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Borghetto San Carlo, giovani agricoltori: ci riprendiamo le terre§Saltano i 2 mln di Mezzaroma per il casale, ma il Comune tace

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Ventidue ettari di terreno agricolo nel cuore del Parco Di Veio e un casale dei primi del 900. Visto da lontano, Borghetto San Carlo, è un meraviglioso polmone verde. Abbandonato però. “Un bene comune negato” dicono le cooperative di giovani agricoltori aderenti al 'Coordinamento romano per l'accesso alla terra' che da stamattina stanno presidiando l'area. E lo fanno a colpi di slogan: “Siamo pronti a seminare”, “Terre pubbliche ai giovani agricoltori” si legge sugli striscioni. Perché la tenuta Borghetto è del Comune di Roma, acquisita ufficialmente nel marzo 2010, e promessa (Deliberazione del Consiglio Comunale n. 44 del 27 marzo 2003 ) sette anni prima dal costruttore Massimo Mezzaroma, come compensazione urbanistica per le cubature di cemento rovesciate nell'ex IV Municipio. L'accordo è quello del programma 'Parco Talenti', che è un capitolo ancora aperto, nonostante siano passati ormai dodici anni.

Borghetto San Carlo 2

MEZZAROMA E GLI IMPEGNI DISATTESI- Le carte protocollate dal Comune, infatti, raccontano una storia di impegni disattesi e di scadenze che hanno suonato la sveglia da un pezzo. Almeno da marzo scorso, data entro cui Mezzaroma avrebbe dovuto ristrutturare il casale con un investimento di 2 milioni di euro. I lavori, invece, non sono mai iniziati e con la complicità del vuoto di memoria dell'amministrazione Alemanno, la struttura novecentesca si sta degradando. Con il rischio di cancellare un passato che invece la vedeva campeggiare in una delle aziende più attive del comprensorio di Veio, insieme alla gemella 'Casali del Pino'. E non serve essere Cassandra per capire che, con questi ritmi, l'impegno di spesa pattuito con Mezzaroma rischia di trasformarsi in una coperta troppo corta.

AGRIASILO, PARCHI AVVENTURA E ORTI - I giovani agricoltori oggi chiedono l'immediato utilizzo agricolo di Borghetto San Carlo e la ristrutturazione del casale. Ma il progetto di gestione produttiva, che prevede 30 posti di lavoro, è molto più ambizioso. Coltivazioni biologiche di ortofrutta e piante aromatiche, uno spazio da destinare a orti sociali per i residenti della zona, fattorie didattiche con un “agriasilo”, ippoterapia e attività sportive nella campagna aperta al pubblico. Senza contare la tutelate ambientale che l'agricoltura è in grado di garantire di per sé facendo risparmiare il Comune sul bilancio della manutenzione (comunque inesistente, fin ora).

DUE ANNI DI LOTTA -“E' il frutto di un percorso di formazione di oltre due anni” racconta Giacomo Lepri della cooperativa agricola Co.R.Ag.Ggio. che conta già diversi braccianti e cuochi qualificati, accanto a educatrici e agrononome. Lo stesso gruppo di coltivatori “testardi” che ha protestato sotto il Ministero dell'Agricoltura l'anno scorso e che solo pochi mesi fa presidiava l'Arsial (l'Agenzia regionale che si occupa di agricoltura) travestiti da “agricoltori fantasma” senza terre, credito e servizi pubblici. Nel mezzo, un fiume di seminari e dibattiti. Poi nel tempo il progetto Borghetto è diventato un processo collettivo, grazie al contributo di altri cinque soggetti promotori. A partire dalla cooperativa Co.Br.Ag.Or., figlia delle lotte condatine degli anni '70 che coltiva biologico su 36 ettari nella Riserva Naturale dell’Insugherata, e dallo Studio Associato Agrifolia che lavora nel campo della pianificazione territoriale-ambientale. Passando per l'associazione cinofila Amaltea, di cui fanno parte anche veterinari e operatori di zooantropologia. Fino a Biosfera Onlus che si occupa di agricoltura sociale e alla cooperativa “Me&Tree” in grado di trasformare le terre abbandonate in parchi avventura.

LAUREATI E CON LA ZAPPA - “Quello dell'accesso alla terra non dovrebbe essere un ostacolo, il patrimonio pubblico è immenso” dice Valentina Innocente della Co.R.Ag.Ggio. Lei, ventottenne di origini siciliane, si è laureata in Architettura e poi si è innamorata dell'agricoltura. Ha iniziato a sfornando biscotti e taralli, fino a dirigere le fattorie didattiche e i centri estivi. E non se n'è affatto pentita, perché rispecchia perfettamente l'identikit dei giovani agricoltori: creativi, innovativi, con il fiuto dell'impresa e più istruiti. “L'architettura è così vasta che anche incosciamente la applichi dappertutto – dice – e l'agricoltura ti aiuta a capire il valore collettivo delle terre”. Quelle che ad esempio non vanno cementificate.


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