«Caro sindaco, siamo e ci sentiamo cittadini di questa città, dove viviamo da trent’anni. Siamo orgogliosi di essere cittadini italiani e cittadini d’Europa. Siamo cittadini rom che credono nell’inclusione e che sognano di poter avere piena cittadinanza in questa bella città. Per questo le chiediamo di ascoltare il nostro desiderio di essere cittadini come gli altri, senza discriminazione e senza ghettizzazione». Questo uno dei passaggi chiave della lettera, che porta la firma di Sandor Dragan Trajlovic, portavoce della comunità, inviata oggi al sindaco Ignazio Marino.
FUGA DA CASTEL ROMANO– «Lo scorso giugno i 152 rom che attualmente si trovano nell’insediamento informale di via Salviati - scrivono nella lettera – sono fuggiti dal 'villaggio attrezzato' di Castel Romano, dove vivevano dal 2010, in seguito a ripetuti episodi di violenza da parte di altri abitanti del 'campo'». «Vivere nel campo ci fa sentire come all’interno di un ghetto, riservato a 1300 rom - dice al sindaco la comunità - Si, il campo di Castel Romano è effettivamente un ghetto, isolato dalla città, insicuro, recintato, chiuso, dove non esiste alcuna possibilità di inclusione sociale. Abbiamo paura per noi e per i nostri figli, perché vivere a Castel Romano significa vivere nella sofferenza e rinunciare al futuro. Dopo trent’anni non ce la facciamo più a vivere nei ghetti. Costringerci a farlo rappresenta per noi un atto di discriminazione».
PAURA PER LO SGOMBERO– «In seguito a un’ordinanza del sindaco, il 12 agosto scorso le forze dell’ordine avrebbero dovuto sgomberare l’insediamento di via Salviati. Lo sgombero, tuttavia, è stato sospeso e rimandato di alcuni giorni – continua la nota – La comunità rom, ad oggi, vive nella costante tensione per un imminente sgombero e per il rischio di essere trasferita nuovamente a Castel Romano. Consapevole della necessità di non poter e non voler restare nell’attuale insediamento di via Salviati, la comunità lancia quindi un appello al sindaco per iniziare una nuova stagione di dialogo e un percorso all’insegna dell’inclusione».
PECIOLA (SEL): "POLITICA MEGA CAMPI DEVE FINIRE"– «La situazione descritta nella lettera inviata al sindaco Marino è ancora l'effetto del fallimento delle politiche di Alemanno – ricorda Gianluca Peciola, capogruppo di Sel in Campidoglio – Negli ultimi cinque anni di amministrazione di centrodestra abbiamo assistito allo sradicamento delle comunità rom dai luoghi di provenienza, passando da piccoli insediamenti a mostruosi mega campi. La politica dei mega campi rom deve finire – afferma Peciola – in quanto disumana e frutto di una pessima visione del popolo rom. In molti casi i campi sono luoghi di sospensione dei diritti delle persone, di segregazione e di sopraffazione sui più deboli, nonché luoghi in cui è forte il radicamento della malavita. La nuova amministrazione dovrà favorire l’avvio di percorsi di integrazione lavorativa e predisporre investimenti progettuali di inserimento socio abitativo. Sicuramente un altro campo sarebbe la sconfitta dell'amministrazione».
SANTORI (LA DESTRA): “ECCO LA CAMBIALE CON IL SINDACO MARINO”– «Buona parte della comunità rom prima di rivendicare diritti quali casa, lavoro e documenti – dichiara in una nota Fabrizio Santori, capogruppo de La Destra alla Regione Lazio – dovrebbero avere una maggiore consapevolezza di quali siano i doveri che ogni cittadino italiano ha nei confronti della propria comunità. Dal canto loro i rom e le diverse associazioni che li sostengono fanno bene a voler riscuotere la cambiale elettorale siglata dal sindaco Marino durante la campagna elettorale. Se la politica è fatta anche di interessi, i nomadi fanno bene a rivendicare le proprie posizioni nei confronti di chi fino ad oggi ha promesso loro una città che fosse nelle condizioni di poterli accogliere a spese dei cittadini romani. Una cittadinanza – conclude Santori – che una certa sinistra vuole costringere a mettersi in fila dietro ai nomadi in nome di una presunta integrazione e del solito dannoso buonismo».
SCHIUMA (PDL): "ROMANI SENZA CASA E LAVORO INONDINO LETTERE MARINO"– «150 Rom scrivono al sindaco Marino: non vogliono stare nei campi e chiedono case e lavoro – dichiara in una nota Fabio Sabbatani Schiuma, presidente del movimento Riva destra e componente dell'esecutivo romano del PdL – A questo punto, invito le migliaia di famiglie romane, senza lavoro, per anni in attesa di una casa nelle graduatorie di assegnazione, a inondare di lettere il primo cittadino: Marino aiuterà anche loro o preferirà essere il sindaco dei rom?».
ALBERTI (PRC): "FISSARE SUBITO DATA PER CHIUSURA DEI COSIDDETTI CAMPI"– «I 150 cittadini rom di via Salviati hanno pienamente ragione – afferma in una nota Fabio Alberti, segretario PRC Roma – È ora che si getti finalmente alle ortiche il cosiddetto 'piano nomadi' e dalla politica dell'esclusione e della ghettizzazione si passi a quella della piena inclusione delle comunità rom, sinti e camminanti nella vita della città. Non dovrebbe essere necessario ricordare che i cosiddetti campi nomadi sono stati più volte contestati dall'Onu per violazione dei diritti umani. Siamo consapevoli che non si tratta di un percorso facile – continua Alberti – ma occorre cominciare. Si fissi subito una data per la chiusura dei campi e si metta in campo una strategia alternativa basata sulla pienezza dei diritti di tutti».