Il Tribunale per i minorenni ha rigettato l'istanza d'urgenza con la quale i nonni materni della piccola Arianna chiedevano il permesso di vedere la bambina. Nel rigetto si legge che il Tribunale: “Considerato che non vi sono elementi che inducano a ritenere che la minore subisca grave pregiudizio dalla mancata frequentazione con i nonni materni, rigetta la richiesta di provvedimenti urgenti, rimette gli atti al giudice relatore e fissa, per la comparizione dei ricorrenti e di Mangifesta, l’udienza del 17 ottobre 2012”.
IL DIFENSORE - L'avvocato difensore della famiglia Amerighi che la scorsa settimana si è visto recapitare il decreto, oggi ha dichiarato a Paese sera: "Il rigetto dell'istanza di urgenza appare incomprensibile ed assolutamente immotivato. La piccola Arianna aveva instaurato con i genitori materni uno stabile rapporto affettivo che è stato reciso senza alcuna motivazione. Il rigetto dell'istanza si pone in contrasto con una monolitica giurisprudenza sia nazionale sia trans-nazionale che riconosce il diritto di visita e di frequentazione da parte dei nonni, diritto che doveva essere ancor maggiormente tutelato nella fattispecie in esame, ove è stato sancito un divieto di contatto con la madre”. Il divieto deriva da un provvedimento del Tribunale per i minorenni emesso sulla base di una perizia psichiatrica che ha considerato Ginevra affetta da un disturbo “psichico di stampo narcisistico”.
MAMMA CORAGGIO - Ma se la madre è stata dichiarata non idonea ad esercitare la potestà genitoriale, perché anche ai nonni viene negato il diritto di vedere la nipotina? Arianna, in base a quanto stabilito dal Tribunale per i minorenni, vive con suo padre. Ha da poco compiuto 3 anni e da quasi due anni non vede né la sua mamma, né i nonni materni. "Quegli stessi nonni che ci accolsero quando il padre di Arianna ci costrinse, entrambe, ad andare via da casa". Parla con le lacrime agli occhi Ginevra Amerighi, ormai da tutti conosciuta come Ginevra Coraggio, la maestra di scuola elementare che lotta ogni giorno per avere giustizia, per rivedere la sua bambina. Ginevra ha 38 anni, due lauree ed una domanda alla quale non riesce a dare risposta: "Come mai il Tribunale dei minorenni ha affidato sua figlia ad un uomo rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia ed indagato per presunta evasione fiscale"?
Su Fabio Mangifesta, imprenditore romano, pesano infatti due procedimenti penali: uno per evasione fiscale, ed uno per maltrattamenti, lesioni e stalking. Il primo è in fase di indagini di polizia giudiziaria; il secondo è in fase dibattimentale, con un rinvio a giudizio stabilito dal gup del Tribunale penale di Roma.
L'AVVOCATO DEL PADRE - L’avvocato difensore del Mangifesta, raggiunto telefonicamente, ha dichiarato: “I procedimenti penali a carico del Mangifesta sono pendenti e quindi sarà l’autorità giudiziaria a decidere. In merito alla vicenda della minore posso dire che la signora Amerighi ha disatteso il provvedimento del Tribunale per i minorenni. Da quasi due anni non vede la figlia: esiste un provvedimento datato dicembre 2011 che disponeva le modalità di visita e di incontro tra la signora Amerighi e la bambina. Gli incontri avrebbero dovuto aver luogo nel centro Giorgio Fregosi. Dopo il primo incontro, la signora si è resa irreperibile ed ha denunciato tutti gli operatori. Su questa vicenda ci sono molti giornalisti che hanno fatto errori e che continuano a farne. Fino ad ora ci siamo sempre rifiutati di rilasciare dichiarazioni. In merito al rigetto dell’istanza, possiamo solo dire che sicuramente il Tribunale non ha ritenuto validi i presupposti per l’urgenza e che al mio assistito non è stato nemmeno notificato il decreto recante la data della nuova udienza”.
Il caso Amerighi solleva il problema della la quasi assoluta incomunicabilità tra il Tribunale dei minorenni e la Procura della Repubblica di Roma e porta a galla anche un altro problema che in Italia sembra essere comune a molte famiglie: quello della giustizia minorile, da più parti definita una piaga della nostra società.