Non si sbilancia, ma sembra pronto per le primarie del centrosinistra a sindaco della Capitale. Mario Adinolfi, giornalista, blogger e deputato del Pd (foto tratta dal sito partitodemocratico.it), lancia oggi pomeriggio la sua candidatura nel corso dell’intervista con Giuseppe Musmarra, direttore dell’agenzia di stampa Omniroma. Ma avverte che se scendesse in campo il segretario regionale dei democratici, Enrico Gasbarra, potrebbe fare un passo indietro. Nel corso di un “Tweet per il Campidoglio”, Adinolfi parla dei suoi avversari, delle elezioni in Regione e della sua passione per il poker.
L’esponente del Partito democratico definisce “serio e preparato” David Sassoli, europarlamentare e suo competitor alle primarie. “Il difetto – afferma Adinolfi – è che non si tradisce il mandato degli elettori”, in riferimento all’ipotesi che Sassoli, in caso di vittoria nella corsa a palazzo Senatorio, possa lasciare la poltrona a Bruxelles. Su Gasbarra il giudizio è positivo perché “ha dimostrato grande polso nella gestione della crisi regionale” ed è l’unico che potrebbe fargli cambiare idea sulla sua candidatura. “Se si candidasse lui – spiega il giornalista – forse mi farei da parte”. Mentre considera degni tutti gli altri candidati, ma è convinto che a Roma serve uno choc per il rinnovamento della politica, a partire dal registro delle unioni civili e il rapporto con le municipalizzate.
Il passaggio di Nicola Zingaretti dal Comune alla Regione è "un atto di coraggio. Il presidente della Provincia è la risorsa migliore che abbiamo come Pd", aggiunge il deputato Pd. Su questa scelta però non manca la contestazione: “Chi l’ha deciso? Come?”. Adinolfi è deciso sul dovere dei giovani politici di assaltare le “tentazioni dei caminetti come ai tempi della Democrazia cristiana”. Mentre al governo dei tecnici, guidato da Mario Monti, non contesta competenza e carisma. “Il difetto – afferma – è che non sono stati eletti da nessuno.
La decisione sulla sua candidatura però non è ancora presa. La riserva sarà sciolta fra 48 ore. E su possibili benedizioni da parte del sindaco di Firenza replica: “Con Matteo Renzi c’è amicizia, ma non cercherò endorsment. Vorrei voti anche dall’ala guidata da Bersani”. La parte ortodossa del partito non lo ama. La sua grande colpa è la passione per il poker. Ma Adinolfi ammette di aver già abbandonato i tavoli da gioco per i troppi impegni. Il primo è rappresentato dalle prossime primarie.