Gli operatori chiedono, i candidati a sindaco rispondono. Snello, nonostante le premesse e i tanti argomenti all’ordine del giorno, il confronto di oggi organizzato da Anica, Agis e Anec Lazio, Cna Cultura e Spettacolo, Pmi – cinema e audiovisivo e Confcommercio Roma al Tempo di Adriano. Sul tavolo le richieste concrete di 13 imprenditori romani del settore culturale che hanno affidato a un video le urgenze più pressanti, formulando in molti casi proposte e soluzioni. Dal cinema alla danza, la musica e il teatro, passando per le istituzioni museali e il turismo culturale. Una filiera che fattura nel complesso 26,4 miliardi a Roma, conta oltre 42mila imprese per 141mila occupati e quasi 25 milioni di spettatori nel settore dello spettacolo. Impossibile non tenerne conto nella corsa alla poltrona di primo cittadino. E 6 candidati sindaco su 7 (assente Marcello De Vito del Movimento 5 Stelle) hanno risposto all’appello. Dieci minuti ciascuno per rispondere alle tante sollecitazioni dell’industria del settore: da una più equa distribuzione dei contributi tra strutture pubbliche e private a un depotenziamento del ruolo di Zètema, dal rilancio dell’azione della Film Commission locale alla difesa del patrimonio di sale cittadino e la spinta alla digitalizzazione, dalla tutela delle professionalità specifiche al rilancio dell’Estate Romana nell’ottica di una politica culturale ragionata e non casuale. Diverse le soluzioni avanzate dei candidati, uniti su un solo punto: la riqualificazione degli spazi pubblici dismessi per farne centri di cultura.
MARINO: RILANCIAMO NOTTE BIANCA, ESTATE ROMANA E CINECITTA’ – Di cultura nell’accezione di formazione e valorizzazione del sistema imprese e dei professionisti del settore, in una “visione di lungo respiro che sappia dar vita ad un modello da qui ai prossimi 15 anni”, ha parlato oggi il candidato sindaco del centrosinistra Ignazio Marino. La sua idea di capitale culturale passa per una riorganizzazione della Notte Bianca e dell’Estate Romana (“un brand della città”) come per la riappropriazione del “patrimonio meno visibile del territorio, di tutti quegli spazi pubblici abbandonati che possono essere rimessi in vita” e per l’introduzione di un biglietto unico per l’accesso ai musei comunali. Sul nodo Zètema Marino ha detto: “Va ricondotta alla sua mission originaria: il Comune decide e Zètema gestisce i servizi aggiuntivi”. Mentre sul fronte cinematografico ha puntato il dito sulla necessità di un sostegno del Comune all’esercizio in favore della digitalizzazione. Unico fra i candidati sindaco a far riferimento a Cinecittà, Marino ha parlato degli studi di via Tuscolana come di una ricchezza da valorizzare per la produzione e la postproduzione e non “l’oggetto di speculazioni edilizie”.
MARCHINI: METTERE IN RETE E A SISTEMA LE RISORSE –“Roma necessita di una manutenzione straordinaria: dobbiamo sviluppare le risorse di cui disponiamo, mettere in rete e a sistema quello che abbiamo. Inutile guardare altrove”. Parla a braccio il candidato sindaco per il Movimento della Cittadinanza Romana Alfio Marchini: la sua ricetta di cultura è fatta di pochi punti all’insegna del pragmatismo. Primo fra tutti, la necessità – mutuata dalla sua campagna elettorale – di declinare la cultura sui quartieri, delocalizzando l’offerta. “La sfida è di individuare gli spazi giusti per ciascuna zona, valorizzando le specificità di ogni quartiere”. In quest’ottica rientra l’idea di ripristinare gli spazi pubblici dismessi, puntando sulla cultura: “A Roma esiste una quantità infinita di luoghi che possono essere trasformati in centri di produzione culturale. Rimetterli in vita è una delle mie priorità”.
ALEMANNO: SI ALLE ALLEANZE TRA PUBBLICO E PRIVATO, MA NON PARLIAMO DI CONCORRENZA SLEALE – E’ sul nodo pubblico-privato che si è soffermato in particolare oggi il sindaco Gianni Alemanno, candidato alle prossime elezioni con il centrodestra. “Esistono delle istituzioni di referenza nazionale e internazionale che non possono essere messe in dubbio – ha affermato Alemanno – enti del calibro di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera che non possono essere depotenziati. Quello che si può fare in futuro è agevolare le alleanze con le realtà private, auspicando una ridefinizione degli equilibri da parte del Mibac, che non ha una politica chiara nei confronti delle realtà piccole e di quelle private. Ma non parliamo di concorrenza sleale, perché si tratta di due piani diversi”. Nello specifico, Alemanno si è poi soffermato sul ruolo di Zètema, “una realtà fortemente specializzata di cui non possiamo fare a meno” e sulla messa in rete dei musei civici da parte della sua amministrazione, per poi auspicare una sinergia tra Comune e Regione in vista della creazione di un’unica Film Commission.
MEDICI: LA CULTURA OGGI SI FA NEGLI SPAZI OCCUPATI – Di politiche culturali avvilenti, monopoli come quello rappresentato da Zètema, povertà di idee nelle grandi istituzioni teatrali e culturali romane, ha parlato il candidato della Lista Civica “Repubblica Romana” Sandro Medici. “Chi fa cultura oggi – ha commentato – la fa negli spazi occupati. Il Valle è un orgoglio della città e non ha mai fatto in tanti anni di attività i numeri dell’ultimo biennio”. Quanto alla concorrenza tra pubblico e privato “che ben venga, è solo un motivo di arricchimento”, mentre il destino dei cinema di città è in mano alle istituzioni locali, “che devono decidere da che parte stare”. Il patrimonio pubblico inutilizzato, ha detto ancora Medici, “non va venduto, ma restituito ai suoi legittimi proprietari, ovvero i cittadini”.
CARUCCI, CUB: “SITUAZIONE DRAMMATICA: ORA E’ LA VOLTA DEL MAESTOSO” – Il presidio del Cub, il sindacato maggioritario dell’esercizio cinematografico romano, è rimasto oggi a piazza del Pantheon, mentre una piccola delegazione si è fermata davanti al Tempio di Adriano. “La questura non ci ha permesso di fare il presidio a piazza di Pietra – spiega Mario Carucci, segretario di Cub Informazione - per cui gli striscioni sono lì e noi qui”. Ma il messaggio dell’organizzazione sindacale ha già raccolto più di tremila firme contro la chiusura dei cinema e contro la speculazione immobiliare è chiaro: “Chiediamo alle Istituzioni che si apra un tavolo di consultazione per cambiare l’attuale stato di cose: i cinema romani sono al collasso – commenta ancora Carucci – dopo il Roma, l’Embassy e il Troisi, ora è la volta del Maestoso, la prima multisala di Roma, che chiuderà i battenti il 31 agosto, lasciando solo l’Atlantic a servire l’enorme bacino della zona. Le nostre soluzioni? Sgravi fiscali e crediti agevolati per la digitalizzazione, riduzione dell’Iva sui biglietti, salvaguardia dei lavoratori del settore. Nelle sale digitali è necessaria la presenza di un operatore di controllo: i proiezionisti potrebbero riqualificarsi in questo senso”.