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Cem, di nuovo occupato il centro diurno§“La Croce Rossa blocchi la chiusura”

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La prima mossa è ancora una volta la loro. I genitori dei disabili del Centro di educazione motoria (Cem) della Croce Rossa hanno (ri)occupato nel primo pomeriggio il centro diurno Archimede. Già una volta, nel dicembre scorso, erano riusciti a salvarlo dalla chiusura. E adesso che l’interruzione del servizio si fa nuovamente imminente (15 maggio) non hanno alcuna intenzione di arrendersi. Al loro fianco ci sono gli operatori del Cem, che da questa notte si alterneranno nei turni insieme ai familiari. “Giorno e notte – spiega uno dei genitori – nessuno abbandonerà questa struttura”. E tanto per essere chiari: “Andremo avanti a oltranza. Se vogliono sgomberarci, dovranno chiamare la forza pubblica”.

LA PROPOSTA DELLA REGIONE– La notizia dell’occupazione arriva poche ore dopo l’incontro di questa mattina presso la Regione, dove sono stati ricevuti alcuni rappresentanti dei genitori. Domani dovrebbe essere la volta dei vertici della Croce Rossa, che il 24 aprile scorso hanno comunicato, via lettera, la chiusura del centro diurno e degli ambulatori il 15 maggio. Una “proroga” di due settimane è stata concessa ai pazienti residenziali, tutti disabili gravi e gravissimi, che dal 1 giugno rischiano di perdere la loro “casa”. In un primo momento il presidente Nicola Zingaretti ha prospettato l’ipotesi (poco gradita ai genitori) di un trasferimento "di tutti i servizi" all’ospedale Forlanini "per tutelare lavoratori e malati". Ma l’ultima parola non è ancora stata detta: “Questi ragazzi potrebbero rimanere nella struttura di via Ramazzini – spiega una della operatrici, Lorena Guidi – e passare in carico direttamente alla Asl. In cambio la Regione chiede che la Croce Rossa si occupi di ristrutturare, a sue spese, il palazzo, che al momento presenta diverse carenze strutturali e di sicurezza”.

L'ULTIMA LETTERA DELLA CRI– Viceversa, il centro diurno Archimede, ospitato in una bella struttura a poche centinaia di metri di distanza, risulta a norma. “Non si capisce quindi come mai la Croce Rossa, a trattativa ancora aperta, si rifiuti di congelarne la chiusura”. È arrabbiato Carlo Boffi. Suo figlio è affetto dalla sindrome di down e da quindici anni viene assistito dagli operatori di Archimede. “La decisione di occupare – racconta – era nell’aria da un po’ di giorni. Ma si è concretizzata nel giro di poche ore. Questa mattina infatti, mentre i genitori di alcuni ragazzi si recavano alla Regione per discutere della situazione, a tutto il personale veniva recapitata una lettera della Croce Rossa, che confermava la cessazione delle attività”. Nella missiva si legge infatti testualmente che "salvo immediate formali comunicazioni da parte delle competenti Autorità regionali, dal giorno 16 maggio 2013 le prestazioni ambulatoriali e del centro diurno Archimede saranno interrotte, pertanto gli utenti afferenti agli stessi non potranno più essere assistiti".

“NON CI FERMEREMO” – Una comunicazione che da queste parti è stata presa come una dichiarazione di guerra. “La Regione e il presidente Zingaretti – riconosce Lorena Guidi – si sono dimostrati da subito disponibili a salvare il centro. E noi non saremmo certo arrivati a tanto se la Croce Rossa avesse mandato un analogo segnale di responsabilità, bloccando la chiusura in attesa dei risultati della trattativa”. Adesso è troppo tardi: “Resteremo qui – assicura Carlo Boffi – finché non avremo la certezza che tutti servizi del Cem verranno mantenuti. E che i nostri figli continueranno ad essere assistiti anche quando noi genitori non ci saremo più”.


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