“Ha vinto il voto d’opinione sul blocco organizzato”. Spiegano così, nella sede del Pd, in via della Sette chiese, la vittoria del senatore Marino alla primarie del centrosinistra. La sfida di ieri era per scegliere il candidato sindaco. Ma anche per pesare le correnti del Partito democratico romano: “Un partito un po’ in ebollizione”, dicono alcuni militanti. Perché a poche ore dall’esame della base si fanno i conti con la guerra interna da chiudere, in vista delle elezioni di maggio.
LA PARTITA NAZIONALE E QUELLA ROMANA - La sfida però è anche nazionale, quella tra il segretario Bersani, che punta ancora alla premiership, e il sindaco Renzi, sempre più tentato da un’avventura di governo. A Roma però vince l’ala bersaniana vicina al governatore Zingaretti, che punta tutto su Marino. Il medico-parlamentare lanciato dallo storico dirigente Goffredo Bettini. E dal leader di Azione civile Ingroia e da quello di Sel, Nichi Vendola.
IL SI' DELLA SINISTRA E DELLE PERIFERIE - Il presidente della Puglia, per Marino, aveva chiesto un passo indietro ai suoi: solo l’ex consigliere regionale Nieri concorda, mentre la capogruppo capitolina Azuni dice “no”. Il chirurgo ligure, dicono dalla coalizione, vince “con un dato omogeneo in tutta la città”. E pesca nelle periferie, raggiungendo circa il 51 per cento dei consensi.
IL RENZIANO CON VELTRONI - E scavalca di 37 punti il renziano Gentiloni, fermo al 14 per cento. L’ex ministro solo due giorni fa ha ricevuto la benedizione ufficiale di Renzi: a 24 ore dalle primarie. Non basta nemmeno l’appoggio dell’ex sindaco Veltroni. Mentre una parte dei veltroniani capitolini aveva detto “sì” alla candidatura di Sassoli.
SASSOLI E FRANCESCHINI - L’europarlamentare si piazza secondo con 28 voti su 100. Aveva la convergenza anche dei dalemiani, con il capogruppo capitolino del Pd, Umberto Marroni, pronto a sacrificare la sua candidatura per Sassoli. Voluto da Areadem, la costola democratica vicina al deputato Franceschini, e dalla senatrice Anna Finocchiaro. Incastri e riposizionamenti che per il segretario del Pd Lazio, Enrico Gasbarra, non sono una guerra di correnti ma fanno parte del “dibattito interno: un confronto fisiologico dentro un partito che si definisce democratico”.
"ORA IL CAMPIDOGLIO" - La consapevolezza è che oggi è il primo tempo di una partita che si gioca sul nazionale. Con gli occhi puntati sulle strategie, per il governo e il partito. “Roma – dice Gasbarra a Paese Sera– incide nella dialettica politica come Capitale d’Italia. Ma non credo che avrà delle conseguenze sul Pd”. Adesso si guarda alle elezioni di maggio. Perché, scrive Sassoli a Marino, “ora dobbiamo vincere il Campidoglio”. Per strappare il Campidoglio al sindaco Alemanno, ma soprattutto per non consegnarlo ai Cinquestelle