solo ai vertici della Croce Rossa, ma anche al presidente della Regione Nicola Zingaretti e al sindaco di Roma Gianni Alemanno: “Abbiate la decenza – si legge nel testo – di rispondere a questo grido di dolore e di aiuto dei ragazzi del Cem e delle loro famiglie. Se chiudete il Cem sarà come condannarli a morte certa”. Una previsione tutt'altro che iperbolica. Come sottolinea anche Veloccia in una nota, "in questa struttura ci sono disabili gravi che hanno genitori anziani. Che ne sarà di loro? Con quale dignità un genitore può avviarsi a concludere la propria vita senza sapere che ne sarà del proprio figlio non autosufficiente?". 

“LA LOTTA SI FA PIÙ DURA”– Sulla sua pagina Facebook, un’altra mamma dà forma a una rabbia e un’angoscia collettive contro questo “scellerato progetto”. “Il Cem – ricorda Maria – è la CASA dei nostri ragazzi, il luogo dove vivono da molti decenni. Non si può chiuderlo, massacrando oltre 60 famiglie, solo per far quadrare i loro bilanci”. C’era anche lei quando, nel novembre scorso, operatori e genitori decisero l’occupazione del centro diurno. La protesta andò avanti per due settimane. Insieme a manifestazioni e appelli. Oggi però, annuncia Maria, “la lotta si fa ancora più dura”. Già una volta lei e i suoi compagni di “resistenza” sono riusciti a sventare la chiusura del Cem. Ci riusciranno anche adesso?


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