Andreotti è morto. Il suo archivio però resta. Ne parlano tutti, in pochi l’hanno visto completo. Ma la leggenda del suo “armadio” pieno di schede, documenti e dossier segreti è destinata a durare. Il suo registro, che racconta la storia politica dell’Italia repubblicana, è conservato nell’istituto Don Sturzo, dove tutti i maggiorenti della Dc hanno lasciato i loro ricordi parlamentari.
L'ARCHIVIO STURZO - Due i mesi per trasferirlo in via delle Coppelle 35, a palazzo Baldassini, da via Borgognona 47, dove era custodito in un appartamento. Oltre 3mila faldoni, che occupano ben due stanze dei sotterranei dell'Istituto, dove sono raccolte anche le 1.400 buste di Luigi Sturzo e Aldo Moro. Quello di Andreotti però è da sempre definito di ''interesse storico particolarmente importante''. Una classificazione finite per le carte da giovane sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri.
I DOCUMENTI - In quegli anni il “Divo” aveva anche la delega per il cinema e lo spettacolo. Tra queste anche quelle con la scritta “riservate”. Innumerevoli i ritagli di quotidiani, per quello che aveva iniziato come giornalista. Anche se non mancano discorsi, foto e libri negli oltre 600metri quadri delle stanze del sotterraneo di palazzo Baldassini. Ovvio che, in rispetto delle norme, è tutto catalogato secondo le linee di tutela e accesso ai documenti.
LA CLASSIFICAZIONE - Due sono le sezioni principali: quella seriale, divisa in 15 argomenti (Camera, Cinema, Dc, Discorsi, Scritti, Senato e Vaticano); quella numeriche (da 1 a 10.560). In ogni pratica più di un fascicolo. E non mancano incartamenti su Stati uniti, Vaticano e papi. Senza dimenticare fascicoli annuali: tra gli altri quello sul 1978, l'anno della morte di Aldo Moro e dell’elezione di due pontefici.
IL RACCONTO DI UN PAESE - La cura nell’archiviazione è notevole. Soprattutto grazie alle schede di sintesi, divise per fatti storici. Senza dimenticare tutti quei carteggi che Andreotti aveva con il suo elettorato, che gli garantivano il radicamento nel collegio di Roma. Ma c’è qualcuno che assicura che una parte dei documenti sia arrivata da OltreTevere. Lavoro archivistico che il leader Dc ha continuato nel corso degli anni. E che racconta la storia del nostro Paese.