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Fonderia, la pasticceria pop§che ama il design

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Sulla porta, con un carattere marcatamente retrò, c’è scritto: Fonderia - Dal 2012. Un marchio di fabbrica per un’impresa giovane e orgogliosamente contemporanea. Non poteva che essere così per il nuovo progetto sorto da pochi mesi nel quartiere Montagnola (in via Fontanellato) che fonde il design con la pasta frolla. Dietro le quinte i romani Camilla Porlezza e Marco Baroni, trentenni con un passato in pubblicità e tante idee per la testa. Una premessa importante, perché nell’insolita pasticceria artigianale dove si organizzano esposizioni e eventi a dir poco originali (come la mostra dove tutto è commestibile: dai biscotti alle opere appese alle pareti) il conceptè: qui si creano dolci basandosi sui criteri del design, qui si fa design veicolando creatività attraverso i dolci.         

fonderia

Fonderia Dolci e Design

ALLA BASE DI OGNI DOLCE C’E’ UN PENSIERO - Lei cucina, lui è l’art director. “Stanchi e annoiati dalla pubblicità – racconta Camilla – abbiamo deciso di lanciarci in questa nuova avventura davanti a una fetta di torta”. Non c’è da stupirsi, allora, se i biscotti di Fonderia raccontano storie, i poster sono buoni da mangiare e le torte sono decorate con illustrazioni inedite. “Alla base di ogni dolce c’è un pensiero, dietro ogni decorazione un simbolo studiato con attenzione. Perché la pasta frolla è un foglio bianco, ci puoi mettere qualsiasi cosa”. Anche messaggi contro ogni tentazione di “dolcezza” come quelli lanciati nella linea cinica di torte di compleanno. Del tipo: “La nuova tendenza è la vecchiaia”. Difficile, in questo caso, dare un primato al contenuto o alla sua comunicazione: “Se la giocano al 50%. La comunicazione è fondamentale, ma solo in presenza di un prodotto con qualità al top. Noi siamo nati prima su Internet che nella realtà. Abbiamo lanciato i nostri “biscotti dietetici” stracolmi di burro su Facebook e Twitter quando il laboratorio non esisteva ancora”. Prima l’idea, dopo la frolla, insomma. Ecco perché tra le campagne più riuscite c’è quella de “Gli assaggiatori” sul web: una selezione di gourmet tramite social network. “Sono arrivate circa 900 candidature, noi ne abbiamo scelti 20: il target di Fonderia è creativo – commenta Marco - Questo ci ha aiutati a migliorare certe ricette, a testare il gradimento del pubblico”.      

DAL CHEESECAKE AI “BISCOTTI TAPPO” -“Sapevamo di correre un grosso rischio, ma eravamo certi che il nostro progetto non avesse precedenti. Roma è una città tradizionalista in materia di pasticceria: non c’è nulla con un gusto pop, divertente, con un’impronta forte di design. Abbiamo evitato il centro storico, dove gli ingressi sono più occasionali, privilegiando un quartiere più periferico. D’altra parte i nostri utenti vengono da tutta la città. Più avanti forse apriremo uno showroom in un luogo più trafficato, ma per il momento questo è il nostro regno. Da noi si trova il filone più classico come la torta immaginata insieme all’art director”. Si va dai dolci tradizionali della pasticceria francese (macarons o torte operà) e americana (brownies, cookies, cheesecake, muffin con le loro infinite variazioni) ai classici italiani (ciambelloni e crostatine con marmellate bio). Fino alle creazioni Made in Fonderia, come la mousse ai tre cioccolati (un cilindro con gradazione, anche cromatica, dal latte al fondente) e i “biscotti tappo” che chiudono le tazzine per mantenere caldo il caffè. Banditi tiramisù e millefoglie, “perché c’è troppa concorrenza”.

GLI EVENTI TARGATI FONDERIA - Ma la creazione di dolci è solo una faccia della Fonderia, dove si progettano eventi che ruotano attorno all’universo della pasticceria (il 70% dell’attività) da “esportare” in altri locali o in case private. “Lavoriamo in luoghi decontestualizzati – spiega Marco – come la Dorothy Circus Gallery di via dei Pettinari, dove abbiamo realizzato una serata a base di macarons. A maggio faremo un picnic a Villa Pamphilj con una grossa tovagliona comune, cestini e giochi per tutti. Lavoriamo per società, negozi, cuciamo eventi su misura. La creatività è essenziale: trasforma la degustazione in una piccola esperienza”.


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