Legalizzare per risanare. Sembra uno slogan, è la proposta di un consigliere regionale del Pd. Con la sua mozione, Riccardo Agostini prova ad affrontare un tema tabù: l’uso ricreativo e terapeutico della cannabis per dare ossigeno alle casse della Pisana, fiaccate dal debito sanitario. Il provvedimento dell’esponente dem chiede al presidente Nicola Zingaretti di rappresentare “al governo e al ministro competenti l’opportunità di un progetto sperimentale sulla legalizzazione”. Una sorta di “laboratorio”, le entrate garantite dal monopolio statale. Il Lazio così potrebbe seguire il percorso iniziato in Toscana, Liguria e Veneto.
GUARDARE ALL'URUGUAY - Ma il documento firmato da Agostini, che il centrodestra alla Pisana definisce “choc”, prova ad allungare il passo. Andare oltre gli scopi puramente medici e guardare al Sud America. Per l’esponente democratico l'Italia deve imitare l'Uruguay, dove il governo di Josè Mujica guadagnerà coltivando e vendendo l’ “erba” a un dollaro al grammo, unico limite: vietato superare il tetto dei 40 in un mese. L’obiettivo è quello di fermare il narcotraffico. E, sotto questo punto, Roma non è poi così lontana. Anche nella Capitale si perde il conto dei sequestri, come i legami con le organizzazioni criminali. “Lo Stato dovrà assumere il controllo e la regolazione di importazione, esportazione, semina, coltivazione, raccolto, produzione, acquisto, deposito, commercializzazione e distribuzione della cannabis e di tutti i suoi prodotti derivati, attraverso la creazione di un'apposita struttura di controllo all'interno del ministero della Sanità”, si legge nella mozione (che deve essere calendarizzata per la discussione in aula).
RIPIANARE IL DEBITO - Tutte le risorse guadagnate, grazie a un mercato sotto controllo, hanno già la loro voce dedicata nel capitolo del bilancio sanitario, che da anni è in profondo rosso. Soldi che servirebbero per il “risanamento del deficit”, aggiunge il consigliere, per “consentire alla nostra regione di uscire dal piano di rientro”. Prima il disavanzo, con ancora 7 miliardi di euro da coprire, poi la fase dedicata alla ricerca. Anche perché il mercato è in continua espansione. L’Italia, con la Grecia, è il paese “in cui la produzione nazionale di marijuana è cresciuta di più”, sottolinea Agostini. “Nel 2011, infatti, sono state oltre un milione le piante sequestrate in pratica la stessa quantità espropriata in Jamaica”. Sono anche già pronte le simulazioni d’incassi, basate su uno studio dei Radicali, secondo cui “lo Stato potrebbe percepire dalla legalizzazione fino a 8 miliardi di euro”. Neanche presentato il provvedimento che già il dibattito s’infiamma.
IL PD E I SUOI DUBBI - Le critiche sono puntuali e ironiche. Il più veloce a intervenire è Francesco Storace: il vicepresidente del consiglio regionale “ha l'impressione che la richiesta abbia già sortito il primo effetto...”. L’atto, per Pino Cangemi (Ncd), “potrebbe essere stato preparato da uno 'fumato'”. Il sostegno all’eletto nelle fila dei dem arriva da Marta Bonafoni (Per il Lazio) e Gianluca Quadrana (Lista Zingaretti), che lo definiscono “il primo passo per togliere alla criminalità organizzata una delle più proficue fonti di reddito e allo stesso tempo permette di diminuire sensibilmente il numero di uomini e donne all'interno del sistema carcerario”. Superare la Bossi-Fini, che paragona la ‘marija’ alle droghe pesanti, da un lato; ripianare il buco della Sanità, dall’altro. La proposta è per qualcuno “choc”, per altri ha un “obiettivo condivisibile”. Ma prima degli avversari, il Pd deve convincere una parte di sé, l’ala cattolica, che non approva.